Il segreto del mio 100 e lode

È stato un anno soddisfacente per il liceo Cairoli che ha visto ben 20 studenti su 165 arrivare al punteggio massimo. Alcuni diplomati raccontano la loro esperienza

Maturità 2017: prima prova

È stato un anno decisamente soddisfacente per studenti e docenti del liceo classico di Varese Cairoli. Con 8 punteggi massimi ( 100 e lode) e dodici 100 su 165 maturandi, il liceo chiude un anno con un bilancio più che positivo.

Abbiamo chiesto ad alcuni “superbravissimi” un giudizio su questo cammino appena terminato e sul segreto del loro successo.

BEATRICE CARMINATI

Ho partecipato tante volte alle iniziative di orientamento del mio liceo per aiutare i ragazzi delle medie nella scelta della scuola superiore ed ogni volta davo la stessa risposta a chi si mostrava perplesso: “Ho scelto cinque anni fa il liceo classico e lo sceglierei ancora, senza ombra di dubbio”.

Questo perché sono stati cinque anni in cui lo studio non è mai mancato, non è mai mancato l’impegno, così come non sono mai mancate le ore accanto ai dizionari di greco e latino, ma allo stesso tempo sono stati cinque anni in cui, ogni giorno, sono stata a contatto con la bellezza. 

Per questo le declinazioni a memoria, le traduzioni infinite, le date da ricordare e, devo ammetterlo, forse un po’ meno, le formule di fisica non hanno mai rappresentato un peso per me. 

Ho avuto la fortuna di avere accanto insegnanti in grado di mettermi davanti agli occhi ogni giorno la bellezza, che fosse in una poesia, in un’opera d’arte, nella storia di una persona; ho avuto la fortuna di poter imparare da qualcuno che aveva fatto entrare la bellezza nella sua vita. 

Per questo devo ringraziare la mia scuola, che per questi anni è stata il luogo in cui ho passato più tempo, sia fisicamente che con il cuore: ho sempre cercato infatti di partecipare a tutte le iniziative proposte, per vivere a pieno l’esperienza di una scuola che non si è mai fermata solo alle lezioni. 

Credo non sia comune trovare un liceo che coinvolga tanto i propri ragazzi, con il Prom, il Talent, la Notte del Cairoli, i tornei sportivi e soprattutto i tanti corsi, gli agoni e i certamina. 

E parlando di gare devo ringraziare soprattutto il mio professore di latino e greco Massimo Martini che mi ha fatta appassionare alla traduzione e ha creduto tanto in me, fino ad accompagnarmi ad Arpino per partecipare al Certamen Ciceronianum Arpinas, una gara internazionale di traduzione di Cicerone, uno dei miei grandi amori di questi anni. Il quarto posto è stata una soddisfazione enorme, sia per me che per lui, una degna conclusione di questi anni di studio e passione. 

Le altre grandi soddisfazioni sono state ovviamente il mio cento e lode all’esame di maturità, per cui mi trovo a scrivere questo articolo e che è stato il premio più grande per il mio impegno costante e la mia passione, oltre che l’ammissione all’università degli studi di Trento: tra poco più di un mese infatti inizierò a Trento gli studi di giurisprudenza.

La scelta della facoltà non è stata facile, l’amore per le lettere classiche è grande e credo non mi abbandonerà mai, ma gli studi di legge sono innanzitutto il punto di partenza per la carriera di magistrato, che è da sempre un mio sogno nel cassetto; l’ateneo di Trento inoltre offre un programma di diritto internazionale, numerose possibilità di studio all’estero e di apertura al diritto comparato, opportunità oggi fondamentali in vista di un ipotetico impiego futuro che si occupi di rapporti internazionali. 

Mi sono, come sempre, dilungata troppo, ma chiedermi di parlare della mia esperienza scolastica è pericoloso e scatena il mio lato più prolisso, essendo io per natura degna amante di Cicerone e della sua verbosità.  

I rappresentanti di istituto negli anni hanno spesso ripetuto frasi come “Cairoli, più che una scuola” e devo ammettere che, ora che apro un nuovo capitolo della mia vita, non c’è nulla di più vero, perché la mia scuola è stata anche la mia casa per cinque degli anni più importanti della mia vita. 

