Nella Bay area l’oro sono le persone non le idee

Dalla Logitech alla Apple insieme al venture capital è la creatività italiana a lasciare il segno. Una giornata utile anche per scoprire la filosofia del mondo del lavoro

In ogni angolo di Silicon valley, o Bay area, come la chiamano tutti da queste parti, trovi qualche italiano in posti di rilievo.

Lo study tour di Confindustria Lombardia e Univa venerdì è partito da Neato, una azienda poco conosciuta che sviluppa robotica. A guidarla però è un personaggio noto da queste parti. Giacomo Marini è stato il fondatore della Logitech ed è un esperto di Venture capital. Nell’incontro snocciola dati e metodi per comprendere bene come si finanzino le imprese nella Silicon valley.

È stata proprio la sua ex azienda il cuore del terzo giorno del tour. Prima un incontro con il vulcanico Vittorio Viarengo che in Italia molto conosciuto per il suo sito e la pagina Facebook Viva la focaccia, dove ha un seguito di centinaia di migliaia di persone. Vittorio è un “veterano” della Bay area e ha raccontato il mondo del lavoro e il sistema di recruting.

“Nella Silicon valley la disoccupazione è meno 15%. Questo vuol dire che chiunque abbia competenze, passione e voglia di fare, può trovare lavoro. Qui si cercano le persone non le idee. L’imperativo per un manager è assumere gente brava e la seconda cosa è poi togliersela dai piedi. C’è una ossessione per trovare gente giovane”.

Dal racconto di Vittorio emerge ancora una volta il dinamismo spinto di questa parte del mondo. Una filosofia molto diversa da quello che succede in Italia e lo si capisce ascoltando tante delle persone che hanno scelto di venire a vivere qui.

“Per una buona scelta – continua Viarengo – è fondamentale conoscere le passioni esterne al lavoro. Le persone sono motivate dal leader, dall’impatto del progetto per cui presteranno la propria opera e poi dai soldi”.

La Logitech, nata in Svizzera anche grazie all’azione di Marini, si è trasferita in California e ora ha capitale principalmente cinese. Segno dei cambiamenti profondi che subiscono le aziende. A cambiare però non è tanto la bandiera, ma anche i prodotti. La ricerca di punta ora è su elementi digitali molto più complessi delle periferiche dei pc con cui Logitech si era affermata sul mercato.

La penultima tappa della giornata ha fatto storcere la bocca a molti partecipanti al tour. Le aspettative erano altissime anche perché si entrava niente popodimeno che alla Apple. Le foto di rito erano già scattate davanti al cartello che indicava Cupertino, figuratevi poi all’ingresso della più ricca e famosa azienda del mondo.

Ad accogliere la delegazione italiana, rinfoltita dalla presenza del console Orturano, di Maroni e di Sala, c’era Paolo Sacchetto che è alla guida di un’area di sviluppo della Apple. Su questo incontro scriveremo in altro momento, ma c’è da registrare la scelta di lasciare spazio quasi solo a Francesco Longoni, responsabile della ristorazione e del progetto Cafè Mac. Lui vive nella Silicon valley da 35 anni e da oltre venti lavora alla Apple grazie a una profonda amicizia con Steve Jobs. Longoni ha raccontato a lungo le scelte del fondatore dell’azienda di Cupertino e l’importanza che dava a ogni dettaglio compreso il buon cibo per i dipendenti.

Tradizionale giro nello store e poi ultima tappa a Singularity university, che per la verità non ha nulla a che fare con l’università, ma che propone una formazione tutta immersa nel mondo digitale, per giovani provenienti da ogni parte del mondo.

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LA APPLE

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 08 Aprile 2017
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