I comitati denunciano: “Incidenti anomali per gli scarichi di Accam”

I comitati che si battono contro l'inceneritore rivelano che negli ultimi mesi ci sarebbero stati almeno 5 casi rilevanti nell'attivazione dei bypass di Accam

accam

Un problema da qualche parte nell’impianto, la pressione interna aumenta e per evitare danni si apre il bypass dei fumi. Una procedura di emergenza che scarica nell’atmosfera fumi non completamente trattati ma che ad Accam sembra diventata una routine.

Questo è almeno quanto sostengono i comitati che chiedono la chiusura dell’impianto il prima possibile, sulla base di una serie di anomalie registrate negli scorsi mesi e che sono state oggetto anche di un’indagine di Arpa. In un comunicato i comitati sottolineano come ci siano stati “alcuni superamenti dei limiti semiorari per le polveri” che sarebbero stati causati da “tre sforamenti nel 2016 e due nel 2017, relativi alla linea 1”. Questi eventi hanno determinato anche una ispezione straordinaria di Arpa e una relazione finale “inviata anche al Comune di Busto Arsizio che ben si è guardato di renderla pubblica o anche solo di farla conoscere agli altri comuni consorziati”, accusano i comitati.

E in quella relazione, che adesso è tra le mani dei comitati, che si nasconde quella che viene bollata come la cattiva gestione dell’inceneritore di Borsano. In un passaggio della relazione viene infatti riportato che:

Dall’analisi dei dati di questi ultimi mesi, l’apertura del bypass, come presidio a salvaguardia del sistema d’abbattimento delle polveri è avvenuta in maniera frequente con durata dei singoli eventi di alcuni minuti, quasi ad evidenziarla come una normale modalità di gestione del sistema.

Proprio per questo secondo i comitati “ogni assicurazione a parole non può essere presa come verità” sopratutto ribadendo che “nascondere le notizie non giova neppure alla credibilità degli enti, in primis quelli deputati alla salvaguardia dell’ambiente e della salute”. Alla luce di tutto questo viene quindi ribadita la volontà di una chiusura dell’impianto nel più breve tempo possibile perché “mettere qualche pezza per qualche anno non ha senso né tecnico né economico, allungare la vita di un impianto tecnologicamente obsoleto e con una pratica di gestione dei rifiuti anch’essa obsoleta, non è in linea né con gli obiettivi europei né con quelli regionali”.

Marco Corso
marco.corso@varesenews.it

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Pubblicato il 30 Aprile 2017
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