“Il Molina deve cambiare”

Chi fa le nomine, chi comanda e chi controlla: rivoluzione in vista. Il commissario Carmine Pallino sta per presentare una proposta. E su Campiotti dice…

Molina commissario Pallino

Il cda della Fondazione Molina oggi viene nominato dal sindaco di Varese, in accordo con la curia, ma da domani potrebbe non essere più così. La governance della struttura sanitaria di Varese, nata nel 1875, potrebbe cambiare: sia per quanto riguarda le nomine, sia per i poteri interni di gestione. Carmine Pallino, il commissario nominato dalla Regione, dopo tre mesi di lavoro sulle carte della Fondazione, è giunto alla conclusione che, a ben guardare, alcuni problemi sorti nella struttura dipendano anche dal fatto che oggi, al Molina, c’è un po’ di confusione.

Il problema è noto: la politica nomina degli amministratori, che poi diventano i responsabili di una fondazione di diritto privato che in sostanza non controlla più nessuno. Una fondazione ricchissima, che ha 30 milioni di patrimonio e 7 milioni di conti correnti, 500 ospiti e circa 500 lavoratori.

“Manca un sistema di internal audit – osserva – cioè un costante controllo interno delle decisioni che oggi, per statuto, sono interamente demandate a un presidente che fa le veci di direttore generale. Occorre che si crei una cultura del controllo, sia interno che esterno, dell’ente. Il Molina si deve dotare di tutte le professionalità adatte a gestire gli aspetti della sua attività”.

La critica al modello gestione della Fondazione Molina è dunque più a largo raggio e non riguarda solo la gestione di Christian Campiotti, il politico dell’Udc-Lega Civica che ha impegnato i soldi del Molina in prestiti a società private (e in particolare a Rete 55 Evolution spa, società il cui legale rappresentante è un membro del suo partito e che non aveva ancora mai presentato un bilancio prima).

“La prima cosa che ho fatto una volta venuto al Molina – dice Carmine Pallino –  è stata quella di registrare lo stato delle cose e poi di cambiare l’organigramma. Se poi rileverò fatti discutibili, ne trarrò le conseguenze. Il commissariamento servirà, credo, anche per fare in modo che non si verifichino più alcune criticità del passato”.

Lei che cosa consiglia per la governance?
“Il Molina deve garantire efficienza, trasparenza e verifica dei suoi atti. Solo se è in grado di autocertificare il suo operato, il suo prodotto, può essere esente da critiche. Occorrono competenze professionali. E’ per questo che ho inserito l’internal audit, il sistema continuo di controllo senza aspettare che sia il collegio sindacale a intervenire. Tutti gli atti, anche quelli del commissario, devono essere soggetti a controllo. Io questo aspetto al Molina non l’ho trovato. Ma in qualunque altra realtà strutturata esiste”.

Chi dovrebbe decidere i vertici?
“La Governance attuale è perfettibile, quindi farò alla Regione delle proposte per cambiare i processi di nomina degli amministratori, dei revisori e per il controllo degli atti di gestione. Regole scritte. Fino a oggi, ogni presidente poteva riscrivere parte di queste regole da solo”.

Si riferisce al regolamento?
“Sì, va agganciato allo statuto. Occorre che chi entri in Fondazione non possa modificare le regole da solo. Questo vuol dire garantire trasparenza”.

E’ stato giusto il commissariamento?
“Se si palesassero delle criticità per cui si accertasse che al Molina c’è stata una decurtazione patrimoniale, ancora prima che un danno, è stato opportuno”.

Se il 15 febbraio il tar accoglie il ricorso dell’ex presidente Campiotti che succede?
“Il Tar non decide in via definitiva, ma solo per verificare se ci sono pericoli nel commissariamento tali per cui convenga sospenderlo per non arrecare alcun danno alla struttura”.

Un accoglimento della sospensiva determinerebbe il ritorno dell’ex presidente Campiotti?
“Sì”.

Cosa dice la vostra memoria?
“La memoria finale è ancora allo studio dei legali. Non la firmerò senza averla connotata anche personalmente. Ci metterò del mio, non dico altro”.

Il Molina si può gestire anche senza un direttore generale?

