Primo trapianto multiorgano con prelievo a cuore fermo
Il particolare prelievo è stato effettuato all'ospedale di Varese dove l'equipe ha lavorato per dodici ore. Si tratta di uno dei primi casi di una paziente il cui cuore non batte più
Hanno lavorato per dodici ore ininterrottamente per riuscire a completare il prelievo multiorgano.
È accaduto lunedì scorso all’ospedale di Varese dove un’equipe multidisciplinare ha realizzato il primo prelievo da paziente a cuore fermo. Abitualmente si procede quando c’è morte cerebrale ma il cuore batte ancora: «All’estero il prelievo di organi a cuore fermo è una prassi molto diffusa, – spiega il prof. Paolo Grossi, Direttore del Dipartimento Trapianti dell’ASST dei Sette Laghi – mentre in Italia è praticata solo da pochissimi centri, primo fra tutti l’Ospedale di Pavia, e comunque non ha trovato applicazione fino al 2010. Per Varese questo è il primo caso, ma mi auguro che questa prassi possa consolidarsi, perché offrirebbe l’opportunità di aumentare notevolmente il numero di organi disponibili per i tanti pazienti in lista d’attesa. E’ importante tenere presente che, grazie alle procedure di perfusione sia prima che dopo il prelievo, la qualità degli organi donati da un paziente a cuore fermo è assolutamente sovrapponibile a quella degli organi prelevati a cuore battente. Certo, la procedura da seguire è più articolata e complessa, e varia a seconda che si tratti di un arresto cardiaco prevedibile oppure della conseguenza di un evento acuto improvviso, ma i vantaggi sono evidenti e importanti».
La prima donazione a cuore fermo di Varese è avvenuta grazie alla generosità di una donna di cinquant’anni che in vita aveva espresso la propria volontà a donare e all’impegno di un gruppo di professionisti affiatati in servizio all’Ospedale di Circolo che quotidianamente si dedicano ai prelievi di organi e tessuti.
Il fegato è stato trapiantato con successo all’Ospedale Niguarda di Milano, dove un altro paziente ha ricevuto uno dei reni. L’altro rene sta invece funzionando nel corpo di un paziente del Policlinico di Milano.
I vari tessuti prelevati sono invece conservati nelle rispettive banche, in attesa di essere utilizzati per ridare nuova vita ai pazienti in attesa.
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