Bimbo con la testa rotta, l’ospedale denuncia la madre

Il piccolo aveva solo un anno. Dalla segnalazione dei medici avviata un'inchiesta. La donna fu arrestata nel 2016, oggi ha patteggiato un anno e sei mesi

Tribunale Varese

Una madre sotto processo per aver spaccato la testa al figlio di un anno. E’ una brutta storia di maltrattamenti, quella avvenuta a Varese: protagonista una donna, oggi 37enne, che avrebbe picchiato e umiliato i suoi due figli piccoli, e in un caso anche procurato una frattura alla testa al figlio minore che all’epoca aveva solo un anno.

La vicenda inizia nel settembre del 2014, quando la madre porta il bimbo all’ospedale di Varese in gravi condizioni: ha le convulsioni, gli occhi sbarrati, la bava alla bocca. I medici notano che ha una emiparesi alla faccia, gli praticano una tac e scoprono che il piccolo ha una frattura dell’osso occipitale del cranio. Chi l’ha ridotto in quelle condizioni?

L’ospedale di Varese segnala la vicenda, interviene il tribunale e il giudice toglie temporaneamente il bambino alla madre, per paura che sia stato picchiato. Tuttavia le indagini della procura passano per una richiesta di archiviazione, in mancanza di riscontri. Ma dopo due anni, nel 2016, la situazione precipita di nuovo. Intervengono i nonni del bimbo, che decidono di andare dai carabinieri spiegando che il piccolo ha spesso lividi sul corpo.

Un pomeriggio, sfruttano l’assenza della madre per portarlo in ospedale, dopo aver constatato la presenza di brutti lividi e persino di una lacerazione dovuta a un morso sul corpo. La donna però non vuole, li insegue in auto, e li intercetta in strada. Teme ripercussioni. I nonni vanno fino in fondo: chiamano i carabinieri e un’ambulanza. Solo con questo blitz ottengono che il bimbo venga trasportato all’ospedale di Tradate.

I medici accertano i segni sul corpo. L’episodio fa ripartire le indagini. Scattano le intercettazioni telefoniche, da cui emerge che la donna è solita insultare e umiliare anche il figlio maggiore, di 9 anni, a cui rivolge ogni tipo di insulto, trattandolo come fosse «ritardato». La madre minaccia persino il bimbo di punirlo con calci nelle parti basse. Anche il giorno dell’arresto apostrofa il figlio maggiore, accanendosi verbalmente contro di lui.

La donna si è giustificata in diversi modi durante le indagini, ma al processo ha mostrato pentimento e ha chiesto di patteggiare una pena per percosse, lesioni personali, minacce, a un anno e sei mesi. L’avvocato di parte civile Andrea Boni si è detto stupito per la decisione del tribunale di accettare il patteggiamento.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 07 Aprile 2017
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