Il battesimo ortodosso fra il ghiaccio del lago
Decine di fedeli e tanti curiosi questo pomeriggio sulle rive a Ghirla per vivere con profondità un’antica tradizione cristiana
La fede è questione seria. Ma anche se non credi, esistono parabole forti come il Vangelo che insegnano le regole della vita: per liberarsi dalle cose brutte, devi soffrire. Per liberarti dai peccati, devi lavare via lo sporco che ti porti appresso, sporco dell’anima.
E tutti hanno sofferto un po’ questo pomeriggio quando si sono immersi nelle acque gelate del lago di Ghirla, per l’occasione liberato dallo strato di ghiaccio con una motosega, stamattina, alle 7, così da preparare lo scenario per il battesimo ortodosso.
E coi pezzi del ghiaccio ne è stata ricavata una croce che ha aspettato i fedeli per una messa cantata sul lago, per poi ricordare il battesimo di Gesù nel fiume Giordano. Hanno sofferto, per il freddo, anche i tanti presenti ad uno spettacolo che va oltre il religioso.
A dare l’esempio Vladimir Khomenko, parroco ortodosso della comunità varesina, un’ottantina di fedeli che ogni domenica pregano insieme nella chiesa di via Milazzo, zona Casbeno.
Vladimir è simpatico, ha uno sguardo profondo, capelli e barba lunga e prima della cerimonia si premura di togliere una pietra dal fondale del lago per evitare che i fedeli, entrando, si facciano male.
Prima del battesimo viene celebrata una funzione: da dietro la croce in giaccio, bagnando di tanto in tanto il crocifisso con le acque del lago, il religioso canta e prega in italiano e in russo.
La moglie sul molo, con una voce dolcissima, canta facendo dimenticare i bambini che urlano sulla riva e si rincorrono fra il fuoco acceso per scaldarsi.
L’acqua, così benedetta, arriva sui volti delle persone che sorridono. Vengono benedetti sul molo, e a riva.
E poi la prova, preceduta da alcune parole del sacerdote che quasi fanno venire voglia di tentare, di capire se davvero questo bagno può servire. Ma è un pensiero che tutti ricacciano in tasca dalle mani impietrite per via dei meno sei contati dal termometro.
Uno spogliatoio improvvisato viene montato con alcune lenzuola, tra gli alberi: qui ci si cambia prima dell’ingresso in acqua, ma soprattutto ci si libera dei panni zuppi una volta usciti.
Il primo è Vladimir. Entra, uno sbuffo, tre immersioni complete, tutta la testa sott’acqua, poi l’uscita.
Tocca a tre ragazzine, avranno dieci, undici anni: per loro è durissima, ma il parroco le guida sotto e le tira fuori, e poi a riva dopo le palpitazioni provocate dal freddo: dice qualcosa in russo, dice loro di farsi il segno della croce. Quando riemergono le saluta con un amen.
Poi un giovane tatuato, e un papà col figlio. Una donna giovane, e un ragazzo. Una bambina, col padre che la aiuta dalla riva ghiacciata.
In tutto saranno meno di una ventina i fedeli che hanno lavato i peccati nelle acque del lago diventate sante per un pomeriggio.
Il sole scende presto fra le montagne e alle quattro già comincia a prepararsi per la notte: per questo c’è il fuoco, con brodo caldo, vino rosso, salsicce e patate cotte dalla brace: dopo l’anima, tocca nutrire anche il corpo.
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