Gli abeti rossi a Villa Baragiola

Teresio Colombo ci porta alla scoperta della vegetazione autunnale del Parco del Campo dei Fiori e di Villa Baragiola

L'abete picea

 Il giorno 27/11 con mia moglie decidiamo di fare una breve passeggiata al Poggio di Luvinate arrivando sino al luogo ove, alla fine dello scorso inverno, abbiamo visto che era in atto un rigoverno del bosco; entrambi abbiamo rilevato che con il diradamento della vegetazione si crea una zona più facilmente godibile anche dal visitatore perché ha una idea precisa di come sia mosso il fondo ritenuto un pianoro impraticabile per una fitta vegetazione minore, si intravvede persino quello che è il percorso iniziale del torrente Tinella che è importante perché è uno di pochi immissari del lago di Varese, dopo aver fatte queste osservazioni ed aver girato per questo pianoro siamo ritornati sui nostri passi rientrando nel bosco ogni volta che c’era l’occasione avendo così il modo per poter verificare che le piante femminili di Agrifoglio hanno un numero d bacche più elevato rispetto al solito, che le gemme della ginestra sono già numerose e grosse, che il Nespolo abbia perso i suoi frutti insolitamente prima delle gelate invernali, propongo di andare sotto alla località Pianezzo di Luvinate per vedere il pungitopo che dovrebbe anch’esso avere le bacche ormai rosse, la proposta viene subito rifiutata da mia moglie che ritiene che il sentiero con elevata presenza di argilla sia estremamente fangoso, accetta invece di verificare la maturazione delle bacche del Eleagno (Eleagnus angustifolia) (1,2).

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L’abete rosso di Villa Baragiola 4 di 18

Il giorno 28/11 mi reco a villa Baragiola, entro da via Borghi perché è l’ingresso consentito alle auto che possono parcheggiare sul pianoro a destra dell’entrata mentre sulla sinistra è temporaneamente escluso l’accesso per lavori in corso tendenti alla ristrutturazione del corso del torrente Vellone. La villa ed il parco annesso sono state acquistate,  da qualche anno, dal comune di Varese rilevandolo dall’arcivescovado di Milano che da qualche anno aveva dismesso l’utilizzo del seminario. Il corpo “didattico” costruito dopo il 1941 ad ovest della villa è oggi la sede di numerosi uffici comunali e del museo “tattile” varesino, la villa risale a metà 800 fatta edificare da Andrea Baragiola e dedicata alla moglie Emma, su terreni ricevuti in eredità dalla zia Marietta Bustelli, lo Chalet ricoperto in legno è stato aggiunto negli anni 30, ci sono ancora 2 costruzioni  che sono residui di strutture agricole esistenti nella prima metà dell’800, una ulteriore costruzione  esistente anche se conciata male è l’antica cappella di quello che fu un cimitero di Masnago. Il parco è molto ridotto rispetto all’origine infatti la parte che attualmente va da P.za De Gasperi al tutto l’attuale stadio “Ossola” è stata ceduta in dono alla Società Varesina per le corse dei cavalli perché potesse realizzare il nuovo ippodromo  dopo l’inidoneità accertata dell’ippodromo di Casbeno che poco dopo venne chiuso.

Per la visita del parco inizio dalla strada del vecchio cimitero Il primo esemplare che decido di fotografare è un Cipresso del Kashmir (Cupressus cashmeriana) (3,4) è una cupressacea molto ornamentale con parecchie difficoltà di coltivazione per cui il comune di Varese ha deciso di mettere a dimora diversi esemplari ne giardini pubblici e fino ad ora con buoni risultati come questo esemplare dimostra, i caratteristi rami penduli, le gemme chiare sulla cima di ogni ramo, i galbuli raccolti attorno al ramo costituiscono un ornamento molto ricercato; sbucando da questo sentiero si trova di fronte una Sequoia (Sequoiadendron giganteum) (5,6,7,8) la cui foto per riprenderla intera ho dovuto andare in cima alla collina, le foglie sono delle squame estremamente appressate salvo quelle portanti i fiori maschili, il tronco pur trattandosi di pianta relativamente giovane, si presume una età non superiore ai 140 anni che sono tanti per i normali esseri viventi ma sono nulla per  questa pianta la cui vita media nei luoghi di origine supera i 3000 anni, la circonferenza deve essere ampia se all’inizio degli anni 2000 in occasione di una visita al parco ci sono voluti ben otto bambini di scuola elementare per abbracciare l’intero tronco, inoltre si deve  considerare che è la più bella fra le Sequoie cittadine anche perché altre sono state danneggiate dai fulmini; altra bella pianta che insiste nell’aiuola limitrofa è data dal Cedro dell’Atlante (Cedrus atlantica) (9,10) ricco di coni a forma di piccola botte che una volta maturi si squameranno lasciando l’asse centrale eretto come una piccola candela ad adornare la pianta, nella foto  n° 10 è ripresa una delle statue rappresentative di momenti di vita agreste diffuse nel giardino. Poco più in alto è disposto un piccolo bosco formato da Querce a foglia tonda  (Quercus rotundifolia) (11,12) una fagacea sempreverde molto simile al leccio, le foglie sono più arrotondate di quelle del leccio, la dentatura è presente nella maggior parte delle foglie anche se sovente in modo assai attenuato, anche questa quercia produce ghiande molto piccole, il fusto è di dimensioni ridotte rispetto a quello di altre querce; sul lato opposto del sentiero si vede un bell’Abete rosso (Picea abies) 13,14) dai lunghi cono penduli, con foglie quadrangolari che spuntano direttamente dai rami, corteccia squamante in minuscole piastre è tradizionalmente utilizzato come albero di Natale. Finalmente la pagoda (15), costruzione che risale agli anni 30, realizzata per la vista del laghetto che esisteva nel passato nel parco della villa e lo sfondo del Sacro Monte e del Campo dei fiori; inizio a scendere m subito mi fermo davanti ad un giovane Tasso (Taxus baccata) (16,17,18) presente in quasi tutti i parchi della zona perché pianta indigena, sempreverde, dalla longevità molto accentuata, crescita estremamente lenta; a crescita molto più rapida è l’abete che troviamo più in basso si tratta di un Picea de0l Caucaso (Picea oerientalis) (19,20) molto simile al più comune abete rosso dal quale si distingue per gli aghi molto più corti, i coni molto numerosi disposti su tutti i rami, la resina che cola abbondante da ciascun cono.

Teresio colombo

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Pubblicato il 06 Dicembre 2016
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