Botte e umiliazioni riprese con il telefonino: 4 arresti

I carabinieri, dopo accurata indagine, hanno fermato una baby gang: accusati anche di violenza sessuale. Avevano anche devastato treni a sassate

rapina carabinieri

Quattro arresti e sei denunce a Vigevano, per fermare la “baby gang delle stazioni ferroviarie”: i carabinieri della città della scarpa hanno fatto scattare le misure questa mattina, fermando i minorenni (15-16 anni, i più) accusati di una serie di episodi di bullismo e violenza ai danni di coetanei, oltre che di episodi di vandalismo.

Le violenze erano spesso riprese ed esibite come trofei su Whattsapp e altri sistemi di messaggistica. Secondo le indagini, in un caso gli arrestati avevano costretto un loro coetaneo – il bersaglio preferito per le loro angherie, un quindicenne ‘fragile’ – a bere alcolici fino ad ubriacarlo, poi gli avevano messo una catena al collo e l’avevano portato come un cane al guinzaglio in giro per le strade della cittadina in cui risiedono. In un’altra occasione, in cinque contro uno l’avevano afferrato con la forza, denudato, tenuto appeso per le gambe a testa in giù sopra un ponte e costretto a subire atti sessuali.

Il tutto era stato ripreso da un telefonino e il filmato era stato diffuso tra gli amici. Le accuse verso i ragazzi – i quattro arrestati hanno 15 e 16 anni – vanno dal concorso in violenza sessuale alla riduzione in schiavitù, dalla pornografia minorile (per la diffusione delle immagini delle loro ‘imprese’, tra cui una violenza con una pigna, nei social network) alla violenza privata aggravata mediante lo stato di incapacità procurato alla vittima.

Con i quattro arrestati c’era anche un ragazzino ancora più piccolo, tredicenne e dunque legalmente non imputabile. La sua posizione, considerata la pericolosità sociale, è però ora al vaglio per l’ eventuale richiesta di una misura di prevenzione.

Il bersaglio principale delle persecuzioni era un ragazzo di 15 anni, studente di prima superiore, definito dagli inquirenti “fragile”. Inizialmente, succube del capo della banda di bulli, aveva accettato di subire una serie di piccole angherie e prese in giro perché temeva di essere emarginato dal gruppo. Le vessazioni e le umiliazioni, però, erano cresciute d’intensità fino a diventare sempre più violente e insopportabili. Del “branco” – composto soprattutto da coetanei, anche se qualcuno di loro causa bocciature è ancora alle scuole medie – facevano parte anche altri cinque minori tra i 15 e i 16 anni, accusati solo di aver partecipato insieme agli arrestati a una serie di episodi di vandalismo contro treni, altro “passatempo” del gruppo: lanci di sassi, finestrini rotti con i martelletti frangivetro, estintori scaricati all’interno delle carrozze. Dovranno rispondere di danneggiamento aggravato e interruzione di pubblico servizio.

I protagonisti – secondo le informazioni diramate dai carabinieri – non appartengono a un mondo di marginalità sociale, sono figli di professionisti, commercianti, impiegati, operai. Le indagini dei carabinieri del capitano Rocco Papaleo sono state complesse e delicate. Dopo aver raccolto notizie relative ad alcuni degli episodi, i carabinieri hanno dovuto anzitutto convincere i genitori di alcune vittime a presentare denuncia, preoccupati per quanto sarebbe potuto ulteriormente accadere ai loro figli.

Non sono mancate le spedizioni punitive, come quella avvenuta a febbraio quando due ragazzi di 15 anni, ritenuti responsabili di aver denunciato alcuni degli episodi di bullismo, sono stati affrontati al rientro a casa, spintonati e presi a pugni. Solo l’intervento di un genitore, casualmente di passaggio, ha posto fine all’aggressione. Fondamentale nello sviluppo delle indagini è stata la collaborazione che i carabinieri hanno ottenuto da un coetaneo delle vittime, testimone di alcune violenze. Hanno conquistato la sua fiducia e lui, sentendosi protetto, è riuscito a procurarsi e poi consegnare una delle foto della violenza sessuale divulgate dal “branco”, in cui i responsabili si mostravano visibilmente compiaciuti ma soprattutto erano ben riconoscibili.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Marzo 2017
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