Galli: “A guidare l’Italia devono essere gli innovatori non la burocrazia”

Davide Galli, eletto per il secondo mandato alla guida di Confartigianato Imprese Varese, ha parlato di fronte a 500 imprenditori. «Gli artigiani vogliono un Paese normale»

Quattro anni fa Davide Galli, al suo primo mandato alla presidenza di Confartigianato Imprese Varese, mostrava tutti i segni positivi del debuttante: l’emozione evidente e la genuinità delle dichiarazioni, che lo facevano somigliare al presidente della porta accanto. L’attenzione rispettosa verso qualsiasi interlocutore, così poco usuale in chi detiene il potere.

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LA DIRETTA DEL CONGRESSO DI CONFARTIGIANATO IMPRESE VARESE

Quattro anni passati al vertice di una delle più importanti associazioni di categoria  è un rodaggio necessario per affrontare il secondo mandato, quello definitivo, secondo lo statuto. E la relazione presentata da Galli ai 500 imprenditori presenti alle Ville Ponti fa pensare che l’uomo, l’imprenditore e anche il presidente siano pronti per la svolta.

«Il tempo del chiacchiericcio, sterile e frastornante, è finito – dice Galli – . Il momento, il mercato,il contesto socio-economico e il quadro politico non ci consentono d’essere spettatori. Ci impongono di essere attori». E ancora: «Sul palco dell’economia non c’è posto per dubbi, incertezze e ambiguità. Non c’è posto per le parole senza fatti, per i tavoli senza conclusioni, per le promesse non mantenute. Per le regole che restano eccezioni».

Galli è consapevole che se si vuole continuare a scrivere il romanzo dello sviluppo italiano bisogna partire da ciò che si è. Rivendicare le proprie origini. Non è uno stupido gioco campanilistico, ma la legittima aspirazione a continuare a scrivere quella storia.  Per un artigiano metalmeccanico gallaratese di 57anni significa attingere a una narrazione lunga un secolo e al tempo stesso fare i conti con un’accelerazione senza precedenti sotto il getto continuo del digitale. «In quattro anni è cambiato il mondo» e con esso gli assetti geopolitici, i mercati e le competenze necessarie per poter competere.  L’artigiano è abituato a tenere nella sua testa tutto il processo produttivo, ma oggi  gli si chiede di comprendere il mondo perché è dal mondo che dipende la sua esistenza.

La relazione non tralascia nulla nell’elenco delle incognite che la globalizzazione ha portato dentro le case  e le aziende italiane: la Brexit e l’euro, la Turchia di Erdogan e l’America di Trump, la Cina di Xi Jinping e il Forum economico mondiale di Davos,  Putin e gli sbarchi dall’Africa.

I NUMERI
Gli oltre 8mila iscritti a Confartigianato dimostrano che tutto sommato gli artigiani hanno retto l’urto del cambiamento e il dopo Lehman Brothers. E l’identità artigiana sul territorio rimane forte con le 21.795 imprese il 30,6% delle 71mila aziende presenti in provincia di Varese. I prodotti delle manifatture all’ombra del Sacro Monte valgono 9,5 miliardi sui mercati esteri, soprattutto quelli dell’area euro, ma con buone prospettive anche in Australia, Cina e Corea del Sud.

Torna a crescere il lavoro in Lombardia. La provincia di Varese è però in calo per lo spostamento del suo baricentro occupazionale sulla città metropolitana di Milano. È sui giovani però che Confartigianato ha puntato, grazie anche al sistema duale di alternanza scuola lavoro, di cui sono stati sostenitori della prima ora. «Dal gennaio 2009 al settembre 2016 – sottolinea il presidente – una azienda associata su sei ha scelto di assumere con contratti di apprendistato, studenti o giovani impegnati entro i sei mesi precedenti in attività di stage o tirocinio»

IL DIGITALE È  UNA PRIORITÀ
Le imprese artigiane sanno che se vogliono essere competitive devono acquisire nuove competenze attraverso la riqualificazione degli occupati e la formazione dei neo assunti. È questo uno dei punti a cui Galli alludeva circa la fine del tempo delle parole, considerato che solo il 29,6% del totale delle imprese conoscono e utilizzano manifattura 3D, internet delle cose, social manufacturign e/o Cloud computing, realtà aumentata, realtà virtuale, robotica, nanotecnologie e materiali avanzati.  Confartigianato ha dato e continua a dare un contributo fondamentale alla diffusione della cultura digitale con il Faberlab di Tradate, un laboratorio di prototipazione e stampa 3D che secondo Galli può «assumere un ruolo importante nel contesto del nascente Human technopole nell’area di Expo».

REGOLE CERTE
È nella parte finale del suo discorso che Galli affronta il cuore del problema: «Uno scenario nuovo richiede risposte e regole nuove. Innovative. Coraggiose». Gli artigiani lo chiedono con forza e l’applauso in sala sottolinea una volontà che non è più disposta ad aspettare. «Noi non siamo abituati ad affrontare con la delocalizzazione problematiche connesse a modifiche o novità legislative inefficaci, inefficienza della pubblica amministrazione o giustizia lenta. Questa parola, delocalizzazione, non attiene al nostro Dna ma non potrà che diventare scelta obbligata persino per noi senza il supporto di un ente pubblico, di una regione, di uno Stato e di una Unione Europea dialoganti, efficaci nelle politiche di sostegno all’impresa e forti».

Galli rivendica un’attenzione nuova alle micro e piccole imprese attraverso una serie di domande nemmeno tanto retoriche: «Può, secondo voi, una normativa riassumere istanze e bisogni di una multinazionale e di una piccola impresa? Possono, uno Stato, una Regione, un Comune, disporre interventi che tengano conto delle risorse di un gigante e, al contempo, delle peculiarità di un’impresa con meno di cinquanta dipendenti?». Cita Ryan Hagemann, del Niskanen Center, secondo cui «il Governo dovrebbe dare orientamenti precisi lasciando che a guidare siano gli innovatori, non la burocrazia».

VOGLIAMO UN PAESE NORMALE
C’è un passaggio su tutti che identifica il congresso provinciale che  ha portato Davide Galli al suo secondo mandato ed è la richiesta di avere un Paese normale dove accanto alla certezza delle regole ci sia una burocrazia  giusta, una tassazione equa e un’attenzione alle persone. «Oggi possiamo affrontare una scalata, una cronometro, una volata. Possiamo farlo consapevoli d’aver acquisito muscoli e fiato, ma al contempo consci di doverlo fare nel rispetto di regole giuste e condivise».
«Diffonderemo la cultura del rispetto delle regole e delle norme, qualificando le imprese che imboccheranno programmi e percorsi di trasparenza e compliance – conclude Galli -. Vogliamo gettare così le fondamenta del futuro, l’hardware di un sistema-Varese sul quale costruire innovazione, Industria 4.0, internazionalizzazione e competitività nel rispetto di una giusta, e condivisa, grammatica delle relazioni».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 14 Maggio 2017
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