“Mi ha guardato con odio e ho perso la testa”

Roberto Scapolo interrogato dal giudice al processo con rito abbreviato per l'omicidio della moglie Lorella Gisotti

Omicidio Mombello 2016

“Non so perché l’ho fatto, non so darmi una ragione”. Roberto Scapolo è ancora incredulo e anche davanti al giudice di Varese, questa mattina, ha ripetuto che lui non voleva uccidere la sua Loretta, la donna che amava e che nonostante ne fosse a volte un po’ succube, ogni giorno intratteneva con decine di messaggi, ricambiato, anche il giorno precedente al delitto.

Messaggi perfino teneri, in cui Roberto appariva come il cucciolo di casa, l’uomo che voleva esser quasi protetto da Loretta Gisotti, la vittima. Eppure, l’uomo che Laveno Mombello, il 16 luglio del 2016 ha colpito con tre martellate alla testa la moglie (il primo quello decisivo) ha agito quella mattina con una lucidità folle. “E’ stato il suo sguardo che mi ha fatto impazzire” ha raccontato al gup Chionna, durante l’udienza. Secondo Scapolo, quella mattina i due coniugi dovevano partire per una vacanza nella casa in Toscana.

L’HA UCCISA PER UN LITIGIO SUI BAGAGLI DELL’AUTO

La sera precedente, Roberto aveva cominciato a riempire il bagagliaio della vettura, ma la moglie lo aveva sgridato perché, a suo dire, le valigie erano state posizionate male. Roberto era stanco, ha raccontato, voleva riposare un po’ e partire alle 9 di mattina, ma la moglie era preoccupata per il traffico che avrebbero potuto incontrare in autostrada e aveva programmato la sveglia alle 4 e 20.

Roberto aveva deciso di dormire un’ora in più, si era alzato alle 5 e 20 ma Loretta scalpitava, faceva rumore e lo aveva svegliato. Una volta destato voleva bere un caffè ma Loretta era contraria.  C’era la macchina di riempire e bisognava andare. Lui, senza neanche il caffè, assonnato e sempre più arrabbiato si è alzato di malavoglia, ha quindi caricato la macchina, ma ha compiuto l’ultimo errore fatale. Non ha inserito nel bagagliaio la mazzetta che serbava per alcuni lavori nella casa in Toscana.

E’ tornato in soggiorno per prenderla e all’ennesimo insulto c’è stato il litigio, lo sguardo della moglie, e in un attimo l’uomo che al lavoro tutti dipingevano come il gigante buono, il marito bisognoso di attenzioni, è diventato una furia, un carnefice e ha assassinato la moglie in un gesto improvviso e violento.

GIUDIZIO

Scapolo è reo confesso, il suo avvocato Paolo Bossi non ha chiesto la perizia psichiatrica, ma con il rito abbreviato spera in uno sconto di pena. I familiari di Lorella Gisotti, difesi da Antonio Battaglia, si sono costituiti parte civile. Scapolo risarcirà, per quello che può. Una parte degli attriti della coppia dipese anche dal fatto che l’uomo aveva perso il lavoro. Aveva successivamente trovato un nuovo impiego ma i soldi erano diminuiti. Ora è tutto finito.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 14 Febbraio 2017
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