Il piano di Shell per scoprire se c’è petrolio sotto di noi

La multinazionale si prepara a sondare il terreno per scoprire eventuali giacimenti di petrolio tra Lombardia e Piemonte. Ecco come e quando

shell petrolio

Conformazione geografica, dati statistici, storia geologica. E’ questo che porta Shell ad immaginare che sotto di noi potrebbe esserci il petrolio. Un’idea che è molto concreta al punto che la multinazionale energetica è pronta ad avviare i rilievi in un’area di 420 chilometri quadrati tra Piemonte e Lombardia, toccando anche la provincia di Varese.

LA PRIMA FASE DI INDAGINE

Per capire se ci sono giacimenti Shell inizierà a sondare il terreno attraverso un rilievo geofisico 2D. Verranno utilizzati dei camion con particolari presse che producono vibrazioni e in base al modo di rifrazione permetteranno di disegnare una mappa del sottosuolo. Dove i camion non riusciranno ad arrivare, verranno utilizzate piccole cariche di esplosivo che avranno, di fatto, lo stesso effetto.

Questa tecnica non viene considerata invasiva dal punto di vista ambientale e sarà contenuta nel tempo. Shell prevede di iniziare l’indagine a cavallo tra il 2018 e il 2019 per un tempo non superiore ai 3 mesi. Un punto di partenza che, come ogni fase di questo progetto, dovrà essere sottoposto ad un procedimento di VIA (valutazione impatto ambintale, ndr) che shell prevede di avviare tra maggio e giugno.

DOVE SI CERCHERA’ IL PETROLIO

L’area di ricerca è nota come Cascina Alberto, un territorio di oltre 400 chilometri quadrati tra Piemonte e Lombardia nelle province di Biella, Novara, Vercelli e Varese. Shell ha già identificato i comuni nei quali effettuerà l’indagine e quelli in cui i camion non ci saranno. Ecco la mappa completa del progetto (clicca qui per vedere l’immagine ingrandita)

cascina alberto

Per la Provincia di Varese i comuni all’intero del perimetro di ricerca sono quelli di Angera, Comabbio, Golasecca, Lonate Pozzolo, Mercallo, Osmate, Sesto Calende, Somma Lombardo, Taino, Travedona Monate, Vergiate e Vizzola Ticino. A questi si aggiungono anche Mornago e Ternate, anche se formalmente esterni all’area di ricerca, mentre il petrolio non sarà cercato sotto Brebbia, Cadrezzate, Ispra e Malgesso.

I PASSI SUCCESSIVI

Una volta completata questa prima fase di indagine Shell potrebbe decidere di realizzare un pozzo esplorativo vero e proprio. Se cioè verranno trovati giacimenti l’azienda potrebbe decidere -sempre passando da una valutazione di impatto ambientale- di andare a prendere quel petrolio per analizzarlo. In questo caso verrà realizzato un pozzo in una zona specifica che sarà individuata in base ai risultati dell’indagine.

A questo punto, se il petrolio trovato verrà considerato di buona qualità, l’azienda potrà decidere se iniziare la procedura per estrarlo ma anche in questo caso dovrà essere avviato un nuovo procedimento di VIA.

LA PROBABILITA’ DI TROVARE IL PETROLIO

Da un punto di vista statistico, comunque, è abbastanza improbabile che l’oro nero verrà trovato. In media solo il 5% delle indagini effettuate con i rilievi geofisici fotografano situazioni interessanti e, nei casi positivi, solo un pozzo espolorativo su 10 alla fine dà risultati soddisfacenti. Le variabili infatti sono moltissime: non solo il petrolio dev’essere presente ma deve esserlo anche in quantità abbondanti per giustificare le attività di estrazione. In più fino a quando i tecnici non avranno in mano un campione non potranno sapere con certezza la qualità del petrolio.

Ma anche se la possibilità di diventare un nuovo Texas sono abbastanza basse, questa indagine di Shell potrebbe avere effetti positivi per il territorio. L’azienda si è infatti impegnata a condividere con le università lombarde e piemontesi le mappe del sottosuolo che saranno realizzate grazie all’attività di indagine in modo da fornire importanti informazioni sul sottosuolo di queste zone.

IL PROGETTO OPEN SHELL

Un progetto che Shell non vuole sembri calato dall’alto. Proprio per queso l’azienda ha iniziato un fitto ciclo di incontri -circa 200- per parlare con i sindaci, associazioni e stakeholders delle aree interessate dall’indagine. Colloqui informali che Shell sta realizzando ancora prima di fare la richiesta di Valutazione di Impatto Ambientale per raccogliere fin da subito preoccupazioni o richieste delle comunità locali legate al rilievo geofisico.

Marco Corso
marco.corso@varesenews.it

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Pubblicato il 20 Aprile 2017
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Commenti

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  1. marco_mira
    Scritto da marco_mira

    Già cercarono petrolio o metano ad Angera negli anni 70 e poi rinunciarono per non convenienza. Ricordo, allora ero bambino, un continuo di colpi probabilmente causati dalle trivelle… Avete notizie di quelle vecchie ricerche?

  2. marco_mira
    Scritto da marco_mira

    Se ne parla perfino su Wikipedia…. di Angera e del suo Metano…
    “Nell’autunno del 1776 Alessandro Volta studiò un fenomeno noto anche in epoche più lontane, segnalatogli da Carlo Giuseppe Campi: in un’ansa stagnante del fiume Lambro, avvicinando una fiamma alla superficie si accendevano delle fiammelle azzurrine.

    Questo fenomeno era già stato studiato separatamente da Lavoisier, Franklin e Priestley pochi anni prima era stato classificato semplicemente come un’esalazione di aria infiammabile, di origine minerale.

    Volta volle andare più a fondo della questione. Mentre era ospite ad Angera nella casa dell’amica Teresa Castiglioni (Angera 1750 – Como 1821), Alessandro Volta scoprì l’aria infiammabile nella palude dell’isolino Partegora, in località Bruschera (provincia di Varese). Provando a smuovere il fondo con l’aiuto di un bastone vide che risalivano delle bolle di gas e le raccolse in bottiglie. Diede a questo gas il nome di aria infiammabile di palude e scoprì che poteva essere incendiato, sia per mezzo di una candela accesa, sia mediante una scarica elettrica; dedusse che il gas si formava nella decomposizione di sostanze animali e vegetali. Pensando immediatamente a un suo utilizzo pratico costruì dapprima una pistola elettroflogopneumatica in legno, metallo e vetro, il cui scopo sarebbe stato la trasmissione di un segnale a distanza, e in seguito realizzò una lucerna ad aria infiammabile e perfezionò l’eudiometro per la misura e l’analisi dei gas.”

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