FEDERICO PODANO

Per me la scuola è stata innanzitutto un modo di conoscere i miei limiti. Non si può negare che raggiungere questo risultato abbia comportato molti sacrifici: per cinque anni lo studio è stato il mio “pane quotidiano” e ha avuto la priorità sul resto delle mie occupazioni. Tuttavia, io non penso che la scuola debba essere facile, o non innescherebbe mai quel processo di crescita che la contraddistingue. La ragione per cui ringrazio questo liceo, quindi, è principalmente di avermi spinto ogni giorno a mettermi alla prova e a dare il meglio di me, nonché a prendere le inevitabili difficoltà di percorso con più leggerezza, ma mai con superficialità; di avermi insegnato a organizzare il mio tempo; di avermi fatto prendere coscienza delle mie capacità e dei miei punti deboli grazie al confronto con materie sia umanistiche che scientifiche.
       Proprio la grande varietà delle materie insegnate mi ha consentito di non perdere mai la passione per le sfide e per l’approfondimento continuo. In particolare, il mio amore sia per le lingue moderne che per quelle antiche, determinante nella scelta di iscrivermi al liceo classico, si è rinnovato da una parte con le esperienze di studio che mi ha permesso la sezione bilingue EsaBac, quali i viaggi-studio a Montpellier e a Cannes e lo scambio con una classe di Rouen; dall’altra con la partecipazione ad agoni di lingue classiche, attraverso cui mi sono confrontato sulla traduzione dal greco e dal latino con studenti altrettanto appassionati. Si può dire, perciò, che la pura e semplice scuola fatta di lezioni in classe e studio individuale è stata enormemente arricchita da opportunità preziose di cui ho citato solo qualche esempio; è anche questo abbinamento ad aver contribuito non solo a costruire il mio “bagaglio culturale”, che di per sé già costituisce un possedimento perpetuo, ma anche a formare in modo decisivo la mia personalità e il mio carattere, oltre che a far nascere amicizie che spero di mantenere a lungo. Con questo spirito, seppur ciascuno nella propria unicità, ho visto dedicarsi all’insegnamento i miei professori, che hanno cercato continuamente di darci spunti per stimolare i nostri interessi personali.
Infine, per il prossimo anno, ho deciso di iscrivermi alla facoltà di relazioni internazionali in inglese (International politics and government) all’università Bocconi, con la quale spero di conservare la base linguistica e la dimensione internazionale che mi si è aperta durante il periodo del liceo, ma anche l’attenzione per la complessità della realtà contemporanea di cui questa scuola mi ha dato importanti strumenti di lettura.

MICHELE PONTI

Devo iniziare dicendo che sono stato molto fortunato nella mia esperienza scolastica perché ho incontrato sempre professori capaci e stimolanti, che mi hanno portato ad apprezzare e in alcuni casi ad appassionarmi a determinate materie di studio, specialmente quelle che già erano nelle mie corde, come letteratura italiana (l’anno prossimo proseguirò gli studi di lettere moderne). La scuola, quindi, per me è stata un’occasione innanzitutto di conoscenza personale e approfondimento delle mie capacità e dei miei interessi, nonchè luogo di crescita grazie anche alle amicizie con i compagni di classe, con cui mi sono sempre trovato molto bene. 

KIARA PINNA

comincio col rispondere alla domanda più semplice: all’università ho deciso di studiare fisica. Questo perché mi è sembrata una facoltà in grado di offrire ciò che ho avuto dal classico, una forma mentis.

La scuola per me è stata un luogo dove sviluppare un certo senso critico, un luogo che abitua a pensare, a usare la testa prima di tutto. Lo studio delle varie grammatiche (quella italiana, quella inglese, quella latina e quella greca), la traduzione e la lettura dei grandi autori delle rispettive letterature e dei grandi filosofi, nonché l’esporre o il trascrivere ciò che ho appreso, sono stati esercizi che hanno di gran lunga aumentato la mia padronanza del linguaggio. Essere padroni della lingua significa essere in grado di esprimersi, di comunicare, di comprendere ciò che si legge o si ascolta (il che non è così scontato come sembra). Tale facoltà l’ho migliorata grazie alla capacità di analisi sviluppata attraverso gli studi classici. Questi mi hanno insegnato ad analizzare: andare oltre la superficie e scendere in profondità per comprendere pienamente qualsiasi cosa si abbia davanti, che sia una versione da tradurre o il testo di un problema matematico. Ciò che il liceo classico mi ha dato, e ciò che spero di ottenere dal mio futuro percorso di studi, è una “bella testa”.

