Nella fabbrica intelligente la miglior tecnologia sono i giovani

All'assemblea dell'Afil (Associazione fabbrica intelligente Lombardia) è intervenuto Gianluigi Viscardi presidente nazionale del Cluster fabbrica intelligente

univa

«La nostra miglior tecnologia abilitante sono i giovani». Gianluigi Viscardi, imprenditore bergamasco nel settore della meccatronica e presidente del Cluster tecnologico nazionale fabbrica intelligente, ama sempre alzare l’asticella del dibattito. Lo fece due anni fa, quando intervenne all’assemblea delle meccaniche di Univa, lo ha fatto anche a Gallarate durante l’assemblea di Afil, l’Associazione fabbrica intelligente Lombardia. In effetti, gli stimoli in tema di Industria 4.0 forniti dagli imprenditori presenti, a partire dalle due case history, Tenova e Whirlpool, sono stati molti.

Presidente, che indicazioni ha avuto da questa mattinata?
«Sta crescendo la consapevolezza di avere una solida cultura d’impresa soprattutto tra i piccoli imprenditori. Lo abbiamo toccato con mano, oggi dialogano con i grandi in una logica di cluster, di collaborazione in chiave di progetto. In questa fase si continua a parlare di rivoluzione industriale, ma preferirei il termine evoluzione, è più adatto».

Quanto il dibattito sull’Industria 4.0 sta aiutando le imprese in questo percorso?
«Io ho lottato perché si chiamasse in un altro modo, più vicino al concetto di manifatturiero avanzato, invece abbiamo preso il termine dai tedeschi ai quali noi italiani forniamo gran parte delle tecnologie con cui loro implementano l’industria 4.0 e aumentano la loro competitività. Io stesso esporto le mie macchine intelligenti in Germania».

Siamo in ritardo?
«No, l’Italia è partita in un modo non giusto. Il continuo paragone con i tedeschi ha finito per spaventare qualcuno, mentre c’erano molti imprenditori italiani già pronti al cambiamento. Noi non abbiamo l’anello attaccato al naso, siamo in grado di competere sempre meglio man mano che aumenta quella consapevolezza».

C’è un concetto che più di altri in Italia rivela l’evoluzione in tema di cultura di impresa?
«Sì ed è quello di catena del valore. La cosa interessante di questa mattina è che nelle case history presentate tutte le imprese che facevano parte del progetto sapevano esattamente la loro collocazione in quella catena. E mi creda, significa molto».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 25 Maggio 2017
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