“Cantare nella bellezza rende più profonde le emozioni”

Conversazione con Antonella Ruggiero, icona del pop italiano con i Matia Bazar ma soprattutto sofisticata interprete nella sua carriera solistica, a poche ore dal concerto nel cortile d'onore dei giardini Estensi

Avarie

Il suo ultimo album, di qualche mese fa, si intitola “La vita imprevedibile delle canzoni”, dove alcuni dei suoi più grandi successi sono rivisitati “in abiti da gran sera” dal pianoforte del Maestro Andrea Bacchetti, pianista classico. Quello prima unisce la sua voce e un organo liturgico suonato da Fausto Caporali, organista della cattedrale di Cremona.

Ma quando pensiamo ad Antonella Ruggiero la mente va, inevitabilmente a “Vacanze Romane” o “Ti Sento”e quelle atmosfere moderne che esplodevano all’improvviso nei Sanremo degli anni 80 insieme ai Matia Bazar. Un periodo mai sopito di una carriera splendida, che ha unito pietre miliari del pop italiano a sofisticata sperimentazione.

La Ruggiero sarà a Varese questa sera, alle 21, in un concerto ai Giardini Estensi a ingresso libero all’interno della straordinaria giornata di Cult City, organizzato da VareseVive con il Patrocinio e il sostegno della Fondazione Comunitaria del Varesotto Onlus, la collaborazione del Comune di Varese e della Camera di Commercio e il contributo di regione Lombardia: l’abbiamo raggiunta per una conversazione, in attesa della serata.

In cosa consiste un Concerto Versatile come quello che è previsto ai giardini Estensi?

E’ un concerto che comprende brani di provenienza varia, sia del mio repertorio personale – da solista e con i Matia Bazar – sia da altri brani di epoche e luoghi anche lontani

Con chi suonerà?

Al pianoforte ci sarà Mark Harris, straordinario pianista americano che vive da una vita in Italia e ha suonato a lungo con de Andrè, Roberto Colombo, che ha seguito una parte importante della tournée di De Andrè con la PFM, suonerà vocoder e sintetizzatori, mentre Ivan Ciccarelli che ha suonato con tutti i grandi della musica italiana sarà alla batteria. Saremo in quattro quindi, e quando si condivide lo spazio con musicisti cosi talentuosi il bello è ascoltare l’improvvisazione , seguire l’istitnto, virare da altre parti rispetto a ciò si è provato, trovandosi in un attimo in sonorità inedite o azzardate.

Nella locandina che presenta il concerto si parla di un omaggio a Bruno Lauzi.

Lauzi ha vissuto per un lungo periodo a Varese e ha avuto con il territorio un importante rapporto che ha lasciato in lui ispirazioni positive. Il suo è un repertorio poetico di un animo artista, e qualcosa delle sue canzoni sono certa sia stata ispirata da Varese: per questo ho deciso di interpretarne qui un paio.

Suonerà in un contesto oggettivamente affascinante, un giardino all’italiana del settecento. Quanto conta il contesto nella musica?

Conta tantissimo: scenografie naturali, vecchi teatri, cattedrali o luoghi storici contano moltissimo in una performance. Essere dentro un perimetro di cemento a cantare non ti da niente. Se invece sei all’interno di cose simili, la musica assume un’altra profondità emotiva. La bellezza arriva a tutti: e fortunatamente in Italia di questi contesti ne abbiamo in abbondanza

Lei ha cominciato la sua carriera di icona del pop italiano moderno, e ha proseguito con la ricerca autoriale e di sperimentazione di altre culture. Quanto pesa questo boom iniziale?

Non pesa per nulla: è stato importantissimo, per 14 anni, partire da Genova in 5, prendere l’auto arrivare a Milano. 14 anni intensi, con grandi viaggi che amo sempre fare e che ho amato particolarmente. Ho visto posti che non esistono più, perlomeno nella forma in cui li ho visti io. La Siria la Giordania negli anni ’70 sono state un a scoperta meravigliosa, e li ho visto città che davvero ora non esistono piu. Ho visto l’Unione Sovietica prima degli anni 80: la adoravo, vista naturalmente da chi non ci viveva. Anche la stessa Berlino con il muro aveva un’altro aspetto. Ma non posso dimenticare anche il Giappone negli anni 80. Poi mi sono fermata sette anni, volontariamente, per fermare proprio la macchina e poi ricominciare con diverse modalità. L’arte in tute le sue dimensioni ha bisogno di spazi e movimento. Avevo bisogno di far ripartire quel movimento.

Questo è un mondo sembra pervaso di musica. E’ davvero così?

Purtroppo sì. Personalmente però scelgo una buona musica o il silenzio, che è una cosa bellissima e meravigliosa. La discarica di musica propinata a tutti indiscriminatamente è invece terribile. Musica che non scegli: una specie di bombardamento commerciale o culturale. vale la pena fuggire il piu possibile, quando si può, da questa offensiva. La musica dovrebbe potersi scegliere, come il cibo o i panorami.

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 27 Maggio 2017
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