A-27, revocato lo sciopero
Lunedì incontro con la proprietà. Sul tavolo buonuscita e rimborso chilometrico
Avrebbe dovuto essere il terzo sciopero nel giro di una settimana. Invece quella di oggi è stata una normale giornata di lavoro alla A-27 di Rancio Valcuvia, dove ieri l’altro 35 persone si sono fermate dal lavoro per rivendicare la necessità di un incontro con l’azienda.
Oggi c’è stata una risposta e una data per un incontro.
Sul piatto c’è lo spostamento della produzione a Gattico, in Piemonte, e la contestuale chiusura dell’impianto della Valcuvia per il prossimo luglio.
Un fatto che, secondo i dipendenti, produrrà importanti cambiamenti sotto il profilo logistico nel conciliare i tempi di famiglia e lavoro, oltre ai costi per lo spostamento: si tratta di una trasferta, da fabbrica a fabbrica, di quasi 50 chilometri.
I lavoratori, rappresentati dalla Flai, sigla che fa capo alla Cgil per la categoria degli occupati con contratto nel settore alimentare (l’azienda produce dessert di alta gamma), mettono sul piatto della trattativa due questioni: un rimborso chilometrico per la trasferta, e un’eventuale buonuscita per chi non si sentisse di affrontare ogni giorno un viaggio di oltre 100 chilometri fra andata e ritorno da Gattico.
Ora la notizia che lo sciopero, in programma per oggi, giovedì, è stato revocato: l’azienda ha acconsentito ad un incontro in programma per lunedì prossimo, 27 marzo, alle 9. Originariamente la proposta di un tavolo era stata fissata per il 4 di aprile: troppo tardi per i manifestanti di ieri l’altro, anche alla luce della chiusura degli stabilimenti anticipata all’estate prossima.
L’azienda, per ora, non commenta. Molti, in Valcuvia fra lavoratori e amministratori locali, attendono gli sviluppi delle trattative in corso per capire cosa succederà: di certo è chiaro che un pezzo importante della produzione industriale della valle è pronto per fare le valigie. Solo un anno fa i dipendenti erano 120, oggi molti meno, da quando le prime linee di produzione sono state spostate e con esse una quarantina di dipendenti.
Il paradosso è che ciò sta avvenendo per un’azienda che sta andando bene e ha evidentemente necessità logistiche che lo stabilimento di Rancio Valcuvia non è più in grado di sostenere.
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