I pm di Milano chiedono il fallimento di Pedemontana

Secondo la Procura milanese la società che gestisce l'arteria non avrebbe le risorse per poter andare avanti ma il presidente D'Andrea tranquillizza: "Ci sono i presupposti per andare avanti". Mancano 3 miliardi

Quarto trimestre 2015

I pm di Milano hanno chiesto il fallimento di Pedemontana. La richiesta dei magistrati Giovanni Polizzi, Roberto Pellicanò e Paolo Filippini al Tribunale di Milano nasce da una perizia sul bilancio del 2015 quando le perdite certificate sono state di 22,6 milioni di euro.

Quello che hanno accertato i magistrati è che la continuità aziendale di Apl non sia possibile, a differenza di quanto affermato dal neopresidente della società di proprietà della Serravalle, Federico Maurizio D’Andrea, succeduto ad Antonio Di Pietro.

Secondo D’Andrea, infatti, Pedemontana nel 2016 ha ridotto drasticamente le perdite a 7,8 milioni (grazie ai pedaggi autostradali) ma starebbe ancora cercando i soldi dalle banche per ottenere un nuovo prestito ponte che permette la prosecuzione dell’opera. Se il primo terzo di autostrada (che attualmente arriva in Brianza, ndr) è stato realizzato grazie agli 1,2 miliardi di euro messi a disposizione dal governo, ora mancano 3 miliardi per poter andare avanti e proseguire fino alle porte di Bergamo.

Da parte loro le banche non sono convinte dell’operazione e chiedono garanzie da minimo un miliardo di euro, soprattutto dopo aver visto che il reale utilizzo dell’autostrada, nel tratto da Cassano Magnago a Lentate, è di gran lunga al di sotto delle aspettative, stesso discorso per le due tangenziali di Varese e Como che Maroni ha anche annunciato di voler rendere gratuite spostando i due asset in una nuova società pubblico-privata che la Regione intende realizzare con Anas.

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 28 Giugno 2017
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