A Varese nel 2016 utilizzati oltre 2 milioni e mezzo di voucher

La nostra provincia è quarta in Lombardia per utilizzo di buoni lavoro. Colombo (Cgil): «Più della metà appartengono ad attività non classificate. Probabilmente sono stati usati molto anche nell'edilizia e nel manifatturiero»

Nel giorno in cui il segretario nazionale della Cgil Susanna Camusso e quelli dei vari territori sono in visita nelle redazioni dei principali giornali per spiegare le ragioni della campagna referendaria “Libera il lavoro con due sì. Tutta un’altra Italia”, con cui si chiede l’abrogazione dei voucher (lavoro occasionale o buoni lavoro) e delle norme che limitano la responsabilità sociale negli appalti, la Camera del Lavoro di Varese rende noti i dati, settore per settore, dell’utilizzo dei voucher in provincia e nel resto della regione.

QUARTI IN LOMBARDIA PER UTILIZZO DI VOUCHER
La Lombardia con quasi 30 milioni di voucher guida la classifica italiana del lavoro occasionale. Dall’elaborazione dei dati dell’Inps fatta dalla Cgil emerge che anche la provincia di Varese nel 2016 ha fatto un uso notevole di questo strumento posizionandosi, con 2.547.000 voucher, al quarto posto tra le province lombarde, dietro Milano (8.043.901), Brescia (4.219.691) e Bergamo (2.909.169). La distribuzione per settore indica che 6.032 voucher sono stati utilizzati in agricoltura, 320.602 nel commercio, 140.067 nel giardinaggio e pulizia, 68.543 nei lavori domestici, 92.119 nella manifestazioni culturali e sportive, 278.597 nei servizi, 270631 nel turismo, 46.320 in altre attività e 1.324.179 in attività non classificata. «Quest’ultimo dato, oltre a confermare la bontà del nostro referendum, ci preoccupa molto – spiega Umberto Colombo, segretario provinciale della Cgil -. Se più della metà dei voucher erogati appartengono ad attività non classificate, noi temiamo che anche in alcuni settori come l’edilizia e il manifatturiero il lavoro occasionale sia stato molto utilizzato. È necessario che l’Inps su questo punto faccia chiarezza».

SENZA RESPONSABILITÀ SOLIDALE NEGLI APPALTI È IL LAVORATORE CHE SUBISCE
Il secondo quesito referendario della Cgil riguarda l’abrogazione delle norme che limitano la responsabilità solidale negli appalti. Con le norme attualmente in vigore, in caso di violazioni compiute nei confronti del lavoratore, si libera il committente da alcune responsabilità e si scarica tutto sull’azienda appaltatrice che spesso a sua volta subappalta ad altre imprese. Quindi se se il referendum passasse, il committente sarà chiamato a un controllo più rigoroso sulle aziende a cui affida gli appalti. «A Varese – spiega il segretario della Camera del lavoro di Varese – ci sono dipendenti di aziende appaltatrici che hanno lavorato e non ricevono lo stipendio. Chiedono giustamente di essere pagati e anche quando si rivolgono agli uffici vertenze del sindacato devono faticare molto per ricevere ciò che gli spetta di diritto proprio perché manca la responsabilità solidale del committente. Se ci fosse, come noi chiediamo, ci sarebbero meno ingiustizie nei confronti dei lavoratori e un maggior controllo da parte di chi commissiona il lavoro».

A VARESE UN PROTOCOLLO INNOVATIVO
Proprio in tema di appalti e responsabilità del committente, il Comune ha appena sottoscritto un protocollo con i sindacati confederali (le categorie dell’edilizia di Cgil, Cisl e Uil) e le associazioni di rappresentanza delle imprese (Ance, Cna e Confartigianato). «Si tratta di un accordo innovativo che conferma l’importanza del nostro quesito referendario – sottolinea Colombo -. Ci sono alcuni settori nel privato e soprattutto nel pubblico, dove nella catena degli appalti si negano i diritti dei lavoratori perché in molti casi è molto labile il confine tra legalità e illegalità, come dimostrano i referti degli ispettori del lavoro. Con il protocollo sottoscritto per la prima volta l’amministrazione comunale di Varese sceglie di esercitare un maggiore controllo che non va a beneficio solo dei lavoratori ma anche di quelle imprese serie che subiscono una concorrenza sleale da chi non rispetta le regole».

DAL PREFETTO PER CHIEDERE AL GOVERNO LA DATA PER IL REFERENDUM
La Cgil lunedì 27 febbraio farà un presidio davanti alla prefettura di Varese. «Chiederemo al prefetto di fare da tramite per mandare un messaggio al Governo affinché  fissi una data certa per il referendum. Stiamo facendo una campagna capillare in tutte le nostre sedi e nelle aziende con i nostri delegati. Presto partiremo con un porta a porta, in ogni condominio e in ogni quartiere, per informare le persone sui quesiti referendari».

 

 

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 23 Febbraio 2017
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