Alla scoperta del nostro passato, appuntamento al Museo

Prende il via domenica 19 marzo la serie di appuntamenti dove verranno analizzati i costumi e gli accessori delle antiche popolazioni che frequentarono il nostro territorio

Tempo libero generica

Lo scorso anno il Museo Archeologico di Angera ha avviato, in collaborazione con la Soprintendenza e grazie al cofinanziamento di Regione Lombardia, un progetto triennale dal titolo “Il museo e gli altri”, che mira a individuare e studiare le tracce relative alla presenza di genti non latine e abitudini inconsuete nella Lombardia antica.

Il ciclo di conferenze dal titolo “Gli Dei degli Altri” ha riscosso grande successo e la pubblicazione che ne è seguita verrà presto presentata a Milano. Abbiamo scoperto che ad Angera sono attestati culti celtici e mediterranei, templi di Iside e luoghi di culto dedicati a Cibele e a Mitra, e che il primo cristiano angerese di cui conosciamo il nome, Maraotes, era nato in Siria. Quest’anno invece la ricerca passerà dall’intimità all’esteriorità e verranno analizzati i costumi e gli accessori delle antiche popolazioni che frequentarono il nostro territorio. Scopriremo che Uomini e Donne, in ogni epoca, a volte restano affezionate al proprio costume tradizionale, a volte invece preferiscono seguire le nuove mode suggerite dai conquistatori o dalla classe dominante o di successo. Il ciclo di conferenze del 2017 ha infatti come titolo NEI PANNI DEGLI ALTRI, costumi, accessori e aspetti inconsueti nella Lombardia romana.

Tempo libero generica

“Anche quest’anno l’Amministrazione di Angera investe nella cultura finanziando un progetto volto a valorizzare il notevole patrimonio custodito dal nostro territorio – dichiara Valeria Baietti Assessore alla Cultura -. Vogliamo proporre riflessioni stimolanti e attuali che partano dal nostro Museo e che si estendano su un territorio ricco di potenzialità. Riscoprire gli antichi usi e costumi autoctoni potrebbe addirittura ispirare le attività artigianali locali a realizzare abiti, calzature, accessori che ne riproducano lo stile, riproponendo e rimettendo in auge la moda dell’antichità.
Parteciperanno a questa ricerca alcuni tra i migliori studiosi e conoscitori del nostro territorio, a cui va il mio più grande ringraziamento”.

Il primo appuntamento è dunque domenica 19 Marzo alle ore 17.30 presso la Sala Conferenze del Museo Archeologico di Angera, Via Marconi 2. Mauro Squarzanti, Conservatore del Civico Museo Archeologico di Sesto Calende, aprirà il programma con una relazione dal titolo Modi e mode dell’abbigliamento nell’area prealpina golasecchiana. Le vesti e gli ornamenti in uso nella cultura di Golasecca non sono solo il frutto di consolidate consuetudini culturali locali, ma riflettono talvolta mode e valori importati da paesi lontani, assunti a simbolo del prestigio delle persone che li indossano.
Ingresso libero.

Insieme alle conferenze, ricominceranno anche i tanto attesi Laboratori didattici del MABA, il Museo Archeologico dei Bambini – Angera. Le attività didattiche seguiranno il seguente tema DA CHI TI TRAVESTI? Pietra, fibra e metallo per un costume Old Ethnic Fashion. Domenica 19 Marzo alle ore 15.00 Melissa Proserpio, archeologa e artista esperta in didattica proporrà ai bambini il laboratorio dal titolo Fibule e armille. Un gioiello per tutte le stagioni.

L’attività è destinata a tutti i bambini dai 5 ai 12 anni, è gratuita ma è necessario prenotare scrivendo una email a museo@comune.angera.it oppure telefonando a 320 4653416. Vi consigliamo di restare aggiornati seguendo gli eventi sul sito www.angera.it.

DETTAGLI SUL PROGETTO

NEI PANNI DEGLI ALTRI, costumi, accessori e aspetti inconsueti nella Lombardia romana

Sono più le cose che ci spaventano di quelle che effettivamente ci minacciano,
Lucilio mio, e spesso ci preoccupiamo più per le apparenze che per la realtà.
Seneca, Lettere a Lucilio, Libro II, 13, 4

Ida Magli, grande antropologa del secolo scorso, da poco scomparsa, scriveva: L’abito è il corpo stesso: attraverso l’abito il corpo si piega ai significati che la società gli ha assegnato, e al tempo stesso li afferma.