Per quanto riguarda le cause dei miei risultati ritengo che esse risiedano nella costanza che ho cercato di mantenere il più possibile, ma anche in buona parte nel valore delle materie, che a mio parere, oltre ad essere interessanti, possono dare molto. Per concludere anche i professori hanno avuto un ruolo importante. Posso dire di aver avuto insegnanti molto validi, persone non solo qualificate, ma anche appassionate della propria materia.

MARTINA MENEGAT

Ho sempre cercato di considerare la scuola non solo come un luogo dove accrescere le mie conoscenze e competenze, ma come un microcosmo. Bisogna mettere in gioco se stessi, confrontarsi con tipologie diverse di persone e di saperi, riuscire a conservare allegria e compostezza anche nei momenti in cui se ne farebbe volentieri a meno. E’ per questo che, persuasa del fatto che una persona dovrebbe cercare di trarre il meglio possibile da ogni esperienza, non ho mai avuto fretta eccessiva di finire il liceo.

Ciò che più ho apprezzato del Liceo Cairoli è stata l’estrema varietà delle persone: di solito si è abituati a pensare che al classico acceda una sola categoria di studente, lo studioso, invece si tratta di un ambiente che permette di condividere il proprio percorso con alunni e professori estremamente diversi e fieri della loro individualità, ma subito pronti a dire la loro e a conoscere la tua opinione. Quest’atmosfera mi ha senza dubbio aiutato a crescere e ad essere più aperta verso il mondo.

E’ proprio questa mia attitudine che credo sia stata premiata all’esame di maturità. Indubbiamente per raggiungere voti alte al classico è necessario studiare molto, ma questo non comporta lasciare in disparte ogni altro aspetto della vita e del periodo dell’adolescenza. A mio avviso si è riusciti a fare un buon lavoro personale se non si perde il contatto con la realtà, interessandosi ad ogni suo ambito. Lo sviluppo di questa prospettiva è incentivato al liceo dai collegamenti tra le materie, con l’attualità, dalle numerose iniziative e corsi, dal coinvolgimento che alcuni professori sanno creare.

Sono già iscritta all’Università di Trento, alla Facoltà di Giurisprudenza che prevede il percorso “Diritto comparato europeo e transnazionale”. In realtà la mia ambizione per il momento sarebbe la carriera di magistrato, tuttavia il mio corso di studi consente, anche mediante agevolazioni economiche non indifferenti, di effettuare numerose esperienze all’estero e di frequentare corsi in lingua inglese, tedesca, o di carattere molto specifico (per citarne uno, Introduzione al diritto dei paesi arabi). La mia intenzione è mantenere una prospettiva versatile e flessibile, senza escludere l’idea, nel caso di qualche opportunità o di altro interesse, di indirizzarmi verso altre possibilità di lavoro nel settore giuridico.

In questo momento sono in treno per Trento, per risolvere la questione dell’alloggio! 

ALICE PRESTINT

La mia esperienza scolastica è andata ben al di là di quanto previsto in un mero “curriculum” tradizionale, siccome ho cercato di sfruttare e cogliere ogni opportunità che la scuola mi ha fornito per arricchire il mio percorso. Innanzitutto, avendo frequentato la sezione EsaBac (ossia la sezione bilingue in cui si studia lingua e letteratura francese e storia in francese, e che consente di conseguire un doppio diploma di maturità: quello italiano e quello francese (Bac) ), ho avuto modo di accedere a diverse esperienze quali scambi con studenti francesi, partecipazione al “Prix Goncourt des Lycéens: le choix de l’Italie” (ho fatto parte di una giuria letteraria che a Roma ha decretato il libro vincitore), viaggio a Cannes come inviati speciali al festival.

