La Cisl difende gli studenti: “Basta tutelare privilegi del personale”

Il sindacato entra nel dibattito nazionale in difesa di studenti e di un sistema screditato dai privilegi di alcuni docenti

Classe don Milani

Anche la Cisl Scuola interviene nel dibattito che si è acceso nel paese sulla necessità di tutelare maggiormente i diritti degli studenti. In una nota, il sindacato descrive i disagi che la scuola insubre deve subire per tutelare privilegi di “una parte del personale”:

«La Cisl scuola dei Laghi insieme agli altri territori della Lombardia, in un documento dello scorso 9 settembre, anticipatorio di quello che è successo in questi giorni e denunciato dalla stampa nazionale, dava conto di alcune questioni estremamente rilevanti che avrebbero determinato situazioni critiche nelle scuole.

In primo luogo i tagli degli organici.

Si sottolineava che la ripartizione degli organici effettuata dal MIUR sul territorio nazionale, con un taglio di 227 posti a fronte di un aumento di 5.229 alunni, avrebbe penalizzato moltissimo la nostra regione

In secondo luogo la stabilità degli organici.

La scuola lombarda e quella comasca e varesina non fanno eccezione, ha nel tempo dimostrato di essere un sistema di qualità , pur operando ormai da anni  in condizioni particolarmente critiche, con scarsissime risorse d’ogni tipo (economiche, tecniche, strutturali…) per attuare la progettualità curricolare ed extracurricolare che comunque sono aumentate in modo esponenziale in questi anni; la dimostrazione di questa capacità la si trova nei Piani delle Offerte Formative delle nostre scuole..

La zona prealpina è considerata oggi più che mai un “territorio di transito “, nel quale si assume il ruolo e  si staziona il meno possibile, per poi trasferirsi altrove.
Un organico di diritto contratto rispetto a quello di altre regioni unito al fenomeno dei trasferimenti non consente, in molte situazioni, di garantire la continuità didattica .

E’ inutile e potrebbe sembrare strumentale fare l’elenco di inadempienze e disparità che si riscontrano sul territorio nazionale, o dei ricorsi a discutibili espedienti di varia natura per potere evitare l’applicazione di norme spesso difficili da sostenere sui territori (deroghe continue, dilatazione degli organici o altro).

La questione vera, da affrontare in modo saggio è che in tempi di contrazione di risorse, tagli alla spesa, bilanci pubblici da fare quadrare e contratti che non si rinnovano, la gestione seria ed un uso corretto degli organici diventa un elemento di garanzia, di giustizia sociale e uguaglianza di opportunità.  Ma soprattutto di considerazione per la professionalità di molti dirigenti e del lavoro degli insegnanti e degli operatori di continuare far funzionare le scuole e anche benne, nonostante tutto. Senza un organico adeguato e stabile i carichi di lavoro nelle nostre scuole e le incertezze sui tempi e sui modi del proprio lavoro divengono condizioni inaccettabili e fonte di continuo disagio.

Non è ammissibile che in alcune regioni d’Italia le deroghe sul sostegno siano pressoché raddoppiate per fare posto agli insegnanti che, assunto il ruolo ed espletato l’anno di prova, hanno chiesto l’assegnazione provvisoria.

Non è ammissibile una gestione localistica e utilitaristica degli organici che pare essere orientata unicamente alle esigenze, seppur legittime, di una parte del personale.

La questione degli organici ha assunto le dimensioni di una grande questione nazionale. Ed è una questione strategica per la scuola italiana e per l’intera credibilità del sistema. Occorre osservarla e studiarla con molta attenzione per arrivare a correggerne le storture al più presto. Occorrono competenze, conoscenze e responsabilità strategiche da parte di tutti soprattutto di un Ministero della Pubblica Istruzione che ha operato per tentativi ed errori creando incertezze e disagi, in buona parte corretti gestiti dagli organi giudiziari, che oggi sono la causa di quello che sta succedendo.

Se vogliamo che l’opinione pubblica continui a pensare alla scuola come ad un sistema formativo di qualità e la professione dei docenti   recuperi il giusto prestigio sociale che dovrebbe avere, trattandosi di un ruolo particolarmente delicato, bisogna uscire da un ottica che, privilegiando le esigenze individuali del personale  a quelle degli studenti , scredita un intero sistema e offusca tanto buon lavoro che nella scuola viene svolto.

Ma non possiamo però correre il rischio di semplificare un problema che va ben al di sopra delle scelte individuali. Occorre che il sistema d’istruzione diventi un vero e proprio sistema governato, perché oggi non lo è.

Occorrono capacità per incrementare l’occupazione in modo che il lavoro   nella Pubblica Amministrazione in molte zone d’Italia non sia l’unica possibilità: l’elemento occupazione non può essere quello centrale, come spesso è stato in passato,  nella costruzione di un servizio pubblico l’unico soggetto che risponda ad esigenze di collocamento. E la ripresa dell’economia, d’altra parte non è solo un problema della scuola e della formazione, perché è dimostrato che dalle nostre scuole escono migliaia di giovani ben preparati continuano drammaticamente a non trovare lavoro».

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

Sono una redattrice anziana, protagonista della grande crescita di questa testata. La nostra forza sono i lettori a cui chiediamo un patto di alleanza per continuare a crescere insieme.

Pubblicato il 10 Gennaio 2017
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