Nelle società antiche le differenze di aspetto legate all’etnia erano considerate come vestiti, senza alcuna discriminazione relativa al colore della pelle, che era quindi il ‘primo abito’ di ogni persona.
Indumenti e accessori sono quindi elementi di grande interesse per comprendere come e perché, anche in antico, le Persone scegliessero i loro ornamenti e fossero pronte a grandi investimenti di denaro, pur di mostrarsi con oggetti preziosi, che ne indicassero lo status di appartenenza, gioielli realizzati talvolta da artigiani stranieri e per i quali venivano spesso utilizzate materie prime di remota provenienza. Coloro che migravano portavano con sé abiti e accessori tradizionali, che finivano per integrarsi con il costume locale. Talvolta le genti autoctone decidevano al contrario di indossare ornamenti stranieri, soprattutto quando il popolo giunto nel loro territorio, raggiungeva la supremazia e quindi era preferibile mostrarsi partecipi delle nuove mode per essere inclusi nei nuovi ambienti di potere. Tutti gli esseri umani hanno infatti bisogno, in ogni tempo, di sentirsi parte di un gruppo sociale di successo e quindi cercano di assumerne l’aspetto. Allo stesso tempo però tutti hanno bisogno di conservare segno e memoria della propria identità e quindi difficilmente rinunciano ad un accessorio, magari piccolo, che possa continuare a ricordare chi sono e da dove vengono.
Nella favola La donnola e i topi, Fedro suggerisce ai lettori di andare oltre le apparenze, perché: “Non semper ea sunt quae videntur; decipit frons prima multos: rara mens intellegit quod interiore candidit cura angulo”,
ossia // “Non sempre le cose sono come appaiono, il primo aspetto inganna molti: di rado la mente scopre cosa è nascosto nell’intimo”.

Con il ciclo di conferenze di quest’anno cercheremo di andare oltre l’aspetto esteriore che dovevano avere gli antichi popoli che frequentarono, attraversarono o risiedettero nel nostro territorio. Con l’aiuto di studiosi, ricercatori e curatori museali, cercheremo di scoprire come sia facile ingannarci quando ci limitiamo ad osservare la superficie delle Persone e quanto invece possiamo capire anche di noi stessi, indagando la profondità degli altri, ossia gli intimi motivi per cui gli Esseri Umani scelgono di avere un aspetto o un accessorio piuttosto che un altro.
Scopriremo che possono passare migliaia di anni, ma nulla cambia nella natura umana.

UN ANTICIPO SULLE PROSSIME CONFERENZE

9 Aprile –  L’appartenenza etnica nei gioielli gallici. Elena Poletti. Museo Archeologico di Mergozzo
7 Maggio – Incontri multietnici negli ornamenti delle necropoli del Verbano. Gabriella Tassinari, Università degli Studi di Milano
28 Maggio – Elmi, cappelli e accessori in fibre organiche in Italia settentrionale. Mauro Rottoli, Università di Trento
8 Ottobre – Telai di pietra per manti purpurei nella Lombardia antica. Cristina Cattaneo, Università degli Studi di Milano
12 Novembre – Perle di vetro: tecniche e percorsi di indagine. Marina Uboldi, Museo Archeologico di Como
3 Dicembre – Lussi da Longobardi Marina de Marchi, Museo Archeologico di Arsago Seprio

UN ANTICIPO SUI PROSSIMI LABORATORI DIDATTICI
9 Aprile – Timbro e sigillo. Marchiare, segnare, imprimere un segno che narra di sé.
28 Maggio – Un paio di suole e via. Scarpe a strisce per tutte le calze.
8 Ottobre – Tra trama e ordito. Tessitura a dito e a telaio.
12 Novembre – Palline colorate. Perle, perline e vaghi di collana
3 Dicembre – Cintura e appendino. Cinture e striscette dai mille decori

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Marzo 2017
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