Riccardo Comerio: “L’impresa deve scegliere la modernità”

Il presidente di Univa rivendica un'Europa più coesa alla luce dei nuovi scenari geopolitici, economici e sociali. Promuove il piano Calenda: «Dopo decenni c'è il coraggio della scelta. Bisogna continuare»

Assemblea Univa 2017

Che cosa voglia dire «essere contemporaneo» per un imprenditore nel pieno di una rivoluzione industriale, non è semplice da spiegare. Riccardo Comerio, nella sua relazione all’assemblea generale dell’Unione degli industriali, si è affidato alla logica e alla passione, evitando lamenti e recriminazioni. Il presidente di Univa è infatti partito dall’affermazione conclusiva della relazione dello scorso anno, in cui aveva invitato i colleghi imprenditori «a praticare la modernità».

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GUARDARE DENTRO IL CAMBIAMENTO 
Per praticare la modernità ed essere dunque contemporanei occorre guardare dentro il cambiamento, conoscere la realtà, comprenderne l’evoluzione, immaginarne gli sviluppi, coglierne le opportunità. Per un imprenditore però non è sufficiente perché a lui è richiesto «il coraggio di scegliere». Comerio forza volutamente il concetto tanto che la sua analisi non si ferma all’impatto della tecnologia e alla sua capacità di rompere schemi, ma va ben oltre. Scegliere significa infatti essere «attori della trasformazione economica, geopolitica e sociale».

NUOVI SCENARI GEOPOLITICI E GUERRE A CAPITOLI
In questi ultimi vent’anni si è spostato il baricentro del mercato dall’offerta alla domanda, dalla produzione al consumatore che di conseguenza ha aumentato il suo potere.  Cambiamenti che non sono stati affrontati con politiche economiche e monetarie adeguate al nuovo contesto. In questo quadro dovrebbe essere il Vecchio Continente a giocare un ruolo determinante. Dice Comerio: «Con equilibri geopolitici instabili e con il 60% della crescita generata dall’Asia occorre un’Europa più unita, più forte e coesa, mentre è sempre più debole e contraddittoria».
L’Europa e la moneta unica dovrebbero essere dunque «la soluzione e non il problema», soprattutto in un mondo dove aumentano le tensioni e le disuguaglianze sociali. «Troppe differenze alimentano le distanze ed aprono la porta ai conflitti» dice il presidente degli industriali, lasciando spazio a una citazione di Papa Francesco che, a proposito dell’instabilità del mondo, afferma: «Si sta già combattendo la Terza guerra mondiale a capitoli».

NUOVI SCENARI ECONOMICO SOCIALI
La società occidentale si trasformando dall’interno, sempre più liquida e liquefatta. Comerio prima che dell’imprenditore parla della trasformazione della persona. I dati sono inesorabili: la nostra è una società che invecchia sempre di più. Si calcola che nel 2050 gli anziani dai 65 anni in su saranno il 16% e I giovani scenderanno al 20%. L’urbanizzazione è un fenomeno che ci descrivono bene i satelliti: si concentrano infrastrutture, conoscenze, capacità e persone. Nei prossimi 10 anni il 10% della popolazione mondiale vivrà in 41 megalopoli. «Noi siamo già in una città infinita – spiega Comerio, mutuando una definizione del sociologo Aldo Bonomi – e in un mondo che cambia c’è bisogno di una politica di visione che si trasformi in politica economica e industriale. L’obiettivo del Paese è gestire i cambiamenti per agganciare la crescita del futuro».

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LA CULTURA D’IMPRESA AIUTA LE PERSONE
«Senza impresa è difficile  affrontare la modernità. Bisogna ricostruire un contesto positivo in modo che si torni a investire». In questo quadro di cambiamento l’impresa ha un ruolo fondamentale perché genera ricchezza economica e di conoscenza, cambiando le condizioni di vita delle persone.  «All’entusiasmo dei giovani imprenditori – continua Comerio – non bisogna opporre burocrazia. La vicenda dei voucher dimostra che le ideologie prevalgono sul pragmatismo. Il complicato collegamento italiano tra il Gottardo e Malpensa è il segno della mancanza di una politica economica. Può il crollo di un ponte sulla Milano-Lecco bloccare il traffico dei mezzi pesanti in un’area che è tra i 4 motori d’Europa?». Scatta un applauso sentito quando chiede ad alta voce «Una tregua legislativa».

IL FUTURO È  GIA’ PRESENTE
L’atteggiamento di Comerio è positivo, non butta via l’acqua con tutta la politica ma riconosce i passi importanti fatti. Chi è a capo di una grande associazione di rappresentanza ha il dovere e la responsabilità di essere realista perché intuire i cambiamenti non basta, occorre interpretarli, quando possibile anticiparlii e soprattutto governarli. «Nel “Piano Calenda” – dice il presidente di Univa – c’è il coraggio di scegliere, è un importante passo in avanti nella politica industriale per il manifatturiero». Cita la Silicon Valley e per parlare di Industria 4.0 si affida a un’immagine efficace: «Se la prima rivoluzione industriale era alimentata dalle bobine di filo sui telai, nella quarta le bobine sono di dati. La quarta rivoluzione non è la meccatronica ma un’altra concezione del prodotto e di produzione. È la produzione che vince e su questo nessuno ci batte: da nuovi trend nascono nuovi prodotti e nuovi servizi».

LA MODERNITA’ VA SPERIMENTATA
C’è un po’ di sano orgoglio varesino nell’elencare tutto quello che funziona. La nostra provincia è 4.0: siamo ai primi posti per la banda larga, per i brevetti e per l’occupazione hi-tech (12% contro il 7% della Germania). Inoltre si sta già sperimentando nel tessile-abbigliamento una piattaforma per la digitalizzazione delle filiere . Per Comerio però c’è ancora tanto da fare: «Dobbiamo impegnarci a riprogettare i processi, rivedere le produzioni, definire i servizi connessi e fare gli investimenti. Lavoriamo sull’uomo favorendo giuste pratiche di welfare. Lavoriamo sui giovani, sulla loro formazione e sulla cultura d’impresa. Questo futuro può essere nostro e le aziende saranno protagoniste se tutti faranno la loro parte».

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Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 29 Maggio 2017
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