Il parco e Malpensa. “Prima il silenzio, poi un nuovo progetto che tocca la brughiera”

La preoccupazione del presidente del Parco del Ticino Beltrami, di fronte alle nuove ipotesi di ampliamento dell'aeroporto

Un lago in brughiera (inserita in galleria)

«Prima il silenzio, poi la presentazione del nuovo progetto: l’atteggiamento di Sea non ci è piaciuto». La stoccata arriva dal Parco del Ticino, dopo mesi di silenzio sul percorso del masterplan Malpensa, il progetto di potenziamento ed espansione dello scalo.

(nella foto: l’area di brughiera in un momento particolare, dopo un periodo di piogge)

Dopo l’addio alle velleità di una terza pista (rinviata ad un futuro per ora lontano), il motivo del contendere è oggi soprattutto il progetto della nuova Cargo city, che inciderebbe sull’area del Gaggio, la zona di bosco e brughiera a Lonate Pozzolo che è molto conosciuta anche come area per il tempo libero, amata e frequentata non solo dai residenti del Comune vicino all’aeroporto.

Tra i soggetti al tavolo – insieme a Sea, ai Comuni e ad altri enti – c’è anche il Parco del Ticino. Perché l’area del Gaggio fa parte integrante del Parco e anzi è considerata una delle zone più delicate e pregiate dell’area naturale della valle del Ticino. «Non ci è piaciuto l’atteggiamento di Sea» dice il presidente Gian Pietro Beltrami. «Dopo tante belle parole è seguito il silenzio e poi la presentazione del nuovo progetto».

Beltrami è consapevole della grande sfida da sempre pendente su aeroporto e Parco del Ticino, quella di una convivenza forzata tra due realtà importanti per motivi molto diversi e – in fondo – confliggenti. «Siamo attenti allo sviluppo del sito aeroportuale, comprendiamo la necessità di potenziare l‘area Cargo, ma le scelte devono essere condivise dal territorio e dal Parco. Dobbiamo trovare una soluzione che soddisfi le esigenze di Sea ma anche quelle di tutela del patrimonio naturalistico e in particolare della Brughiera». Il Parco in particolare aveva proposte l’ipotesi di realizzare nuove aree cargo nei terreni di sedime a ridosso di Case Nuove (lato Nord) e con l’acquisizione di capannoni oggi inutilizzati di fronte all’attuale Cargo City (lato Sud). Il tutto per evitare l’espansione verso i terreni “vergine” verso l’area del Gaggio.
«La nostra impressione è che Sea abbia inteso la necessità di coniugare gli interessi aziendali con la mission del Parco».

Resta dunque da capire come ci si muoverà nei prossimi mesi, su una partita delicata su cui il territorio si è dimostrato particolarmente reattivo negli anni passati. Nel frattempo si è già riattivata su questo in particolare Viva Via Gaggio, l’associazione lonatese nata per salvare l’area del Gaggio e divenuta anche promotrice di eventi e appuntamenti per la valorizzazione della brughiera.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 05 Luglio 2017
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