Istat: la classe operaia non esiste più

Nella mappa sociale redatta dall'Istat ci sono interi settori di popolazione che non rientrano più nelle classificazioni tradizionali

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Il rapporto annuale Istat ha svelato la nuova composizione sociale  dell’Italia, le tradizionali classi sociali, a partire da quella operaia, sono scomparse. La diseguaglianza sociale, secondo il rapporto dell’Istituto di statistica, sta nella composizione stessa delle classi.

CLASSE OPERAIA ADDIO
I veri panda della società italiana sono gli operai. Per l’Istat la crescente complessità del mondo del lavoro attuale ha fatto aumentare le diversità non solo tra le professioni ma anche all’interno degli stessi ruoli professionali, acuendo le diseguaglianze tra classi sociali e all’interno di esse. La classe operaia e il ceto medio sono sempre state le più radicate nella struttura produttiva italiana, però quello che è accaduto negli ultimi anni è una vera metamorfosi perché la classe operaia «ha abbandonato il ruolo di spinta all’equità sociale mentre la borghesia non è più alla guida del cambiamento e dell’evoluzione sociale». il risultato è una perdita di identità di classe a causa della precarizzazione e della frammentazione del lavoro.

I BLU COLLAR
Un tempo si parlava di colletti bianchi per riferirsi al ceto impiegatizio. Mentre per gli operai si usava la definizione “tute blu”, abbigliamento tipico del metalmeccanico. Oggi secondo l’Istat la classe operaia per quasi la metà dei casi è costituita da blu collar, un gruppo composto da giovani, molte coppie senza figli e per la restante quota nei due gruppi di famiglie a basso reddito, di soli italiani o con stranieri. Anche la piccola borghesia si distribuisce su più gruppi sociali, in particolare tra le famiglie di impiegati, di operai in pensione e le famiglie tradizionali della provincia. La classe media impiegatizia è invece ben rappresentabile nella società italiana.

SONO SALTATI I RIFERIMENTI AI GRUPPI SOCIALI
Nella mappa sociale redatta dall’Istat ci sono interi settori di popolazione che non rientrano più nelle classificazioni tradizionali. I giovani con alto titolo di studio sono occupati in modo precario, stranieri di seconda generazione che non hanno il background culturale dei genitori, stranieri di prima generazione cui non viene riconosciuto il titolo di studio conseguito, una fetta sempre più grande di esclusi dal mondo del lavoro dovuta anche al progressivo invecchiamento della popolazione.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Maggio 2017
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