“Sono sfuggito all’Isis, mi cercano a Varese”

I racconti inventati di Haddid Fadi Tawfiq, l'uomo arrestato perché ha accusato falsamente alcuni connazionali di essere terroristi

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Si chiama Haddad Fadi Tawfiq, 39 anni, l’uomo che lo scorso marzo ha mobilitato le forze antiterrorismo di tutta Italia, con le sue false dichiarazioni alla guardia di finanza. Lavora in un negozio di “Money Transfert”, in via Piave 3 (foto), a Varese. Voleva solamente evitare, secondo le accuse, che gli uomini che aveva truffato in patria, potessero raggiungerlo in Italia e chiedergli indietro i 30mila euro che si era intascato con la scusa di un acquisto di macchinari per costruire scarpe.

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La storia, c’è da dire, è assurda e ha come sfondo la paura del terrorismo. Ma lo schema interpretativo è quella della “Tototruffa” all’italiana, altro che terrorismo. La verità era molto più semplice del previsto. L’uomo, nativo di Hebron in Cisgiordania, si era proposto come mediatore per l’acquisto di macchinari calzaturieri in Italia. Era stato foraggiato dai suoi “soci” con 30mila euro, ma invece di usarli onestamente se li era intascati. I suoi amici lo avevano denunciato in patria, dando luogo a un’indagine per truffa da parte delle autorità israeliane di Cisgiordania e anche a una perquisizione domiciliare. La guardia di finanza ha avuto la certezza della truffa quando, in una intercettazione telefonica, Fadi racconta al padre che sta trattando un affare e allude al casino che sta mettendo in piedi per sfuggire ai creditori.

Fadi peraltro non è nemmeno il titolare del negozio di Money Transfer di via Piave 3. Ce lo ha raccontato la moglie, una donna libanese che, questa mattina, era in negozio. “Non ho niente da dire” ha commentato, dopo aver ascoltato la nostra ricostruzione della vicenda. Il marito si avvarrà di un avvocato d’ufficio.
Tornando alla storia, è nel marzo del 2016 che Fadi si ritrova i truffati alle calcagna. E che fa? Va alla Guardia di finanza di Varese e racconta di avere informazioni riservate su una cellula dell’Isis. Che alcuni personaggi vorrebbero usarlo per trasferire denaro a Varese e quindi ai sedicenti terroristi.

Vagheggia una storia, bislacca, ma piena di particolari assolutamente credibili, in cui li descrive uno per uno, e afferma che il gruppo è stato in Italia per un affare; che hanno cercato di coinvolgerlo nella guerra santa, invitandolo in Egitto con una scusa e poi in Turchia. Nella cittadina di Aksaray viene condotto in una casa con le bandiere dell’Isis e uomini armati. Farcisce il racconto con scene alla 007, inventando una sua rocambolesca fuga dall’Isis, conclusasi eroicamente a Varese.

La folle ricostruzione aveva generato, ad aprile, un allarme tra le forze dell’ordine in Italia. Il comitato per la sicurezza provinciale lo aveva fatto tutelare, e anche da Roma si erano mossi per proteggerlo. L’inchiesta era inizialmente stata affidata alla procura antimafia, salvo poi scoprire come stavano davvero le cose. I messaggi di minacce che gli arrivavano sul cellulare, se li era scritti lui stesso. E anche un messaggio in cui si indicava l’arrivo di un “mammasantissima” del terrorismo islamico a Malpensa, era del tutto inventato.
Fadi è accusato di procurato allarme e calunnia (la truffa è infatti avvenuta in Israele) ed è molto raro che una procura chieda ed ottenga l’arresto per questi reati. Il giordano è detenuto da questa mattina al carcere dei Miogni e anche il procuratore capo di Varese Daniela Borgonovo (insieme al colonnello Francesco Vitale e al tenente colonnello Danilo Nastasi) ha sottolineato come, in questi tempi di tensioni, la vicenda abbia comunque fatto mettere in moto tutto l’apparato di sicurezza antiterrorismo, prima di arrivare alla verità.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 24 Gennaio 2017
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