Una tecnica chirurgica per risolvere l’infertilità maschile

La MicroTESE è l’ultima frontiera per i casi di azoospermia non ostruttiva. «Questa tecnica, innovativa e sofisticata, ha permesso di aumentare del 50% le gioie per un figlio», spiega il centro ProCrea

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Diventare papà anche quando la situazione è particolarmente compromessa è possibile. A ridare speranza agli uomini che soffrono di una grave infertilità arriva la MicroTESE, una tecnica microchirurgica altamente sofisticata che però permette di far provare la gioia di un figlio anche nei casi complessi.

«Dal punto di vista medico parliamo dei casi di azoospermia dettata da cause non ostruttive, ovvero quando non ci sono spermatozoi nel liquido seminale anche in assenza di ostacoli evidenti», premette Giovanni Maria Colpi, uro-andrologo del Centro di Medicina della Riproduzione ProCrea di Lugano.

L’azoospermia è una patologia che interessa circa il 10% dei maschi infertili. Due le cause: «Può essere determinata da una ostruzione; situazione nella quale è possibile intervenire ricanalizzando i dotti ostruiti e recuperando così una fertilità spontanea. Oppure è di origine non ostruttiva: qui il problema è molto più complesso. In questi casi, una eventuale paternità dipende unicamente dalla possibilità di recuperare dal tessuto testicolare alcuni spermatozoi da usare nella fecondazione assistita», spiega Colpi.

Il problema del recupero degli spermatozoi si è posto spesso negli ultimi decenni. Ad una prima risposta che faceva affidamento all’agoaspirato testicolare, è seguita la TESE, una tecnica più chirurgica. «L’avvento della MicroTESE ha rappresentato una rivoluzione», afferma Colpi oggi considerato a livello internazionale uno dei padri di questa tecnica. «Se l’agoaspirato testicolare consentiva un recupero positivo in circa il 12-18% dei casi, la TESEche è una sorta di biopsia del testicolo –  arriva in media al successo circa 42 volte su cento. Con la MicroTESE, secondo quanto accreditato nella letteratura scientifica, siamo arrivati al 64%. Parliamo di una tecnica molto sofisticata e che prevede, attraverso un particolare microscopio, il recupero degli spermatozoi dall’interno del testicolo. Nonostante il tempo prolungato richiesto – circa un’ora e mezza per testicolo – l’intervento comporta solamente un trauma minimo per il tessuto testicolare. Viene effettuato di norma in day hospital e richiede un solo giorno di riposo».

Nata alla fine del secolo scorso negli Stati Uniti, la MicroTESE ha portato a risultati positivi via via crescenti. «È lo stesso suo inventore, Peter Schlegel, a dire che per avere un’ottima esperienza occorre aver eseguito almeno 500 interventi», sottolinea lo specialista di ProCrea. «La ricerca degli spermatozoi infatti non viene fatta “a caso” come nella TESE, ma richiede una tecnica che si affina nel tempo. Di certo è che questo intervento microchirurgico ha aumentato le speranze di diventare padre di oltre il 50%». Il seme così recuperato può essere congelato e utilizzato in successivi cicli di fecondazione in vitro senza che siano sostanzialmente alterate le possibilità di successo oppure, utilizzato subito. «È quest’ultima una opportunità riservata a poche cliniche e che fa di ProCrea un centro all’avanguardia», conclude Michael Jemec, direttore medico di ProCrea. «Il nostro costante lavoro è finalizzato a migliorare continuamente i successi. La speranza di diventare papà non deve essere un vago desiderio, ma il risultato concreto di una precisa terapia studiata su ogni singolo caso».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Gennaio 2017
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