“Voglio sapere se mio marito è un eroe o un assassino”

La moglie del carabiniere che sparò a William Trunfio la notte del 6 ottobre 2015, uccidendolo, esce dal silenzio e chiede alla Procura di chiudere l'indagine: "Stiamo aspettando da 13 mesi"

sparatoria gallarate 6 ottobre 2015

Sonia La Rosa ha deciso di dire basta e rompere il silenzio. La moglie del carabiniere, che sparò un solo colpo mortale a William Trunfio un attimo prima che investisse il suo collega, sta attendendo da 13 mesi di sapere se l’uomo con cui ha condiviso una vita è un assassino o un eroe.

«Viviamo come sospesi in un limbo tra paradiso e inferno, in un non luogo dove l’angoscia quotidiana sta erodendo tutte le nostre certezze – racconta – speravamo di sapere qualcosa dalla Procura entro la fine di ottobre ma non è stato così. Nel più totale rispetto per i familiari della vittima e per il lavoro della magistratura io e i miei figli vorremmo avere una risposta che ci tolga da questa infinita attesa».

La notte del 6 ottobre, poco dopo le 3, la pattuglia con a bordo suo marito ed un collega sbarrò la strada al 39enne che stava scappando a bordo di un auto rapinata poco prima. Trunfio decise di non fermarsi all’alt e, ingranando la prima marcia, investì il carabiniere che si era posizionato davanti all’auto mentre l’altro cercava di sfondare il vetro dell’auto per tirarlo fuori dall’abitacolo.

In una frazione di secondo l’altro militare decise di sparare all’uomo al volante per salvare la vita al collega che, disteso con una gamba rotta dal primo tentativo di investimento, rischiava di essere nuovamente schiacciato dalla ruota del veicolo con un esito probabilmente ancora peggiore (qui la storia).

«Mio marito, da quel giorno, ha perso ogni certezza. Al peso schiacciante di aver ucciso un uomo si è aggiunta l’indagine aperta dalla Procura della Repubblica che dopo 13 mesi non è ancora giunta ad una conclusione – prosegue la donna – noi vogliamo solo sapere se possiamo tornare ad essere liberi di riprendere in mano la nostra vita».

Anche gli amici di famiglia cominciano ad essere insofferenti davanti a questa situazione e non escludono un’iniziativa di sostegno nei suoi confronti: «Ci hanno chiesto l’autorizzazione ad organizzare una manifestazione che riaccenda un faro su questo caso – racconta ancora Sonia La Rosa – vogliono far sentire la loro vicinanza a mio marito. Quel sostegno che è mancato da più parti in questo mesi».

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 05 Novembre 2016
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Commenti

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  1. galeazzo_musolesi
    Scritto da galeazzo_musolesi

    Tre anni e mezzo dal Tribunale di Varese per essere dichiarato innocente, di un reato frutto di una calunnia. Ho trovato il classico pm di turno ammazzatutti non ha esitato a rinviarmi a giudizio….Busto Arsizio dovrebbe essere più veloce, ma si sa..si sta come le foglie in autunno sugli alberi. Comunque penso che andrà tutto bene. peccato che gli avvocati li dovrete pagare voi anche se innocente.

  2. Avatar
    Scritto da supertizzy

    Per la gente che lavora . onesta , che paga le tasse , per i parenti , per gli amici , per i familiari stretti , per i colleghi , per le persone serie , per le persone con buon senso , per la maggioranza delle persone , per la propria coscienza …….la risposta è UNA SOLA !!!! grazie EROE che veglia sulla nostra sicurezza e sulla nostra tranquillità !!!!
    Per tutti gli altri (pochi) l’opinione non ci interessa !
    Grazie ancora

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