Vivere oggi in un condominio, fra convivenza e sicurezza

Pierfausto Vedani racconta la realtà di via Vela, a Varese, ma la riflessione è molto più ampia

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Abitare in un condominio può essere ancora un’esperienza positiva, non traumatica come in questi ultimi tempi se stiamo alle cronache quotidiane. In via Vela ce ne sono due di condomini, la loro costruzione ha più mezzo secolo, sono abitati da persone tra le quali non manca chi è in pensione dopo una vita operosa. (Foto di repertorio)

Gli edifici si inseriscono sia pure marginalmente in una zona residenziale di un certo tono, ma essendo in una via dichiarata privata “soffrono” per le negatività caratteristiche delle zone in cui vengono a mancare i servizi di manutenzione, previsti per strade e aree pubbliche. Una situazione che si è appesantita dopo che la sede della polizia stradale è stata trasferita altrove.

Tra i servizi ai quali gli abitanti sicuramente hanno diritto, e che per la verità non vengono erogati in molte altre zone della città c’è, quello della sicurezza. Da tempo il complesso edilizio Vela, che si estende sino alla parallela via Rimoldi, e che quindi comprende teatro, albergo, bar, negozi e un centro benessere attivissimo, vede la presenza ufficiale di migranti, ma è una convivenza all’insegna sempre di un civilissimo rapporto. C’è un altro problema per chi al Vela oggi abita in condomino e ha quindi i garage in via Rimoldi : se deve raggiungere Masnago piuttosto che Laveno è obbligato ad andare sino a Casbeno (!!!) a causa della segnaletica, ma questo è nulla rispetto alla sicurezza.

Si è a posto con i rifugiati, da sempre va tutto bene, non così con i clandestini che con le ombre della sera si rifugiano in villette vuote, dormono in auto e adesso entrano nei condomini, vanno nelle cantine dove se trovano cibo e bevande non perdono l’occasione e poi hanno modo di organizzarsi un letto.Li trovi anche mentre ispezionano il palazzo, sono silenziosi e discreti, è veramente gente infelice e disperata che muove a compassione, ma che toglie tranquillità soprattutto a nonne e nonni che per motivi vari devono raggiungere locali isolati dal contesto del palazzo.

Presenze inquietanti per chi non ha vigore e riflessi di un tempo, ma c’è da pure sottolineare che la quiete di via Vela induce molti soggetti indigeni ad abbandonarvi auto e moto vecchie mentre non è che ci siano riguardi per le strutture vuote, basta dare un’occhiata alla vecchia sede della Polstrada.

Non siamo nella situazione delle periferie di Roma e Milano, ma si è constatato che la mancanza di qualche controllo aiuta l’arrivo di persone sfortunatissime. Si potrebbe aiutarle, ma intanto occorre vigilare perché la storia di questi anni dice che dopo le avanguardie dei miti arrivano i professionisti dell’ombra, quella che favorisce i reati.

Ricordiamo a chi di dovere che la questione della sicurezza non è rappresentata solo da piazza Repubblica, ma anche da altre zone della città alle quali negli ultimi tempi si è aggiunta la quieta via Vela, dove in passato qualche furto ..tradizionale c’è stato, ma con magri bottini.

Alla sicurezza devono comunque contribuire anche gli abitanti di via Vela, segnatamente quelli dei condomini con comportamenti collettivi in termini di vigilanza.E’ un contributo piccolo, ma conta parecchio.

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Pubblicato il 25 Novembre 2016
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