Rapina a Villa Ossola, quattro assoluzioni e una condanna

Il clamoroso colpo di Comerio nel 2015: non ci sono le prove che agì una banda

carabinieri polizia varie

Una condanna e quattro assoluzioni: il tribunale di Varese ha concluso il processo per la rapina a casa dell’imprenditrice Caterina Ossola, avvenuta nel giugno del 2015 a Comerio, ma qualcosa non ha funzionato. Già il pm Annalisa Palomba aveva concluso che, su cinque imputati, per almeno tre di loro non vi erano le prove che avessero partecipato alla rapina in villa quella notte. Così il pm aveva chiesto l’assoluzione.

Probabilmente la richiesta è giunta a causa del fatto che uno degli imputati aveva reso delle dichiarazioni, in fase di indagine, che inguaiavano gli altri ma poi non si è presentato a testimoniare. Tuttavia sarà la sentenza a chiarire come stiano esattamente le cose. L’assoluzione è stata netta e cioè per non aver commesso il fatto.

L’indagine non ha portato all’identificazione dei colpevoli, tranne che in un caso: Eugenio Pazzia, 46 anni, originario di Tradate, è stato condannato a 6 anni di carcere e 2mila euro di multa. Ma l’uomo si mise nei guai da solo, nel 2016, quando a Bergamo fu coinvolto in una rissa per questioni di gelosia. Prima di azzuffarsi posò un orologio d’oro in una siepe, per non romperlo, ma i carabinieri lo recuperarono e scoprirono che era un oggetto proveniente dalla casa di Caterina Ossola, l’imprenditrice rapinata.

L’avvocato difensore, Luca Carignola, ne aveva chiesto l’assoluzione; la difesa sostiene che quella notte, alle 22 e 43, la sua cella telefonica agganciò il segnale a Gallarate, cioè distante dal luogo dove avvenne il colpo. Tuttavia Pazzia fu riconosciuto da alcuni testimoni che percorrevano la strada della villa, di ritorno dai concerti di Comerio del festival Microcosmi.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 02 Maggio 2017
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