L’arte Louise Nevelson da Cortesi Gallery

La Galleria dedica una mostra monografica all'artista ucraina ma protagonista del panorama americano

Arte - Mostre

Si è aperta da pochi giorni a Lugano, nella sede svizzera della Cortesi Gallery, che espone anche a Londra in Maddox Street, una mostra dedicata, a quasi trent’anni dalla morte, ad un’artista statutinense di origine ucraina. Leah Berliawsky, in arte Louise Nevelson (1899-1988), è relativamente poco conosciuta in Italia, ma a New York, dove ha vissuto ed è morta, gli è stata addirittura intitolata una piazza nel cuore finanziario della Grande Mela. L’esposizione luganese è intitolata “Assemblages and Collages 1960-1980” e si protrarrà fino al 7 aprile.

Nata nei pressi di Kiev, Leah si era trasferita con la famiglia negli USA quando era ancora una bambina. Invogliata dal padre, che aveva lui pure inclinazioni artistiche, studiò canto e musica, oltre a frequentare la scuola pubblica, cosa che per una donna, a quel tempo, non era una questione così scontata.
Dopo la nascita del figlio, nel 1922, incontra le prime difficoltà personali, anche finanziarie, ma non rinuncia agli studi di teatro a Brooklyn, dove farà due incontri che si riveleranno importanti per la sua carriera: la principessa Norina Matchabelli, che darà un taglio orientalista alla sua vita, e l’architetto e scultore di origine ucraina Frederick Kiesles, che la introdurrà all’arte cubista.
Tra i lavori giovanili di Louise, dopo il viaggio in Europa che la aveva portata a studiare a Monaco di Baviera ed a visitare le opere di Giotto in Italia, c’è il lavoro come assistente del grande pittore muralista messicano Diego Rivera, per la decorazione dell’RCA Building.
In questi anni apre un suo studio e nel 1941 ottiene finalmente una mostra personale presso la Nierendorf Gallery di New York. Il salto di qualità arriva poco dopo, nel ’43, quando Marchel Duchamp propone la Nevelson a Peggy Guggenheim per la collettiva d’avanguardia femminile dal titolo “Thirty-One-Woman”, che sarebbe stata allestita quell’anno. Da allora, anche se non sono mancati i momenti di crisi, la Nevelson è entrata nel panorama artistico internazionale, con acquisti di sue opere da parte di alcuni dei principali musei del mondo, tra cui il MoMA.
In Italia va segnalata la sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 1962, dove rappresentò gli Stati Uniti, la personale alla GAM di Torino (1969), quella alla GAM di Roma nel ’76, al Palazzo delle Esposizioni capitoline nel ’94 e alla Fondazione Mediterranea a Catania tra il 2013 ed il 2014.

E’ molto difficile dire qualcosa di compiuto su una produzione artistica come quella della Nevelson, e d’altra parte la Galleria Cortesi di Lugano ha abituato i visitatori delle proprie esposizioni a linguaggi molto particolari. Bruno Corà, nel testo critico per il catalogo della mostra, associa in qualche modo la Nevelson al percorso artistico di Alberto Burri, ma certo sarebbe molto difficile, anche se lo si volesse, parlare dell’artista americana come di una scultrice e pittrice informale.
Quello della Nevelson è un percorso originale, che ha fatto molta fatica ad affermarsi lungo tutta la lunga vita della newyorkese: è un’arte che cerca una forma compiuta, ma non è senza forma, tutt’altro! semmai è alla ricerca di un significato che non viene pienamente trovato.

E’ raccomandabile una visione delle opere senza fretta, anche se la mostra non è particolarmente grande.

Cortesi Gallery
Via Frasca 5
Lugano (Svizzera italiana)
www.cortesigallery.com

Orari:
Dal lunedì al venerdì, dalle ore 10 alle ore 18

di
Pubblicato il 25 Febbraio 2017
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