Salvò il paese dalla sete, l’ultimo giorno di lavoro del Vittorio

Per 35 anni è stato l’uomo macchina del Comune, fra pozzi, sorgenti e tubi che perdono. In tanti si ricordano di quando i rubinetti rimasero a secco, e lui...

Avarie

Questa mattina, 30 giugno, ha timbrato il cartellino per l’ultima volta e da lunedì sarà un “uomo libero”, anche se c’è da scommettere che Vittorio Furigo, dalle parti del Comune di Cuveglio, si farà vivo molto presto.

Non tanto per la crisi d’astinenza da lavoro, visto il raggiungimento della sudata pensione, quanto per il bagaglio di conoscenze che lui, l’uomo “macchina” del municipio, si porta appresso.

Nell’ufficio del sindaco c’era appesa la foto di Sandro Pertini quando Vittorio, classe 1954, cominciò a lavorare prima come incaricato esterno e poi, dal 1985 in avanti, come dipendente comunale.

Da allora ne è passata tanta di acqua sotto i ponti, anche se nel suo caso sarebbe meglio dire nei tubi dell’acquedotto. Già, perché ogni paese ha il suo esperto di tubi, pompe e cisterne idriche (si ricorderà l’anno scorso la storia di Pino degli acquedotti, nella vicina Rancio Valcuvia).

Il lavoro di Vittorio è proprio questo: gestire non solo caldaie e centrali termiche, ma anche la rete idrica che disseta il paese.
E da queste parti si ricordano ancora cosa accadde verso la metà degli anni ‘90, quando le competenze di Vittorio vennero messe alla prova.

Successe che qualcuno, in due distinti episodi, tagliò i tubi dell’acqua in una zona montana lasciando a secco il paese. Nel giro di poco tempo dai rubinetti non uscì più nulla e il primo ad essere chiamato fu proprio lui, Vittorio.

Mentre carabinieri, prefettura e vigili del fuoco mossero la macchina della protezione civile per assicurare il rifornimento idrico il Vittorio si diede da fare per sostituire i tubi rotti finché l’acqua tornò.

Come è cambiato il lavoro in questi anni? «La tecnologia ha avuto un ruolo importante: ai tempi c’erano le radio per comunicare, oggi i cellulari. Una volta dovevi andare con l’asta a rilevare la capienza dei serbatoi, oggi basta aprire la “app” che ti svela i volumi».

È cambiato tutto, insomma. L’unica cosa insostituibile resta l’intelligenza umana e la volontà di mettersi in gioco per il bene pubblico anche a orari impensabili.

Dipendenti e assessori ricordano scene “mitiche”, di levatacce notturne per rispondere alle emergenze dell’acquedotto con Vittorio sempre in prima linea, col freddo o al caldo, accucciato fra i tubi delle condotte o sdraiato a stringere bulloni.


Oggi l’ultima foto, all’ufficio tecnico, di fronte al pannello dei bacini idrici, che da domani saranno altri a controllare.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 30 Giugno 2017
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