Officina Contemporanea

Nella Milano scomparsa, accompagnati dai “due corsari”

Era il nome del primo complesso di Gaber e Jannacci: uno spettacolo al Popolo fa rivivere la vecchia Milano con il cuore in mano, degli artisti squattrinati, dei Trani, dei vagabondi

Arte - Mostre

Aleardo Calieri e Marco Mainini hanno messo in scena al Teatro del popolo lo spettacolo “La vecchia Milano. I due corsari: Gaber e Jannacci”. I due interpreti portano sul palco le canzoni storiche dei due artisti accompagnandole con numerosi aneddoti riguardo alla Milano di ieri, la Milano di Gaber e Jannacci, che i due hanno raccontato con le loro canzoni e con la loro geniale ironia.

gallarate generico

Gaber e Jannacci si incontrano nella formazione dei Rocky Boys, il complesso di Adriano Celentano; dopodiché fondano il complesso vocale “ I due corsari” calcando in più di una occasione il palco del Santa Tecla: storico locale milanese. Il progetto propone principalmente musica rock usando testi umoristici e, a volte, demenziali. Il complesso si scioglie l’anno seguente e i due artisti si dedicano alla carriera cantautorale. Ma il legame tra i due rimane vivo, tanto che, oltre alle varie collaborazioni, fonderanno, nel 1982, gli Ja-Ga brothers, riproponendosi come duo vocale. Un legame non solo professionale, ma di profonda amicizia, tanto che Jannacci, quando l’altro corsaro ammainò per sempre la sua bandiera nel 2002, disse: «Eravamo come fratelli, posso dire che ho perso un fratello».

Interpretando questi due personaggi milanesi, i due attori – Aleardo Calieri nel ruolo di Gaber e Marco Mainini nel ruolo di Jannacci – conducono lo spettatore in una Milano oramai perduta, dimenticata. Accompagnati da Paolo Beretta al pianoforte, chitarra e fisarmonica raccontano una Milano popolata dalle “Torpedo blu” di Gaber, dalle “Balilla” di Jannacci; abitata da persone con gli “occh de bon” che “purtaven i scarp del tennis” e da quel drago del “Cerutti Gino”. Una Milano di osterie e di Trani a gogò nei quali si brindava a barbera e champagne. Una Milano che muta col ’68: con ritrovi tra Gauloises e gelati al bar Casablanca. Una Milano dove qualcuno era comunista, come diceva il signor G. in un suo famoso monologo.

Calieri e Mainini ci raccontano, con le loro parole, l’anima umana di questa vecchia Milano, che ha subito un cambiamento non solo sociale, ma anche architettonico. Su questo tema si terrà una mostra al Museo della Società gallaratese per gli studi patri  dedicata a “Milano ieri: luoghi della memoria”, con opere di Marcello Schiavo, che sarà allestita dal 6 al 21 maggio.

Questo articolo rientra nel progetto del Social Team di [OC] Officina Contemporanea, la rete per la cultura a Gallarate.

Pietro Maurino

Pubblicato il 27 Aprile 2017
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