A Bizzozero sta nascendo il polo culturale della città

Il cammino dell'università dell'Insubria dalle tante sedi sparse per la città all'identificazione del suo spazio culturale e sociale nella cittadella

Il collegio dell'Insubria

Un grande mosaico che prende forma, strada facendo.
Se diamo uno sguardo alla storia logistica di quel grande 
progetto culturale, sociale e territoriale che chiamiamo Università degli studi dell’Insubria, vediamo come tutte le tessere via via si stiano incastrando.

L’Università in terra varesina (e non solo), nasce come entità autonoma nel 1998 dal seme gettato nel terreno nel 1972, quando vengono attivati i corsi di Medicina e Chirurgia gemmati dall’Università degli studi di Pavia. Il giovane Ateneo costituito alle porte del terzo Millennio si configura subito come una realtà peculiare, tra  i primi in Italia ad adottare un modello a rete, con due principali poli, Varese e Como, sotto un unico sigillo che le lega al territorio condiviso dell’Insubria. Un modello organizzativo policentrico, moderno e nuovo, che si presenta però da subito parecchio articolato nella nostra città.

Le prime strutture di cui dispone la neonata Insubria sono quelle dell’ex Collegio Sant’Ambrogio in via Ravasi, in centro città, che ospita la facoltà di Economia e Giurisprudenza, oltre agli uffici amministrativi, mentre in via Dunant e in via Ottorino Rossi (aule Seppilli) si va profilando il polo legato alla Medicina, più vicino all’Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese.

Nel 1999 vengono inglobati il padiglione Morselli e quello Antonini sempre in via Ottorino Rossi. Qui l’ex ospedale psichiatrico di Bizzozero (classe 1939), viene condiviso dall’Università e dalla ASL ( azienda sanitaria locale) varesina che si trasferisce proprio nel 1998.

Nel 2001 il giovane Ateneo sotto la direzione del rettore Renzo Dionigi, acquisisce altre due sedi staccate: Villa Toeplitz, nel rione  Sant’Ambrogio, come sede rappresentativa e sede di alcuni centri di ricerca, e un’altra nella centrale galleria Manzoni, che oggi è sede operativa del Dipartimento di Scienze Teoriche e Applicate.

Ma una vera realtà universitaria non è fatta solo di strutture, servizi, edifici più o meno funzionali. Il collante è dato dal confronto, dai momenti di scambio, prima e dopo le lezioni didattiche.
Una struttura policentrica risulta quindi dispersiva, insediata tra il centro e la periferia in maniera disomogenea. Non aiuta a creare quel clima favorevole a far nascere iniziative collaterali, momenti di approfondimento e di incontro, indispensabile alla vita universitaria. Spesso una volta terminate le lezioni le aule si svuotano.

Si comincia quindi a mettere a fuoco l’idea di campus universitario e la sede ideale da subito si evidenzia nell’ex colonia agricola di via Monte Generoso, a Bizzozero dove si pensa di ospitare i laboratori di biomedica. Dall’ideazione, alla progettazione alla realizzazione passano però parecchi anni.

Nell’ottobre 2012 arriva finalmente il tanto atteso Collegio Cattaneo, con un centinaio di camere e con la possibilità di ospitare ricercatori e visiting professorsi.
Questo moderno e colorato edificio amplia l’attrattiva dell’università made in Varese: spazi comuni, biblioteca, sala musica, aula magna, palestra e naturalmente cucine, uno spazio vivo per condividere esperienze di vita e di studio.

L’area racchiusa tra le vie Monte Generoso, Dunant e Ottorino Rossi, non finisce di essere un cantiere. Anche per volontà del nuovo rettore Alberto Coen Porisini, l’obiettivo fisso è creare un campus universitario che dovrà assorbire tutte le funzioni delle altre sedi, a cominciare da quella storica in via Ravasi destinata a essere abbandonata in futuro.

Sull’onda di quel progetto di centralizzazione nel 2015 arriva la struttura sportiva, stile campus americano. In tutto una superficie di 1.600 mq che comprende una palestra con una copertura ad onda in lastre di alluminio per emulare l’andamento collinare ed inserirsi nel contesto paesaggistico, due tribune telescopiche per 166 posti, spogliatoi, palestrina attrezzata e campi polivalenti esterni. Qui si tengono tornei aperti a tutta la cittadinanza e corsi in particolare di volley, anche per i piccoli delle elementari.

In effetti lo scopo di questo quadrilatero universitario che sta per essere ultimato nell’area  di Bizzozero non è solo funzionale ad una moderna concezione di Ateneo composto da ambienti spaziosi, luminosi, collegati con ingressi autonomi e vetrate ampie.
Il Campus- giardino della città-giardino pensato per gli studenti e il personale dell’Insubria è aperto all’esterno così come deve essere una comunità che fa cultura.

I problemi non mancano. La cittadella universitaria è sorta nel rione di Bizzozero, sud periferico di Varese. Qui ogni giorno arrivano dalla città, dalla nostra provincia, da Milano, dalla Svizzera e da Como, quasi 7mila studenti. Il primo nodo da sciogliere riguarda il trasporto: Bizzozero è collegata al centro dalle linee C ed E e nelle ore di punta gli autobus sono affollatissimi. A questo si aggiunge il problema che riguarda le navette dell’Università, piccole e insufficienti.
L’altra faccia della medaglia sta invece nel fatto che alcuni abitanti di questo quartiere hanno sfruttato le opportunità della presenza del polo universitario: sono nati spazi di aggregazione, locali per consumare uno spuntino veloce e c’è chi si è pure ingegnato a consegnare la pizza calda direttamente in Università.

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Pubblicato il 18 Febbraio 2017
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