Trote spremute, “latte” e chiodi di garofano: così si ripopolano laghi e fiumi

Siamo andati a vedere come avviene la "magia" che tra qualche settimana permetterà di immettere nei laghi e nei fiumi del Varesotto quasi un milione di nuovi pesci

Brusimpiano - la riproduzione della trota alla Piscicoltura

Alla Piscicoltura di Brusimpiano sono giorni di grande attività. Nelle settimane che segnano il passaggio tra autunno e inverno va in scena la riproduzione delle trote.

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La “spremitura” delle trote alla Piscicoltura 4 di 14

Siamo andati a vedere come avviene la “magia” che tra qualche settimana permetterà di immettere nei laghi e nei fiumi del Varesotto quasi un milione di nuovi pesci.

Tutto si svolge nella sede della piscicoltura fondata nel 1925 e gestita dell’Unione Pescatori del Ceresio, dove una delle attività più importanti oggi è proprio la riproduzione di trote da immettere nei corsi d’acqua del nord della provincia.

I riproduttori, allevati nelle vasche alimentate dalle acque del Torrente Trallo, verso la fine dell’autunno sono pronti: le femmine piene di uova, e i maschi con gli ormoni a palla e una bella riserva di “latte”, come viene chiamato dai pescatori lo sperma dei pesci.

In questi giorni nella Piscicoltura non c’è traccia di “puzza” di pesce, e nell’aria aleggia un persistente profumo di spezie. Per addormentare le trote prima di manipolarle per estrarre uova e sperma, si usa infatti olio essenziale di chiodi di garofano: “Ce l’ha consigliato un veterinario – spiega Rosalba, che affianca i pescatori in questi giorni di intensa attività – Prima usavamo un anestetico di sintesi, molto costoso, ora utilizziamo questo olio, che ha lo stesso effetto sulle trote ed è del tutto naturale”.

Le trote che devono essere “spremute” vengono divise da quelle che non hanno ancora le uova mature, passano nella vasca con l’essenza di chiodi di garofano e dopo qualche minuto dormono. L’operazione di spremitura delle uova è rapida, pochi secondi per estrarre con uno speciale massaggio le uova delle femmine e il “latte” dei maschi, e subito le trote tornano in acqua.

Prima vengono disinfettate “perchè – spiega ancora Rosalba – la manipolazione può danneggiare lo strato di muco che funge da protezione della pelle, e potrebbero sviluppare qualche malattia”. Fuori dal catino con il trattamento disinfettante le trote vanno per così dire in rianimazione: una vasca d’acqua fresca con un’aggiunta di ossigeno che in pochi minuti rimette in pista i pesci. La manipolazione e la spremitura avvengono con grande rispetto per l’animale e l’attenzione dovuta a questi preziosi riproduttori, alcuni dei quali hanno persino un nome.

Anche le uova ricevono un trattamento veloce e delicato: nella marmitta piena di perle color giallo-arancio, viene versato il seme dei maschi, che in trenta secondi feconda le uova. Per invogliare qualche spermatozoo più pigro, le uova vengono lasciate riposare una mezz’ora al buio. Trascorso questo tempo si sciacqua via il “latte” e si tolgono le uova bianche, quelle che non sono state fecondate.

Il miracolo della vita si è compiuto: in ogni brocca da un litro e mezzo di uova sono già al lavoro le cellule da cui si formeranno circa 6.500 avannotti, che nasceranno esattamente tra 400 gradi giorno. “La nascita non è determinata dal tempo ma dalla temperatura dell’acqua – spiega Luigi Corti – Significa che se l’acqua è a 10 gradi ci vorranno 40 giorni per la maturazione e la schiusa delle uova. La durata del periodo di incubazione dell’uovo di una trota è tanto minore quanto più alta è la temperatura dell’acqua”.

In quattro, cinque fine settimana i volontari della Piscicoltura completano il lavoro. Domenica mattina hanno “spremuto” oltre 100 trote Fario, nel week end precedente 280 trote lacustri. Poi ci sarà un secondo giro per entrambe le specie, perchè nel frattempo saranno pronte le trote oggi immature.

Tra qualche settimana dalle uova, ora a riposo nei lunghi tubi di incubazione, inizieranno a nascere i primi avannotti che non appena assorbito il sacco vitellino potranno essere immessi in natura: “Prima si fa meglio è – spiegano i pescatori del Ceresio – perché imparano subito a nascondersi sotto ai sassi e restano meno vulnerabili”.

L’attività della  storica cooperativa dei pescatori del Ceresio è seguita e monitorata sia dai veterinari del servizio pubblico sia dai tecnici della Provincia, così come è monitorata l’attività di distribuzione dei pesciolini da ripopolamento a pescatori e associazioni che ne fanno richiesta.

La produzione potrebbe ingrandirsi: “Per ora riproduciamo solo Fario e trote lacustri, ma vorremmo provare anche con il salmerino, che nel Ceresio c’è ancora e potrebbe essere incrementato”.

Mariangela Gerletti
mariangela.gerletti@varesenews.it

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Pubblicato il 28 Novembre 2016
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Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da lenny54

    Il lavoro di questo cooperativa e’ importantissimo perche’ oltre ad essere prede per pescatori, le trote sono una parte importante della catena alimentare delle nostre zone. Oltre tutto non sono dipendenti pubblici che timbrano (o timbrano male il cartellino). Ecco qualcuno a cui dovrebbe essere dato il premio della citta’ di Varese!

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