Progetti avviati, “inciampi” e questioni aperte: il primo anno di Cassani sindaco

"Mi do un voto positivo". Da Amsc alla nomina dell'assessore all'urbanistica, le partite aperte sono molte. "Il momento più difficile? Non è stata l'indagine su Orietta Liccati"

gallarate generico

Andrea Cassani compie un anno da sindaco di Gallarate: un anno tra scelte amministrative, progetti avviati, polemiche sui temi cari ai leghisti, qualche acciacco nella maggioranza, tra cui la dimissione di due assessori (curiosamente, entrambi i Liccati, fratello e sorella, la cui nomina fece notizia). Un anno dopo la salita a Palazzo Borghi, l’ufficio del primo cittadino si è riempito di simboli identitari, dai vecchi manifesti ai quadri “verde padano” (donati, da un pittore): un pomeriggio caldissimo, com’erano i giorni di giugno 2016.

Passati 365 giorni, che voto si darebbe Andrea Cassani?
«Non mi devo dare io un voto. Tuttavia, avendo fatto un anno maniera sincera e onesta, non ho rimpianti e mi do un voto positivo. Poi sta agli altri valutare».

Qual è la scelta che ritiene più qualificante per l’amministrazione?
«Siamo in una fase per gli enti locali che non è più quella delle grandi opere, stiamo facendo tante piccole opere e provvedimento che vanno direzione di cambiare le cose nel senso che abbiamo promesso. La riduzione del 20% sosta, la riduzione del buono pasto per i gallaratesi con la diversificazione con chi viene da altri Comuni. Un evento che ha portato 20mila persone con Street Food. C’è un maggior presidio del territorio, c’è il doppio degli agenti che c’erano prima».

In ore c’è il doppio?
«Se prima uscivano 2-3 pattuglie, ora ce ne sono 4-5 sul territorio».

Citava lo street food. Al di là di questo, sul commercio cosa avete fatto in quest’anno?
«Noi crediamo che creare eventi, può servire a portare gente, proprio oggi viene installato il campo da basket, sicuramente può attirare persone. Prima si riparte dal centro, poi si potrà arrivare ad un risvolto su rioni. L”importante è creare movimento, anche il 20% in meno di tariffa è stata una scelta utile, anche se costa alle casse del Comune».

Nel programma c’era ad esempio l’idea di attrarre un player su Palazzo Minoletti, che rimane oggi un grande vuoto in centro. A che punto siamo?
«Sia per Palazzo Minoletti e per via Bottini ci sono soggetti interessati, vuoti da dieci anni, abbandonati a se stessi. Sono fiducioso che nel giro qualche anno potranno tornare a ospitare qualcosa. Nel caso del Minoletti si parla di un operatore commerciale, per la Bottini lavoriamo su due ipotesi diverse».

Parlando di uso del territorio, sulla Variante al Pgt si muove qualcosa? È ancora all’ordine del giorno?
«I partiti di maggioranza hanno sottoscritto un accordo con dei paletti ben precisi. Per quanto riguarda nulla osta portare avanti seconda variante al Pgt, ma con tutti i paletti e gli accordi presi».

E quali sono i punti qualificanti?
«La 336 rimane com’è, non ci sono nuove aree culto, la limitazione di medie strutture di vendita rispetto al Pgt attuale» (quello modificato dall’amministrazione Guenzani, ndr).

Quando avverrà la nomina dell’assessore all’urbanistica?
«È una delega fondamentale e delicata. È un settore già troppo sotto i riflettori, anche quelli della Procura: non posso non prendermi il tempo necessario per individuare la persona con caratteristiche non solo tecniche adatte a quel ruolo»

Che tempi si dà? Si parlava di un attesa fino alle elezioni amministrative, la data è passata…
«Spero entro fine mese»

E resteranno gli assetti e gli equilibri di maggioranza già delineati? Il rapporto tra assessori della Lega e Forza Italia, detta in modo semplice…
«Quel che mi preme è individuare un profilo di affidabilità e di fiducia. Queste sono le due condizioni che chiedo»

L’indagine che ha toccato Orietta Liccati e che ne ha determinato le dimissioni è stato il momento di maggiore difficoltà di quest’anno?
«È stato uno dei momenti più difficili, ma non il più complesso, che riguarda altri. Nel momento in cui qualcuno in maggioranza ha fatto scelte non per la cosa pubblica e la città di Gallarate, ma per i propri vertici, beh questo ci ha messo in difficoltà».