“Sì, ma le regole da scrivere devono stabilire che senza direttore generale bisogna avere un regolamento che sia unito allo statuto, e che impedisca modifiche unilaterali”.

Che cosa pensa delle assunzioni fatte da Campiotti?
“Conosco le persone, le provenienze e le date di assunzione. So tutto. Però devo dire che si tratta di persone che si sono comportate lealmente verso la struttura”.

Fino a che data rimarrà?
“Il 31 maggio scade il decreto che mi ha nominato. Prima parlerò con l’Ats per verificare l’opportunità di chiudere o di andare avanti. Io penso tuttavia che un commissariamento ha senso se è temporaneo, non può essere indefinito. Quello che mi preme, oggi, è riuscire a condividere una proposta di nuove regole, e discuterla con gli stakeholder, prima di andare via”.

Campiotti lavorava gratis?
“Nello statuto è previsto. Sì. Inoltre l’’articolo 14 dello statuto, su proposta di Campiotti, è cambiato facendo divenire la presidenza un ruolo operativo. Non so se avesse un orario di lavoro ma lo faceva gratuitamente”.

Ha sentito quello che ha detto nella sua conferenza stampa?
“Ho sentito che ha detto di essersi assunto tutta la responsabilità delle scelte gestionali. Questo lo condivido e ha una logica”.

Il primo prestito erogato dalla gestione Campiotti è stato concesso a una società che non aveva ancora presentato un bilancio, che ne pensa?
“Credo sia giusto non parlare ora, perché le parti e i giudici che si dovranno pronunciare in futuro dovranno farsi una convinzione scevra da condizionamenti”.

Trasmetterà le carte alla magistratura?
“Valuterò la trasmissione degli atti alla magistratura se riterrò che emergano criticità”.

E’ a conoscenza di indagini penali?
“Non ne ho contezza”.

C’è la possibilità di una richiesta risarcitoria?
“Nel momento in cui matureranno le eventuali contestazioni si potranno contestualmente fare certi atti. Ma col ricorso al tar rischiamo che debba essere Campiotti a decidere se fare la richiesta risarcitoria. E dunque è nell’interesse di tutti oggi avere riservatezza su questi temi”.

Ha parlato con il sindaco di Varese?
“Sì, gli ho chiesto la nomina del revisore, che è prevista da statuto. E abbiamo parlato di proposte per le fasce deboli della popolazione”.

Il revisore quando deve essere nominato?
“Siamo in fase di sostituzione. Se il comune sceglie il bando pubblico, ci vorrà di più. A conti fatti però sarà un bene operare con il revisore. Avremo una autorità come il commissario, nominato dalla Regione, che è controllata da una autorità come il revisore, nominata dal comune. Una pluralità di soggetti che garantisce maggiore trasparenza, è a questo che si deve arrivare”.

Tornando alle criticità, il centro di questa vicenda è l’utilizzo delle risorse del Molina per operazioni finanziarie. Tutto bene?
“Sono state fatte delle operazioni che potrebbero presentare delle criticità. Ecco. Il Commissario non è però un’autorità inquirente”.

Ma le risulta normale che una onlus faccia operazioni finanziarie?
“Da quando sono entrato ho detto che ci sono delle situazioni di assoluta peculiarità che devono essere verificate per capire se vi sono state criticità”.

Possiamo tradurre che sono operazioni un po’ strane?
“Diciamo che non sono operazioni così normali, tali da non richiedere una verifica. Ma c’è un giudizio in corso, non posso entrare nelle singole vicende”.

Ma chiunque può chiedere un prestito al Molina?
“Oggi il Molina non può accettare proposte da chiunque. Perché io ho fatto una regola che dispone diversamente. Ma la debolezza del Molina è che io, nel ruolo di commissario, ho potuto cambiare le regole. Il problema della Governance è proprio questo. Occorre una dilatazione del potere”.

Insomma, evitare il potere discrezionale di uno solo?
“Certo”.

Che farete?
“Il livello di efficienza è già alto, ma si può migliorare. Della maggiore trasparenza ho già detto. Una serie di risorse recuperate dall’efficienza vanno destinate obbligatoriamente agli ospiti. Già Campiotti aveva fatto l’impianto di condizionamento, ma si può migliorare”.

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Pubblicato il 07 Febbraio 2017
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