“Chiunque vinca le primarie, sarà il mio segretario”

Confronto tra Samuele Astuti e Gianni Macchi in vista della consultazione. La base chiede meno litigiosità e più comunicazione

Primarie Pd Varese

Il vento delle primarie agita il Partito Democratico, ma la sensazione è che la base non si faccia scuotere dalle polemiche e tiri avanti in attesa della consultazione. Se c’è un’evidenza che è emersa nel confronto a Varano Borghi tra Samuele Astuti, rappresentante della mozione Renzi, e Gianni Macchi, rappresentante della mozione Orlando, è proprio l’esigenza di stringere i ranghi in un momento delicato per il futuro del partito.

«Chiunque vinca, sarà il mio segretario» hanno ripetuto a più riprese i due rappresentanti per ribadire la priorità dell’unità interna rispetto alle divisioni personali che hanno scatenato un’eccessiva litigiosità. Di fronte agli iscritti della zona (l’incontro era organizzato dai circoli del Pd di Casale Litta, Sesto Calende, Varano, Vergiate, Giovani Democratici dei Laghi), Astuti e Macchi hanno risposto alle domande poste dagli stessi circoli sui temi principali che dovrà affrontare il futuro segretario del Pd, a partire dal calo degli iscritti alle future alleanze politiche, dall’occupazione giovanile fino al ruolo del governo nell’economia. Secondo Macchi, per affrontare l’emergenza economica bisogna evitare di procedere con provvedimenti spezzettati e dispersi in mille rivoli, mentre bisogna tornare a fare investimenti strategici. Per Astuti la parola chiave è «lavoro», tema a cui si collega l’equità fiscale che deve tutelare maggiormente le famiglie.

Le differenze delle due mozioni riguardano soprattutto la visione del partito e la legge elettorale. A un Renzi decisionista si contrappone un Orlando più incline alla mediazione, aspetti che possono essere amplificati o depressi a seconda della legge elettorale che verrà scelta. Per Astuti bisogna scongiurare un ritorno a un sistema proporzionale. «Per garantire la governabilità e la stabilità – ha detto il segretario provinciale del Pd – occorre dare il premio alla lista e non alla coalizione. La non decisione giova sempre a chi sta bene e non a chi sta male, pertanto non bisogna abbassare l’asticella oltre un certo limite perché è segno di una politica debole incapace di cambiare. E se c’è uno che si è fatto carico della responsabilità del cambiamento, questi è proprio Matteo Renzi».

Per Macchi, invece, considerato che in Italia è impossibile avere un bipolarismo perfetto, l’unica via è quella del proporzionale con il relativo premio alla coalizione. «Bisogna dire con chiarezza che cosa non è andato negli ultimi quattro anni – ha concluso il rappresentante provinciale della mozione Orlando -. La grande differenza tra Renzi e Orlando sta proprio nella concezione che i due hanno del partito e l’attuale ministro della Giustizia è la persona più adatta a ricucire e trovare alleanze a sinistra. E comunque andrà, io rimango nel partito».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Aprile 2017
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