La sposa precipitata dalla camera d’albergo non voleva tornare in Corea

Nel processo al marito Daehee Park, accusato di averla fatta cadere dal primo piano dell'albergo, ha testimoniato la guida turistica che era con loro. La difesa chiede di allargare la perizia visiva alla stanza 320

processo park

Aan Jung Mee non voleva più tornare in Corea del Sud perchè si vergognava anche di stare coi suoi connazionali in vacanza in Italia. In aula a Busto Arsizio è stato il turno del racconto della guida turistica coreana che ha visto l’evolversi del rapporto tra la donna, che poi è morta la sera del 18 maggio, dopo un volo di 8 metri dal balcone dell’hotel Ibis di Cardano al Campo,e il marito Daehee Park, accusato di averle dato la spinta che l’ha fatta cadere.

Alla base di questa sua volontà di non tornare sembra esserci una questione di onore perduto a causa dei litigi con il marito: «Il giorno in cui dovevamo partire per la visita a Verona – ricorda il teste dell’accusa – la donna è sparita facendo ritardare la partenza della comitiva che attendeva sull’autobus. Il marito e io l’abbiamo cercata ovunque, attorno e dentro all’albergo ma lei si era nascosta sotto il tavolo delle colazioni pur di non partire con noi».

La guida turistica ha anche affermato che Daehee Park ha sempre tenuto un atteggiamento affettuoso nei confronti della moglie mentre lei, quando beveva alla sera, assumeva un atteggiamento più duro e dispotico nei confronti dell’uomo ma anche del resto della comitiva. Anche il giorno della partenza per fare ritorno nel paese asiatico sarebbe stata Aan Jung Mee a spingere perchè non partissero col resto del gruppo.

Durante l’udienza di oggi, inoltre, la difesa rappresentata dall’avvocato Guido Camera, ha chiesto che la perizia visiva e acustica che inizierà lunedì prossimo prenda in considerazione anche la stanza 320 nella quale alloggiava uno dei testi che lo stesso legale non è riuscito a rintracciare a causa di problemi anagrafici con il consolato degli Stati Uniti.

Si tratterebbe del teste Adam Russel Tanner che aveva dichiarato di aver visto la donna appesa al balcone della stanza prima che volasse di sotto: «Per noi è molto importante capire, a questo punto, che cosa poteva vedere il Tanner dalla sua camera in quanto crediamo che da quel punto la visuale sarebbe stata migliore di quella degli altri testimoni che l’hanno vista al balcone quella sera».

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 06 Giugno 2017
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