Commissione Attività Produttive: via libera al “Black Friday” lombardo

Primo confronto sulla Proposta di legge per i “minimi salariali”. Sulla vertenza K-Flex chiesto un approfondimento

Saldi a Varese

Saldi, minimi salariali e vertenza K-Flex. Sono questi gli argomenti di lavoro nella seduta odierna della Commissione Attività Produttive presieduta da Pietro Foroni (Lega Nord).

Con il voto favorevole della maggioranza, l’astensione di PD e Patto Civico e la contrarietà del Movimento 5 Stelle, la Commissione ha approvato il progetto di legge che istituisce il “Black Friday” lombardo. Relatore è lo stesso Presidente Foroni.

Il provvedimento, che dovrà ora essere vagliato dall’Aula, va a modificare il testo unico del commercio per regolamentare definitivamente una pratica commerciale ormai consolidata anche in Italia, ma che al momento la legge regionale lombarda del 2010 vieta espressamente. Attualmente, infatti, non sono consentite le vendite promozionali dei prodotti destinati ai saldi dal 25 novembre fino al 31 dicembre.

“Il progetto di legge non fa altro che rispondere alle richieste dei commercianti e delle associazioni di categoria, che erano penalizzate dalle attuali normative non adeguate alle nuove tendenze dello shopping – commenta il Presidente Foroni – Con questo provvedimento normalizziamo iniziative che vengono già celebrate sul territorio ma che, in alcuni casi, sono state paradossalmente sanzionate”.

Il progetto di legge propone di accorciare il periodo di divieto di effettuare vendite promozionali nei soli 30 giorni antecedenti alle vendite di fine stagione (l’avvio dei saldi è stato fissato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome il primo giorno feriale antecedente l’Epifania e il primo sabato del mese di luglio). Il Black Friday (“venerdì nero” in inglese) è negli Stati Uniti il giorno successivo al Giorno del ringraziamento e tradizionalmente dà inizio alla stagione dello shopping natalizio. Il Black Friday cade l’ultimo venerdì del mese di novembre, generalmente tra il 23 e il 29 novembre.

Minimi salariali. Ha preso il via questa mattina la discussione sulla Proposta di legge al Parlamento (PlP) che mira a introdurre nuove norme in materia di contrattazione collettiva decentrata. Relatore è il Presidente della Commissione, Pietro Foroni (Lega Nord). Il testo, composto da 6 articoli, mira alla determinazione dei minimi salariali a livello regionale e aziendale. “Mantenere la centralità del contratto nazionale anche nella determinazione dei salari minimi non tiene conto delle differenze connesse al potere d’acquisto da Regione a Regione con conseguente ingiusto squilibrio del salario reale”, recita la relazione introduttiva del provvedimento. “Il decentramento delle contrattazioni collettive ha come obiettivo l’uguaglianza sostanziale attraverso la verifica del potere reale di acquisto – spiega il Presidente Foroni – Un altro aspetto fondamentale è la volontà di ancorare la retribuzione a coefficienti di produttività”. In audizione erano presenti i professori Giuseppe Valditara e Francesco Rotondi che hanno collaborato alla scrittura della Proposta di legge. Alcuni dati. Una recente indagine Eurostat – si legge nella relazione che accompagna la Proposta di legge – ha calcolato il salario orario italiano in 12,5 euro con un potere d’acquisto pari a 12,3 euro; nell’Unione europea la media è invece di 13,2 euro l’ora. Il dato europeo è tuttavia condizionato dai bassi salari dei Paesi dell’est: in Bulgaria la paga oraria è di 1,7 euro e in Romania di 2 euro. Secondo una ricerca della Fondazione Rodolfo Debenedetti, svolta nel 2014 dagli economisti Tito Boeri della Bocconi, Andrea Ichino dell’Istituto universitario europeo ed Enrico Moretti dell’università californiana di Berkeley, un cassiere di banca di Milano con cinque anni di anzianità guadagna uno stipendio nominale superiore a quello di Ragusa del 7.5%. Considerata la differenza del costo della vita lo stipendio reale del bancario milanese è inferiore del 27.3% rispetto a quello del suo collega siciliano. Il salario nominale di un insegnante di scuola elementare, sempre con cinque anni di anzianità, è uguale in tutte le regioni italiane: 1.305 euro al mese. Una retribuzione che però in base al diverso indice dei prezzi al consumo nelle due città prese come campione equivale a 1.051 euro reali a Milano e 1.549 a Ragusa. Per avere lo stesso potere d’acquisto lo stipendio dell’insegnante milanese dovrebbe essere del 48% più alto di quello dell’insegnante che vive a Ragusa. Grazie ad un contratto integrativo provinciale – si legge ancora nella relazione – un maestro elementare altoatesino con 25 anni di anzianità guadagnava, nel 2009, 2.400 euro al mese lorde contro uno stipendio di un maestro elementare lombardo di eguale anzianità, di appena 1.600 euro lorde, ben 800 euro al mese di differenza.
K-Flex. A seguito delle persistenti criticità occupazionali della K-Flex di Roncello (MB), situazione più volte al centro dei lavori della Commissione, il Presidente del Partito Democratico, Enrico Brambilla, ha concordato con la Commissione di invitare in audizione Fabrizio Sala, assessore con delega alla Internazionalizzazione delle imprese. Lo scopo è quello di verificare se K-Flex abbia beneficiato di misure regionali e di confrontarsi sulle iniziative a supporto della internazionalizzazione in Polonia.

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Pubblicato il 09 Marzo 2017
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