La risonanza magnetica blocca lo sfratto della Quiete

Rinviato al 30 giugno lo sfratto della casa di cura. I dipendenti increduli: “ È stata bocciata una proposta di acquisto di 7,5 milioni di euro". Programmate nuove dimostrazioni in tribunale

assemblea lavoratori

Sfratto rinviato al 30 maggio per mettere in sicurezza la risonanza magnetica.
È stata un’altra mattinata difficile per i dipendenti della casa di cura La Quiete di Varese. Dopo l’accesso di due settimane fa da parte del curatore fallimentare che aveva portato al blocco delle attività, il nuovo sopralluogo dell’ufficiale giudiziario avrebbe dovuto mettere la parola fine all’attività della storica clinica. I sigilli, però, sono stati ancora una volta evitati a causa della presenza della risonanza, un macchinario tanto costoso quanto delicato che ha bisogno di un periodo congruo di spegnimento per non danneggiarsi.

Questa mattina, prima dell’incontro con il curatore, i gestori dell’attività sanitaria avevano voluto incontrare i dipendenti rivelando che era giunta, la sera prima, una proposta per l’acquisizione di stabile e attività da parte di una cooperativa emiliana, il Consorzio Rete, che aveva offerto 7,5 milioni di euro più il pagamento degli affitti pendenti (30.000 euro) e il pagamento dei salari ancora da versare. Un’offerta importante e qualificata di poco inferiore agli 8 milioni di euro previsti come base d’asta. La proposta, però, era stata rifiutata dal giudice fallimentare per motivi a loro sconosciuti.

La rivelazione ha di fatto infiammato nuovamente gli animi: “perché rifiutare la proposta? Cosa si cela veramente dietro questa causa di fallimento? Perché si vuole far morire a tutti i costi la clinica?”. Le domande senza risposte hanno indotto i rappresentanti sindacali della FP Cgil Ardizzoia e Bianchi a organizzare la resistenza passiva per scongiurare l’apposizione dei sigilli: ” è una manovra ai limiti della Legalità – hanno spiegato i due sindacalisti – per cui invitiamo i giovani a non aderire. Si tratta di un’azione che comporta strascichi giudiziari che potrebbero compromettere il vostro futuro se parteciperete a concorsi pubblici”.

Dopo oltre due ore di riunione, il curatore fallimentare se n’è andato spiegando che la chiusura definitiva avverrà il 30 maggio, data concordata per permettere di preservare i macchinari presenti: « Ora abbiamo 18 giorni di tempo per organizzare dimostrazioni che richiamino l’attenzione dell’opinione pubblica e della politica – hanno concordato i rappresentanti sindacali e i dipendenti – faremo un pressing sul palazzo di giustizia perché ci siano date le risposte. Quello che ci è stato raccontato è incomprensibile. Non si può rifiutare una proposta come quella avanzata dal Consorzio Reti. A meno che ci siano altre questioni che ostano al passaggio di proprietà, questioni che con i soldi non c’erantro nulla».

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Il Consorzio Reti è frutto della collaborazione tra due cooperative emiliane la Proges e la Coopselios a cui si aggiunge un fondoper l’acquisto della proprietà immobiliare: « La loro offerta – racconta Ardizzoia – prevedeva il pagamento immediato del 10% a cui seguiva l’evidenza pubblica per assicurarsi che non esistessero altre offerte più remunerative. Il loro ingresso avrebbe sistemato tutte le pendenze dei creditori privilegiati. Proprio non capiamo la ragione del rifiuto».

Per i prossimi giorni, dunque, la Quiete rimarrà aperta ma solo per tutelare i macchinari presenti. I dipendenti continueranno la loro mobilitazione, finchè non riceveranno risposte alle loro domande.

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Pubblicato il 12 Maggio 2017
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