Ma questi cinque anni sono stati per me un importantissimo momento di crescita non soltanto dal punto di vista didattico e culturale, bensì anche da quello morale e caratteriale: sono diventata più forte, giorno dopo giorno, sfida dopo sfida, attraverso le difficoltà che naturalmente si possono incontrare lungo un percorso. 

Il risultato che ho ottenuto è certamente frutto di tanto impegno e di tanti sacrifici, che però ho sempre compiuto più che volentieri. Non è mai stato un peso per me dedicarmi alla scuola, perché l’ho sempre fatto avendo un obiettivo ben più alto di un semplice voto sul registro. Sono sempre stata assetata di conoscenza, e questa scuola è stata per me una fonte da cui attingere per placare la mia sete. Non mi sono mai limitata nell’approfondimento e i miei professori sono riusciti, oltre ad infondere in me conoscenza, a stimolare ed allenare la mia mente. Attraverso le loro critiche sono cresciuta e mi sono migliorata: mi hanno insegnato a non abbattermi mai, a rialzarmi con ancora più fame, a non arginare gli ostacoli, ma ad andarci incontro con fermezza e fierezza, a puntare sempre più in alto, a dare sempre il meglio di me malgrado la stanchezza e la fatica, in modo da non avere mai rimpianti, perché, prima o poi, un tanto grande impegno avrebbe dato i suoi frutti e mi avrebbe ripagato di ogni fatica.

Alcuni di loro mi hanno trasmesso una passione tale da rendermi in grado di affermare -senza il rischio di incorrere in un’iperbole- che la mia vita e il mio futuro sono stati da loro cambiati e indirizzati: c’è stato chi, infatti, sin dalle prime lezioni di greco e latino quando, in quarta ginnasio, ero ancora ignara di cosa significasse davvero lo studio di queste materie, ha saputo accendere in me un fuoco per la classicità che mai si è estinto e che, al contrario, si è alimentato sempre più.

E così, a quasi cinque anni da quelle prime lezioni, sto per intraprendere una nuova avventura in cui il greco ed il latino mai mi abbandoneranno: studierò lettere classiche, con il sogno di fare della mia più grande passione il mio lavoro. Perché ritengo che ci siano poche cose tanto appaganti quanto contribuire, attraverso la traduzione o lo studio dei testi antichi, a mantenere in vita lingue che molti, erroneamente, ritengono “morte”, e, insieme ad esse, un patrimonio di valori e di passioni in cui, a distanza di millenni, è ancora possibile trovare conforto e rifugio.

ALICE PEDRINELLI

Da sempre ho voluto fare il liceo classico, mi piacevano le materie di indirizzo e soprattutto la possibilità di approfondire la letteratura sia italiana che straniera. Quindi innanzitutto sono stati gli interessi personali a spronarmi durante questi cinque anni e la possibilità di fare bene ciò che avevo deciso di fare, volevo essere soddisfatta di me stessa in primo luogo. Inoltre in questa scuola ho conosciuto insegnanti e persone che mi hanno fatta crescere, mi hanno dato tanto sia in bene che anche in male devo ammettere, ma d’altronde questo fa parte di ogni esperienza e ne sono contenta.

Il liceo è stato ciò che mi ha resa come sono ora, dalla ragazzina timida di quarta ginnasio, un po’ sperduta e tra le nuvole, alla ragazza con le idee chiare che sono ora. Ho deciso di studiare Hospitality Management all’Ecole Hoteliere de Lausanne, gestione aziendale particolarmente mirata per ristoranti e alberghi, un percorso di quattro anni che spero mi darà la possibilità di aiutare mio padre con il suo ristorante Da Venanzio, o comunque di rimanere nello stesso settore. Ho deciso quindi di prendere una strada totalmente differente dagli studi classici, infatti ora vorrei fare qualcosa di pratico che mi permetta di assicurarmi un lavoro che mi piaccia. Il liceo però mi ha dato una base di conoscenze che continuerò a coltivare nella mia vita.

In conclusione vorrei sfatare il mito del liceo classico come una scuola che ti costringe a stare sui libri tutto il giorno, che non ti permette di avere una “vita” oltre allo studio, personalmente sono riuscita a coltivare tanti interessi al di fuori della scuola, giocare a pallavolo o seguire un corso di inglese, per fare degli esempi.

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Pubblicato il 08 Agosto 2017
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