La lunga giornata di protesta dei richiedenti asilo di Busto Arsizio

I richiedenti asilo contestano l'allontanamento di 6 ragazzi che sono stati eletti come portavoce e chiedono di non tornare nel centro della KB srl. La protesta a Busto e a Varese, in stazione e in Prefettura

Nuova giornata di protesta da parte dei richiedenti asilo di via dei Mille a Busto Arsizio. Un centinaio di ragazzi ospitati nella struttura gestita dalla KB srl si è stabilita nel piazzale della stazione di Varese e si rifiuta di tornare nel centro di accoglienza. La situazione è tranquilla e i richiedenti asilo sono calmi e in attesa, mentre intorno si sono registrati alcuni momenti di tensione.

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I profughi di Busto Arsizio chiedono udienza in prefettura 4 di 13

E’ questa la sintesi di una giornata difficile. Dopo una mattina di presidio davanti ai cancelli del centro di Busto un centinaio di profughi ha lasciato la città con borse e borsoni alla volta di Varese per incontrare il Prefetto e chiedergli di non farli tornare in quel centro. L’incontro c’è stato ma i ragazzi non sono soddisfatti dell’esito e delle promesse ricevute. 

L’INIZIO DELLA PROTESTA A BUSTO

Tutto è iniziato nella mattinata quando nel grande centro di accoglienza sono arrivati gli agenti di polizia per procedere con l’allontanamento di una decina di loro. Un provvedimento contestato da quasi tutti gli ospiti dato che tra i ragazzi allontanati ci sono anche i loro rappresentanti. «Quando abbiamo iniziato la protesta per avere le carte d’identità -spiega uno di loro- ognuna delle sei nazionalità che è ospitata qui ha eletto un suo rappresentate» e sono stati proprio questi ragazzi «a fare da nostri portavoce con tutti».

L’allontanamento di tutti gli ambasciatori è stato quindi visto come un provvedimento punitivo nei confronti della loro protesta per avere le carte d’identità e ha fatto riaccendere gli animi. Proprio per questo i ragazzi hanno deciso di partire verso Varese per chiedere un incontro in Prefettura. Hanno così attraversato le vie della città fino alla stazione dove hanno preso un treno che li ha portati verso il capoluogo. varie

L’ARRIVO A VARESE

Poco prima delle 13 i profughi sono quindi arrivati alla stazione dello Stato a Varese dove ad attenderli c’erano alcuni agenti di polizia. I richiedenti asilo hanno insistito per poter andare tutti in prefettura ma, dopo una breve contrattazione, solo una delegazione composta dai rappresentanti delle varie etnie è stata accompagnata, con un mezzo delle forze dell’ordine, in Questura dove ha esposto le proprie ragioni. I profughi, un centinaio in tutto, sono arrivati con valigie e borsoni seriamente intenzionati a non far ritorno a Busto Arsizio nella struttura gestita dalla KB srl (posizione ribadita anche con alcuni striscioni).

L’incontro con il capo di gabinetto del Prefetto Giorgio Zanzi e il Questore Giovanni Pepè è finito intorno alle 15. Un colloquio durante il quale sono stati toccati tutti i nodi che con il tempo stanno venendo al pettine. Per diversi migranti è  infatti scaduto il tempo acconsentito dalla legge per poter essere ospitati. Chi non ha ottenuto il permesso di soggiorno non può restare e questo, unito alle restrizioni operate da altri paesi Ue, toglie speranze di sviluppo positivo ai soggetti che sono qui da oltre due anni. L’incontro è durato oltre un’ora ed è stato interrotto solo quando uno dei ragazzi che fa parte della delegazione dei richiedenti asilo si è sentito male ed è stato portato via in ambulanza.

ambulanza

Alla fine dell’incontro la delegazione è tornata in stazione per raccontare agli altri ragazzi le promesse ricevute: la mediazione di Prefettura e Questura per chi è al termine del periodo di accoglienza oltre a controlli e ispezioni più accurate nei confronti della KB srl. Troppo poco, dicono i richiedenti asilo che quindi non sono ancora saliti sul treno per tornare a Busto e che chiedono invece di poter parlare con il Prefetto in persona.

I migranti decisi a non abbandonare la stazione di Varese criticano i gestori del centro di accoglienza di Busto Arsizio e non si arrendono: «Kb fa i soldi sulla pelle delle persone. Noi non siamo bestie, ma persone. Loro guadagnano con i soldi degli italiani, perché nessuno fa niente quando si dicono le cose?», dice un richiedente asilo che parla italiano quando ormai è calata la sera sulla protesta, che prosegue sotto gli occhi di numerosi agenti di polizia.

LE REAZIONI

Intanto il sindaco di Busto Arsizio, Emanuele Antonelli, sta seguendo la questione da vicino. «Se lo Stato dà in mano i centri di accoglienza a queste realtà noi non possiamo farci nulla» ha commentato il primo cittadino, che sulla questione delle carte d’identità precisa: «con noi i ragazzi hanno già chiarito tutto e infatti non se la prendono con noi. Come Comune non possiamo fare niente fino a quando la KB srl non si metterà in regola». Nel frattempo anche a Varese l’attenzione è massima.

Roberto Molinari, assessore ai servizi sociali, commenta: «mi spiace per loro, ma dovranno tornare a Busto. Noi non siamo in grado di ospitare altri numeri e la situazione non prevede trattative. Se non trattiamo con numeri certi la situazione diventa ingestibile».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 26 Luglio 2017
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  1. apetraccone
    Scritto da apetraccone

    La mia famiglia è stata emigrante negli anni ’70 verso il Nord America e lì le regole erano molto semplici e tuttora valide. Se trovi lavoro, ti sistemi, ti rendi autonomo e rispetti le regole vieni accolto e fai la tua vita… se sgarri o non ti sta bene qualcosa… te ne torni a casa!…
    Quindi, questo è quanto vi si può dare… non vi sta bene? La strada per tornarvene a casa la conoscete.

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