I doni migliorano la vita in ospedale

Fondazione Circolo della Bontà e associazione Caos hanno unito le forze per migliorare la degenza dei reparti di malattie infettive e subacuti con WiFi e televisori

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L’unione fa la forza. Questo il messaggio alla base di una storia di “buona sanità” a dimostrazione che la collaborazione, quando c’è, non manca di dare i suoi frutti.
Tutto ha inizio nel reparto di malattie infettive e tropicali dell’Ospedale di Circolo, quando un paziente soddisfatto per il servizio ricevuto, al momento della sua dimissione si rivolge al direttore, prof. Paolo Grossi, e gli comunica di voler fare una donazione.

Il medico pensa subito a quanto potrebbe migliorare la qualità della vita dei pazienti che sono costretti a lunghe degenze spesso senza poter uscire e avere contatti con gli altri, se avessero a disposizione Wi-Fi. Detto fatto si rivolge a chi da cinque anni opera per rendere più umani gli ospedali del nostro territorio, la fondazione “Il Circolo della bontà”.

«La fondazione oggi è sempre più vicina in concreto alla comunità con la sua missione di umanizzare le strutture dei 6 ospedali dell’Azienda dei Sette Laghi – spiega con orgoglio il presidente Gianni Spartà ,- oggi la gente ha capito quanto sia importante che i privati, così come facevano un tempo le grandi famiglie della nostra città, affianchino la sanità pubblica in ambiti non strettamente legati al trattamento e alla cura del paziente ma importantissimi per migliorare la qualità della degenza».

Un servizio apprezzatissimo dai pazienti, come dimostrano i dati che riguardano l’istallazione già fornita al Monoblocco, all’Hospice e nel Day Hospital di Oncologia ed Ematologia. In tempi brevi, come rivela Spartà, in programma anche al reparto di Psichiatria dell’Ospedale varesino.

«Il ruolo di questa fondazione per il miglioramento della vivibilità delle nostre strutture è importante – tiene a chiarire Paolo Grossi  – perché la burocrazia anche in un caso di donazione come questo, avrebbe reso i tempi lunghissimi».

Ma la storia non finisce qui. La fondazione riesce a portare un televisore in ognuna delle camere del reparto dedicato alle Cure per Subacuti dello stesso Circolo. Questa volta grazie ad un’alleanza strategica con un’altra associazione, CAOS, presieduta da Adele Patrini. «La presa in cura del paziente e non della malattia – puntualizza la presidente dell’associazione – è il concetto culturale al quale noi vogliamo ispirarci e pensiamo di farlo utilizzando un’ efficace rete di alleanze come in questo caso, per ottimizzare le forze e migliorare il risultato».

In questo reparto che a Varese conta una trentina di ricoverati, si va dal paziente anziano affetto da patologie croniche, a quello giovane con problemi magari conseguenti ad un incidente. «Sono stati i nostri pazienti più giovani – spiega la dottoressa Emanuela Crespi – a chiederci inizialmente di avere a disposizione un televisore per dare sollievo ai momenti di solitudine». Insomma, là dove le risorse scarseggiano, l’alleanza tra donatori privati e sanità pubblica arriva.

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Pubblicato il 21 Febbraio 2017
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