Un giro al monte Tre Croci

Il nostro lettore Teresio Colombo in gita al campo dei fiori, alla scoperta di fiori e vegetazione insieme al giovane amico ivoriano Losseinì

Teresio Colombo Monte Tre Croci 2017

Come ogni martedì, pubblichiamo l’accurato reportage naturalistico del nostro lettore Teresio Colombo

Il giorno 21, in compagnia del giovane Losseinì, un Ivoriano residente a Varese, scegliamo di fare un giro al Monte Tre Croci, io ci andavo abbastanza frequentemente ma, scaduta la patente di guida, è la prima volta che ci ritorno mentre per il mio giovane amico è la prima volta che guida in una strada che in pochi chilometri consente di passare dai poco più di 300 metri agli oltre 1000 del parcheggio antistante il punto di ristoro unico rimasto in tutto il gruppo del Campo dei Fiori.

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Teresio Colombo al Monte Tre Croci 4 di 17

Lasciata l’auto nel parcheggio, dopo essermi complimentato per la sicurezza dimostrata nella guida dal mio amico malgrado abbia acquisito da poco la patente, ci siamo avviati lungo il sentiero che, attraversando la faggeta, ci consente di arrivare all’edificio sede della ex colonia montana, Losseinì è meravigliato per un bosco tutto a faggio come questo con uno scarso sottobosco e delle fronde così ricche da non lascia passare i raggi del sole ma così alte da favorire i movimenti dell’aria.

Arrivati alla ex colonia troviamo un’ampia macchia del Garofanino maggiore (Epilobium angustifolium) (01,02) questa onagracea che si ritrova anche sul pendio della Punta dimezzo è stata per anni considerata una pianta officinale e notevoli sono state le importazioni dei fiori dalla Russia fino a che è stato sostituito dal tè indiano; più avanti ci sono fragole mature invito il mio accompagnatore a mangiarle perché sono eduli mi chiede se non ho un contenitore perché così le avrebbe raccolte per portare a casa semplicemente voleva comunicarmi che essendo mussulmano in epoca di Ramadam non mette in bocca nulla fino al tramonto, nel frattempo siamo arrivati davanti alla Chiesa chiusa con lucchetti che impediscono l’accesso anche al prato intorno e finalmente vedo un Verbasco di Hai (Verbascum chiami) (03,04) una scrofulariacea con infiorescenze su più rami ma molto più lasse rispetto a quelle degli altri Verbaschi; vedo alcuni esemplari di Geranio sanguigno (Geranium sanguineum) (05) questa pianta è la geraniacea che forma facilmente cespugli molto colorati, vicino alla stessa un cespuglio bianco di Caglio dei boschi (Galium sylvaticum) (06) questa rubiacea, ormai dimenticata, è stata per anni utile per il caglio del latte e utilizzata nella farmacopea come antispasmodico.

A questo punto cominciamo a salire lungo la via sacra dove sono ricordati i diversi corpi militari che hanno partecipato alle guerre ed è lungo questo percorso che vediamo il Camedrio comune (Teucrium chamaedrys) (07) una labiata comune nelle nostre colline per oltre 6000 anni utilizzata come febbrifugo mentre attualmente costituisce la base di aperitivi, amari e liquori digestivi; ad un certo punto non posso trascurare il cespuglio di Geranio minore (Geranium pusillum) (08) una geraniacea abbastanza comune nelle nostre colline; più in alto, proprio davanti alle tre croci, un bel cespuglio di Origano comune (Origanum vulgare) (09) questa labiata, nota ai francesi come maggiorana, è comune nei prati secchi, le foglie hanno un profuma di menta, oltre come aroma per alimenti, la pianta è stata utilizzata per ottenere tonici e digestivi, non trascurando l’impiego che se ne è fatto nella tradizionale medicina popolare; nel frattempo una lucertola (10) si ferma sul gradino successivo a prendere il sole; il mio amico Losseinì intravvede dei cespugli di Garofano dei Certosini (Dianthus carthusianorum) (11,12) siccome sono su una parte scoscesa ed avrei qualche difficoltà a raggiungerli mi chiede di utilizzare la mia macchina per andare a fotografarli, questa cariofillacea quasi sempre presente negli orti dei Certosini che ne ricavavano un rimedio contro la peste, i petali hanno proprietà toniche e stimolanti; arrivati alla piazzuola delle 3 Croci, il mio amico si entusiasma per la vista ad oltre 180° che si può godere anche se l’afa ha sensibilmente ridotto la visuale, nel frattempo ho trovato un Millefoglio montano (Achillea millefoglie) (13) una pianta della famiglia delle composite comune anche se in specie diverse in tutto il territorio provinciale, il nome scientifico deriva da Achille che l‘avrebbe utilizzata per guarire le ferite riportate da un re greco; proseguiamo nel sentiero che dopo poco ci conduce ad una radura erbosa ricca di vegetazione fra cui noto la presenza di qualche decina di esemplari di campanula spigata, che non fotografo perché non completamente fiorita, considerata una rarità nella nostra provincia; passo invece a fotografare l’esemplare di Erba di San Giovanni alata (Hypericum tetrapterum) (14) una ipericacea abbastanza comune nelle diverse specie, conosciuto in Gallia prima della sua conquista da parte delle legioni romane sotto la guida di Giulio Cesare è ancora oggi utilizzato in Francia e nella Svizzera soprattutto per guarire le piaghe e le gravi scottature; non distante una serie di macchie gialle indicano la presenza del Citiso scuro (Citisi nigeriana) (15) questa leguminosa ormai rara nel varesotto è presente nel Parco in due stazioni di cui una al pratone della punta di mezzo.

A questo punto il sentiero ridiscende passando dietro il giardino della ex colonia alpina dove non vedo traccia del giglio martagone, affrontiamo lo strappetto sotto la caserma e giriamo a destra e nel bosco la foto del giovane studente universitario morto alcuni anni fa arrampicando in solitaria sulla palestra di roccia sottostante, la foto è stata posta nelle vicinanze di un Cristo del Caravati; attraversato il piccolo bosco si esce su una radura che costituisce il punto di arrivo più facile per i rocciatori di minore esperienza ed è da quel punto che fotografiamo il Laserpizio sermontano (Laserptium siler) (16) una ombrellifera comune oltre i 700 m di altezza su terreni calcarei aperti; si prosegue sul sentiero che passa a nord della caserma lungo il quale troveremo alcuni esemplari di Listera maggiore (Listera ovata) (17) una orchidea poco appariscente comune in luoghi freschi, finalmente si arriva alla strada asfaltata, invito L’osseina ad andare alla piazzuola belvedere mentre io che sono provato da questa uscita mi accingo a fotografare la Belladonna (Atropa belladonna)(18) la solanacea da poco fiorita altamente tossica in tutte le sue parti, parrebbe che i sofferenti di asma traggano beneficio da fumare i sigari a base di foglie di questa pianta; da ultimo una pianta che mi sembra di Cumino tedesco (Carum cavi) (19).

Teresio Colombo

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 27 Giugno 2017
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