Spegnete Facebook e baciatevi

Paolo Crepet e Rosario Rasizza hanno duettato nella settima serata per "il sogno che va". Una occasione per parlare di tecnologia e relazioni

Varese generiche

Ospite d’onore per la settima serata de #ilsognocheva Paolo Crepet ha duettato con Rosario Rasizza, ceo di Openjobmetis, raccontando di tecnologia e relazioni.

L’occasione di riportare il sociologo a Varese, dopo un lungo tour realizzato insieme all’azienda varesina, è arrivata per presentare il suo ultimo libro Baciami senza rete.

“Dal primo Mac di Steve Jobs allo smartphone di cose ne sono successe. Oggi abbiamo la nostra vita lì dentro. Non è una evoluzione qualsiasi della tecnologia. Il telefonino ci ha cambiato la vita. Ci segue ovunque anche al gabinetto. Crediamo che tutto quello che c’è dentro è positivo e ci facilita le cose. È la comodità l’elemento chiave che seduce”.

Su Italo e Trenitalia hanno creato spazi del silenzio perché ormai i telefoni sono diventati protagonisti. Rosario Rasizza ha interloquito con Crepet partendo proprio dal libro.
“Whatsapp è un’idea straordinaria perché è una ossessione. A tutti i livelli. Tra gli amanti, e anche tra i ragazzini che hanno gruppi che li tengono sempre connessi. Un fenomeno che non si fermerà. Hanno lanciato il casco virtuale e tra poco sarà accessibile a tutti. Zuckerberg non ha idea di quale sia l’esperienza sensoriale e crede che esser tutti connessi virtualmente sia la cosa migliore. Io credo che questo non sia un miglioramento. Lo sarà solo per chi è realmente isolato. Io preferisco fare viaggi veri con una esperienza sensoriale”.

“Ai tempi dell’iPhone è morto il congiuntivo” e Rasizza riparte da qui nell’intervista con il sociologo.
“Oggi leggere e riflettere sembra dover essere abbassato di livello. Io non penso che Twitter vada buttato, ma non basta perché serve un confronto di fronte alla complessità. È in gioco la democrazia, non le nostre opinioni. I social network funzionano perché divisivi, e un esempio in azione lo abbiamo visto con Trump. Oggi la comunicazione funziona così e non è mica come era la tribuna elettorale. Tutto si svolgeva su piccolissimi numeri, ora sono coinvolti milioni di persone. È bellissimo ma pericoloso”.

Il lavoro e la tecnologia è un binomio forte che ha cambiato molto. C’è un intero capitolo del libro su questo.
“Ogni innovazione distrugge quelle precedenti. Siamo verso la robotizzazione e questo conviene all’impresa ma non all’occupazione. Bisognerà pensarci a livello mondiale. L’innovazione è killer e pone un problema di formazione. È interessante ragionare sul futuro in un momento come questo. Il lavoro cambia e si lavora non sul tempo ma per obiettivi. Questo significa ridurre costi e superfici. Tutti a casa però non è detto che vada bene. Incide sulle relazioni pesantemente. Non so bene come sarà per i nuovi lavori”.

Come inciderà la tecnologia nelle relazioni per i ragazzi?
“I bambini usano già da piccoli a usare gli strumenti digitali. Se ripenso alle nostre infanzie quando giocavamo vedo le differenze. Oggi è rivoluzionario regalare i Lego e non iPad. La manualità stimola il cervello ed è meglio studiare ortografia e calligrafia che non usare iPad. Cupertino è brutta e non sanno nemmeno cosa siano le fettuccine”.

All’incontro ha partecipato attivamente anche Massimo Agosti per affrontare temi legati all’infanzia. Ed è proprio lui a raccontare i cambiamenti.

“I bambini sono sempre gli stessi. L’infante comunica, non con la lingua degli adulti e nemmeno con l’immagine. Il neonato comunica con la mamma con il tatto e l’olfatto e nei primi mesi è solo così. Il cucciolo d’uomo è fragile e ha bisogno di tempo per crescere. Non servono gli stimoli tecnologici e i bambini quelli che cercano sono i telefoni, i telecomandi e le chiavi delle macchine”.

Crepet riprende le sue riflessioni sul tema.
“C’è un problema educativo e le regole devono essere date con l’esempio. Se i genitori sono sempre attaccati ai telefonini è normale che i bambini poi vogliano usarli. I ragazzini ora nascono con un narcisismo esasperato anche per le migliaia di foto a cui sono sottoposti. Tutto questo uccide il senso della nostra intimità e con questa l’identità. Un problema ben serio è il sexting con preadolescenti che fanno girare foto non proprio belle. La tecnologia è catalizzatore di alcune pratiche. I genitori perdono la patria podestà lasciandola ad altri”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Dicembre 2016
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