“I percorsi di cura per bambini e partorienti vanno modificati”

Il Comitato Tutela Bambino in ospedale, da 25 anni attiva nelle pediatrie di diversi ospedali del territorio, interviene sulla chiusura del reparto di Angera

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Prendiamo spunto da quanto sta accadendo all’Ospedale di Angera per fare alcune riflessioni. Siamo solidali con le mamme sulla modalità, perché prima di chiudere da un momento all’altro un punto nascita ed una pediatria, si sarebbe dovuto creare un’alternativa sanitaria pediatrica.

Però il ricovero per un bambino è sempre un evento traumatico. I ritmi dell’ospedale non sono quelli della normale quotidianità ed è un mondo che non dovrebbe mai appartenere alla vita di un bambino. Lo vediamo tutti i giorni, come educatrici dei reparti e come volontari, stando accanto ai bambini ammalati. E lo sanno bene i genitori che si trovano a fare i conti con malattie croniche complesse dei propri figli.

Un bambino ha il diritto di essere curato il più possibile a casa, come enuncia il primo articolo della carta internazionale del bambino in ospedale (Each) sottoscritta anche dall’Italia “Il bambino deve essere ricoverato in ospedale soltanto se l’assistenza di cui ha bisogno non può essere prestata altrettanto bene a casa o in trattamento ambulatoriale.”

I bambini che si ammalano così tanto da avere bisogno dell’ospedale sono pochi, rispetto all’enorme numero di accessi al pronto soccorso e all’esigenza delle famiglie di trovare una risposta al malessere del proprio figlio. E quando non si può fare a meno dell’ospedale, si tratta in genere di malattie che necessitano di multidisciplinarità specialistiche.

Ebbene si deve e si può fare di più, per evitare l’ingresso in reparto per quelle patologie che oggi vediamo ancora in ospedale, ma che potrebbero essere trattate a domicilio, con grande beneficio per il benessere psicologico dei bambini, se vi fosse una diversa programmazione e progettualità sul territorio.

Bisognerebbe che la politica trovasse il coraggio di cominciare a organizzare punti di assistenza sanitaria pediatrica 24 ore su 24, che porterebbero ad una riduzione dei ricoveri e dei reparti di pediatria, come anche suggerisce da anni la Società Italiana di Pediatria. Così si farebbe il bene dei bambini, oltre a rendere più economicamente sostenibile il sistema.

Fare figli è diventato sempre meno frequente, e ogni anno si assiste ad un drastico calo.  Spesso  si fa un solo figlio e a un’età non più giovanissima. Dovrebbe essere un momento “speciale”, come sostiene l’ostetrica Marta Campiotti, perchè il parto è un evento fisiologico e naturale. C’è una legge regionale che ne parla, la 16/87,  purtroppo, come spesso accade, “dimenticata” dalle istituzioni “La tutela della partoriente e del bambino in ospedale” http://normelombardia.consiglio.regione.lombardia.it/NormeLombardia/Accessibile/main.aspx?view=showdoc&iddoc=lr001987050800016

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Dicembre 2016
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