Riferimento ai ferraziani di Libertà per Gallarate, pare di capire…
(annuisce).

Nonostante il passo indietro del gruppo di Libertà di Gallarate, sente di avere ancora una maggioranza solida?
«Per quanto mi riguarda abbiamo un programma elettorale da rispettare, chi è in maggioranza deve fare di tutto e si deve votare di conseguenza. Se qualcuno pensa di usare la vetrina di Gallarate per qualcosa di differente, non è più in linea con il resto della maggioranza».

Tema dei temi: Amsc. Il vicesindaco Carù ha lanciato un allarme, partendo dal bilancio 2016, sul futuro dell’azienda. Che scelte s’immagina il sindaco?
«La situazione di Amsc è peggio di quella che credevamo di dover affrontare. Pur nelle difficoltà, anche per me l’obbiettivo resta rilanciare l’azienda. Per quanto riguarda il rinnovo dell’illuminazione pubblica (indicato nel 2016 come possibile nuovo settore dell’azienda), ci siamo accorti che Amsc non ha la capacità finanziaria per far fronte a investimenti di questo genere e quindi inevitabilmente dovremo avvalerci di società esterne. Detto questo: per una eventuale futura gestione e altre iniziative nell’ambito delle energie rinnovabili, Amsc può avere un ruolo di spessore».

Non è una partecipata, ma il Comune ci mette soldi: la Fondazione Zanella, quindi il Maga. La scadenza dei primi sei mesi di amministrazione, a fine anno, coincideva con una fase di discussione animata sul sostegno al museo. A che punto siamo oggi?
«Il dato oggettivo è lo stanziamento a bilancio. E i numeri dicono che nel 2016 costava 800mila euro, nel 2017 si passa a 600mila euro, si scenderà a 575mila nel 2018, a 550 nel 2019. In tre anni abbiamo attuato una riduzione del 30% dei costi: si sta andando verso l’auspicato autofinanziamento. Anche l’avvio di nuove forme di funderaising e sponsorizzazioni sono sintomatiche che si va nella direzione corretta».

(Nel corso dell’intervista arrivano alcune telefonate: Cassani viene cercato anche dai giornalisti del Populista, il nuovo giornale della Lega di Salvini)

Negli ultimi giorni il documento di due Consigli Pastorali in città ha fatto riemergere il disagio sui temi dell’immigrazione e della convivenza con altre fedi. Negli ultimi mesi il sindaco è stato spesso accusato di avere un atteggiamento divisivo su questi temi, nel contrapporre alcune persone ad altre, nel cercare la contrapposizione con gli interlocutori. Rifarebbe le stesse scelte?
«Sul Ramadan ci sono state tante polemiche ma il programma parlava chiaro, sono stato fedele a questo. Del resto non mi pare che a Cardano siano andati in un’area concessa dal Comune».

Al di là della soluzione, non ha però voluto neppure discutere apertamente del tema. Ha risposto con durezza anche a monsignor Valagussa…
«La polemica non l’ho fatta io, non ho cominciato io. E del resto anche la comunità islamica – mi hanno detto gli stessi islamici – è andata da monsignore per chiedere un’area, Valagussa ha risposto che c’era il rischio di confondere i fedeli. Salvo che poi  ipotizzare a parole una soluzione ad Arnate, ma concretizzata. Io dico: tanti cattolici vengono da me a dire che faccio bene. Probabilmente non tutti erano d’accordo neppure con la lettera, lo dimostra che la lettera del consiglio pastorale non sia stata sottoscritta da tutti i membri. E mi risulta che alcuni abbiano scelto di non distribuire la lettera».

Le divisioni rimangono, forse aumentano. Un anno dopo l’avvio dell’amministrazione, qual è la sfida che la impensierisce di più per il futuro?
«Resta la sfida di portare a termine entro quinquennio il trasferimento del Casermone e trovare una soluzione per via Bottini e Palazzo Minoletti».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 20 Giugno 2017
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