Il “Sì” farà bene all’economia
L'economista e deputato del Pd Carlo dell'Aringa e l'onorevole Raffaello Vignali di Alleanza Popolare sono intervenuti ad un incontro promosso dal Partito democratico cittadino
«Non esiste la riforma costituzionale perfetta e anche questa non lo è. Ma se analizziamo le modifiche e gli impatti che potranno avere sull’economia, questi saranno sicuramente positivi». Carlo Dell’Aringa, economista di rango, già sottosegretario del Governo Letta e deputato del Pd, non solo non è preoccupato degli articoli apparsi negli ultimi giorni su “Economist” e “Financial Times“, ma ritiene che una seria analisi sugli impatti che avrà la riforma su occupazione ed economia debba partire da alcune domande. Una posizione che l’economista ha ribadito a Gallarate durante un incontro promosso dal Pd di Gallarate a cui ha partecipato anche Raffaello Vignali, deputato di Alleanza Popolare e profondo conoscitore del tessuto economico- sociale del territorio. (nella foto, da sinistra: Raffaello Vignali, Matteo Turri, segretario cittadino del Pd, e Carlo Dell’Aringa)
Risparmi sì, risparmi no – Secondo Dell’aringa, si parla molto dei risparmi che deriveranno dall’abolizione del Senato, dalla cancellazione definitiva delle province e del Cnel, stimati attorno ai 500 milioni di euro, ma quello dei costi è solo una parte del ragionamento e forse nemmeno la più importante. «Questa riforma tocca aspetti molto profondi delle nostre politiche economiche e sociali – ha detto l’economista – e quindi vale molto di più di quella cifra. Ad esempio, dovremmo chiederci quanto vale poter coordinare l’erogazione dei sussidi di disoccupazione con delle vere attività di formazione e ricerca di lavoro. Questa è la prima volta che una riforma costituzionale parla di politiche attive del lavoro ed è un segnale importantissimo perché si tratta di un cambio culturale».
Il contenzioso tra Stato e Regioni – Raffaello Vignali, deputato di Alleanza Popolare, conosce molto bene le problematiche e le virtù dei distretti industriali italiani che per il loro sviluppo hanno bisogno di avere procedure amministrative snelle e certe. «La competenza legislativa concorrente – spiega Vignali – ha di fatto alimentato confusione e un crescente contenzioso tra Stato e Regioni, per non parlare di duplicazioni, mancanza di coordinamento, aumento degli sprechi. I dati sul contenzioso sono la testimonianza più concreta delle disfunzioni della riforma del 2001 e della necessità di metterci mano. Dal 2000 al 2015 l’incidenza dei giudizi della Corte Costituzionale legati al conflitto Stato Regioni è aumentata di otto volte. Se nel 2000 questa pesava per il 5% sulle pronunce della Corte, nel 2015 il peso superava il 40%, dopo aver raggiunto negli anni precedenti picchi del 47%. Questo contenzioso non solo ha bloccato opere importanti, rallentando processi di ammodernamento, causando aumenti dei costi sia delle infrastrutture che dei servizi, ma in molti casi ha impedito o indebolito l’adozione di politiche nazionali in materie importanti come il turismo, il commercio estero, i servizi per l’impiego, le politiche sociali, le politiche del lavoro e la formazione professionale».
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