L’architettura “sartoriale” di Vincenzo Latina a Villa Panza
L’architetto siciliano è ospite di Thinking Varese. L'appuntamento è per mercoledì 22 febbraio, alle 21
L’architettura non solo come semplice forma rigenerativa capace di rimandare l’ineluttabile perdita finale degli edifici “ad un più lungo avvenire”, bensì come capacità espressiva del pensiero contemporaneo nell’antico. Si potrebbe riassumere così la filosofia architettonica di Vincenzo Latina, architetto pluripremiato di fama nazionale e internazionale, curatore di molti progetti di altissimo livello, tra i quali, ricordiamo, anche la sua particolare “visione” dell’Arena Verona, e che all’archetipo pop dell’archi-star preferisce quello dell’architetto “sarto”, quando deve racchiudere in un’immagine la sua professione.
E proprio Vincenzo Latina sarà l’ospite relatore del secondo appuntamento di Thinking Varese, in programma mercoledì 22 febbraio 2017, alle 21 a Villa Panza.
Latina, nella conferenza di mercoledì, parlerà oltre che del suo pensiero architettonico, anche dei progetti realizzati e che di fatto lo concretizzano, quali ad esempio il Padiglione di accesso agli scavi del tempio ionico di Siracusa, ma anche i più recenti come quello legato all’Arena di Verona. «L’architettura deve prendere coscienza della propria potenza espressiva ed evocativa – dice Latina – deve sempre considerare il contesto contemporaneo, che possiamo identificare come la punta dell’iceberg, ma anche tutte le stratificazioni che “stanno sotto”, che sono la parte più grande e che proprio come nell’iceberg, sorreggono quel “poco” che vediamo. L’architettura quindi deve esprimere contemporaneità, ma anche rispettare e valorizzare contesto e storia di un luogo». E proprio questa è la sfida dell’architetto, il quale deve avere la sensibilità di percepire e cogliere il patrimonio invisibile e immateriale che ogni luogo ha, «per poi “cucire” interventi sartoriali, cucire gli edifici e cucire i tessuti». E questo, per Latina lo si deve fare sia in un contesto prettamente archeologico che in quello urbano: «Oggi le nostre città presentano centri storici, troppo spesso sottoposti a recuperi architettonici retorici e periferie diventate vere e proprie giungle urbane. Una distinzione sbagliata e sulla quale gli architetti dovrebbero lavorare per ricucire questa frattura».
Quello di Latina è un ritorno nella Città Giardino, poiché già nel 2010 ebbe modo di raccontare la sua architettura sempre su invito dell’Ordine degli architetti.
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