Binda ha un alibi: “Era con me alla vacanza di CL”

Lo ha detto un testimone. La pg ha trovato altri 4 vetrini con i resti della vittima, in ospedale

Le immagini del processo Lidia Macchi

Nuovi misteri e una testimonianza che fornisce un alibi a Binda, al processo per la morte di Lidia Macchi.

In mattinata il pg Gemma Gualdi ha dichiarato in aula di aver svolto nuove indagini sul caso: il rappresentante dell’accusa ha rinvenuto, nell’istituto di medicina legale di Varese, altri 4 vetrini contenenti materiale cellulare desunto dall’autopsia della povera Lidia Macchi e uno di questo contiene cellule prelevate dall’utero della vittima. Potranno servire a nuove analisi? Non è chiaro, in realtà i vetrini con le tracce di seme prelevate nel 1987, com’è noto, sono andati distrutti e oggi, in aula, l’allora cancelliere Ciccia ha raccontato l’episodio contestato in termini assolutamente burocratici. Fu una svista, formalmente senza violazioni però.

Seconda novità: una testimonianza decisamente favorevole alla difesa è stata quella di un ex amico di Lidia, Gianluca Bacchi Mellini. L’uomo è stato ascoltato come teste poiché si trovava alla vacanza del gennaio 1987 e che terminò il giorno 6, cioè 24 ore dopo la morte di Lidia. Il testimone ha detto di ricordarsi della presenza di Stefano Binda in quella gita a Pragelato. E’ il secondo teste che afferma di aver visto e parlato con l’imputato. Dunque, se la sua memoria è corretta, Binda quel giorno non si trovava a Cittiglio.

Terza novità:il presidente della Corte d’assise Orazio Muscato ha rivelato, in aula, di aver ricevuto una lettera da Patrizia Bianchi, la supertestimone le cui dichiarazioni hanno portato all’arresto dell’imputato Stefano Binda. Ma non è chiaro il contenuto della missiva giunta alla corte. La Bianchi è la donna che indicò in Binda l’autore di una lettera, giunta ai genitori della vittima, che per la polizia sarebbe la descrizione del delitto: una sorta di confessione mascherata.

E’ stata ascoltata, finalmente, la madre della vittima, Paolina Bettoni. La donna ha pianto ha quando si è parlato di un amico dell’imputato: “Lidia, un giorno, ci presentò il suo amico Giuseppe Sotgiu, lo fece entrare in casa per bere un the. Mio marito, quando andò via, disse di aver avuto un brivido, come una pugnalata. Ma cosa dici, gli risposi…”. All’epoca, poco dopo il delitto, Sotgiu fu sospettato dalla polizia, ma successivamente archiviato.

 

Le immagini del processo Lidia Macchi

(Paola Bettoni, molto provata, dopo la sua deposizione)

La madre di Lidia ha raccontato di aver incontrato l’imputato Stefano Binda solo due volte, dopo la morte della figlia. Durante l’udienza non ha mai guardato in faccia l’imputato e non ne è sembrata particolarmente impressionata.  Paolina Bettoni ha ricordato che la ragazza considerava la verginità un valore  e che non avrebbe mai accettato le avances di un amante. Ma ha anche detto che, al contrario di quanto sostiene l’accusa, non si interessò mai a tematiche relative alla tossicodipendenza (Binda faceva uso di droga): erano invece argomenti che stavano a cuore invece alla cugina, che consigliò a Lidia uno dei libri trovati dalla polizia.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 14 Giugno 2017
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