Quello scudetto a Bormio, con la Robur, dieci anni fa…

Nel 2007 la squadra varesina under 14 conquistò il tricolore giovanile contro Trieste. Uno dei protagonisti ricorda quella cavalcata vincente

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Sono mesi che ne sono consapevole. Mesi che so che dovrò scrivere delle righe, e che saranno righe molto emotive e pregne di significato, almeno per me. Sono rimaste in un angolino per mesi, perché serviva un momento particolarmente carico di pathos, per aiutarmi a mettere insieme dei ricordi troppo forti per uscire da un cassetto senza prima farlo tremare.

Questo momento è arrivato a Praga. Alle 6:30 del mattino della scorsa domenica, dopo che un sabato a dir poco complesso ed una nottata insonne (shame on me per aver prenotato in un ostello per ragazzotti), mi hanno fatto aprire il portatile per scrivere queste parole. Dopo una settimana tra Italia e Repubblica Ceca che mi ha lasciato tantissimo, e mi ha fatto riscoprire sensazioni ed emozioni che solo lo Sport – inteso in senso ampio, NO al banale e vuoto “basket > tutto quanto” please – ti sa regalare. Talvolta è gioia sfrenata, voglia di abbracciare il mondo. Talvolta sono emozioni difficili da digerire, addirittura crudeli, come quella maledetta sfida con la Lettonia che ci ha privato di un Mondiale lo scorso sabato.

Nelle travolgenti reazioni di Giorgia, Cecilia, Giancarlo, Andrea, ho rivisto tutto l’amore per un Gioco, per una Causa, per una Maglia.

Per questo ringrazio, e di cuore, tutte le ragazze, lo staff e i genitori al seguito per avermi dato la forza di sedermi qui e scrivere di quello che, dieci anni fa, è stato il gruppo dei “Mitici ragazzi del Campus Varese” che, partiti per Bormio con enorme voglia ma nessuna pressione, hanno conquistato lo Scudetto giovanile il 30 giugno 2007.

Ciao raga,

Dieci anni. Dieci anni… Dieci.

Ricordo ogni singola cosa di quel 30 giugno.

Anche la playlist di tre canzoni che ascoltavo ininterrottamente sul mio iPod durante quelle Finali Nazionali:
“Upgrade U” – Beyoncè
“Umbrella” – Rihanna ft Jay-Z
“Get’cha Head in the Game” – High School Musical

Inutile dirvi cosa stia ascoltando in questi giorni. Sì, anche High School Musical – perché “sbagliando si impara” sarà vero. Per voi.

Ricordo l’allenamento di rifinitura del mattino. Provavamo a ripetizione l’attacco alla temutissima 1-3-1 di Trieste, che tanto ci aveva fatto tribolare nella partita, comunque vinta, nella fase iniziale.

Ricordo in maniera chiarissima un momento in cui Giulio ha fermato l’allenamento per dire a Gianlorenzo (ma, come sempre, parlava a tutta la squadra):

«Sai quante altre volte ti capiterà di giocare una finale Scudetto?»

Silenzio.

Né Gianlorenzo, né nessuno di noi ci aveva neanche pensato fino a quel momento. Epifania credo sia il termine corretto. Tutta la nostra innocenza e leggerezza, che ci avevano fatto volare e stupire per tutta la settimana, si sono scontrate con la realtà: ci stiamo giocando uno Scudetto.

“Mettere pressione” e “togliere pressione” ad un gruppo nello sport sono concetti molto chiacchierati nel dibattito quotidiano, specie quando i macchiavellici allenatori di alto livello si presentano davanti alla stampa con dichiarazioni sorprendenti e messaggi ben indirizzati.

Tenere le corde di un gruppo di ragazzi, ognuno con i propri pensieri, e far percepire l’importanza di quel giorno, senza accompagnarlo al peso della pressione. Beh, quello è stato il capolavoro di Giulio Besio, che ora posso dire di comprendere appieno.

«Non lo sai, eh? Non ti capiterà più».

«Eccoci, coach. Siamo qua per vincere lo Scudetto». La risposta che nessuno di noi ha dato ma che ci batteva forte nel petto.

Ricordo, poi, la riunione in albergo. Anche qui, non tante parole, non troppi concetti prima di una partita del genere. Uno, chiaro: CONSAPEVOLEZZA.
Consapevolezza di essere lì dopo un percorso insieme, di giocarci tanto ma non tutto, di sentirci parte di qualcosa di più grande delle ambizioni di ognuno di noi.

Io non ricordo di aver pensato per un singolo secondo di quella giornata che avremmo potuto perdere. Guardavo compagni, allenatori, staff. Erano gli occhi di chi, in un modo o nell’altro, l’avrebbe portata a casa. Non è revisionismo né arroganza, davvero.

Ricordo, a distanza di anni con ancora più piacere, i messaggi di affetto e gli attestati di stima dei genitori di Bergamo, che hanno passato con noi all’albergo Sant’Anton quella indimenticabile settimana. Hanno conosciuto quelli che eravamo fuori dal rettangolo di gioco: fondamentalmente dei pirla, ma dei pirla con la fortuna di avere genitori ed educatori che hanno fatto la differenza.

Ricordo…ah già, la partita! Abbiamo vinto. Di una trentina di punti. Contro l’Azzurra Trieste di Moschioni, Ruzzier, Tonut. Quel Tonut che ha appena vinto lo Scudetto di Serie A con la Reyer Venezia, sì. Such is life.

Un primo quarto in sordina, un po’ imballati. Una seconda frazione in cui avrei potuto tirare anch’io da tre e avrei fatto canestro… ops.

(Mi prendono ancora per il c**o, oggi, per quel canestro. Ci sta!)

Ricordo i festeggiamenti, ricordo i mille giri fatti con il pulmino intorno alle rotonde di Bormio.

Ricordo che tutti eravamo davvero felici. Ricordo, in maniera netta e vivida, di aver pensato questa cosa. Non è tanto COSA abbiamo vinto, ma CON CHI sono qua a festeggiarlo. Che è retorica, forse. Ma il rifiuto totale della retorica nello Sport credo stia facendo più male della stessa. Opinioni.

Emozioniamoci, e non vergogniamoci a dirlo.

È una storia di ricordi, questa. Mi sono prodigato di ripetere allo sfinimento quanto mi ricordi tutto chiaramente.

Ricordarmi, per una volta almeno, non basta. Sono dieci anni, raga. Per questo, dopo averla buttata là ad Andrea, tra una risata e un gossip prima del Natale scorso, abbiamo organizzato una vera reunion a Bormio. Stessi pulmini (grazie alla Robur), stesso albergo, stessa palestra.

Ricordare è bene. Provare a rivivere, per una volta, lo dovevamo a noi stessi. Ci proveremo.

Ci saranno anche Alessandro e Davide, due che si sono uniti al gruppo subito dopo quella stagione, e ne sono stati parte integrante. È una storia di ricordi, dicevamo. E di inclusione. Tanto tempo è passato e non tutti i rapporti si sono evoluti come pensavamo quel 30 giugno 2007.

E quale occasione migliore di questa per sedersi intorno allo stesso tavolo, bersi una birra, e tornare a prendermi per il c**o per quella bomba che nessuno di voi pensava entrasse, eh?

Vi voglio bene,

Manuel

Pubblicato il 30 Giugno 2017
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