Spi: “La Cgil non può permettersi di perdere un’altra generazione”

Allo spazio feste del Borgorino una tavola rotonda sui passaggi che la Cgil sta affrontando in questa fase: dalla Carta dei diritti al congresso che eleggerà il nuovo segretario

cgil

Grande è la confusione sotto il cielo della Cgil, quindi la situazione è favorevole. Si potrebbe sintetizzare con questa storica frase di Mao Tse-tung la tavola rotonda che si è svolta nella zona feste del Borgorino, durante il direttivo dello Spi provinciale. Marinella Magnoni, della segreteria regionale, Stefano Landini, segretario regionale dello Spi, e Umberto Colombo, segretario della Camera del Lavoro di Varese, hanno affrontato i passaggi che la Cgil sta affrontando in questi mesi. Dal Piano del lavoro alla Carta dei diritti, dalla conferenza programmatica al congresso del 2018 che eleggerà il successore di Susanna Camusso, passando per l’ingresso con una larga maggioranza di Maurizio Landini nella segreteria nazionale.

L’introduzione di Dino Zampieri ha dato lo spunto per l’inizio del dibattito. «Occorre  un’idea innovativa di sindacato-  segretario dello Spi provinciale – in grado di ricostruire lo strappo sociale e di ridare un’identità alla rappresentanza».
La contrattazione rimane un perno di quell’identità, anche se in questi anni di crisi economica spesso è passata in secondo piano. Emblematico, in questo senso, il contratto del pubblico impiego che da otto anni non viene rinnovato. «Non si può’ più rimandare – ha detto Marinella Magnoni – perché in questi anni oltre a una perdita del potere di acquisto, il lavoratore del pubblico ha dovuto subire una inaccettabile stigma sociale. Oggi prevale l’immagine dei furbi del cartellino, un tempo alcune figure del pubblico impiego erano dei punti di riferimento della società, erano riconosciuti come autorevoli. Ecco perché il sindacato deve rilanciare».

Quando si parla della Carta dei diritti non si tratta solo di riscrivere le regole del diritto di lavoro ma, attraverso quelle norme, riaffermare alcuni principi di giustizia sociale. Secondo l’Istat, l’1,2% degli italiani possiede il 20 % della ricchezza del Paese, un dato che non è da Paese normale. «Il nostro è uno dei paesi più iniqui – ha sottolineato Stefano Landini -. Non si riesce a intervenire sull’evasione fiscale e  non si attaccano i privilegi  con una patrimoniale. È da 50 anni che questa classe politica non prende una decisione in quella direzione. Se la conservazione è di destra, le riforme dovrebbero essere di sinistra, eppure i privilegi non vengono mai toccati».

Alcuni nodi irrisolti, come quelli indicati da Landini, dovrebbero trovare nel sindacato un fronte comune. Tutti concordano sul fatto che l’unitarietà di Cgil, Cisl e Uil è imprescindibile nel confronto con la politica, ineludibile a qualsiasi livello. «Il sindacato deve rimarcare la sua autonomia – ha sottolineato Umberto Colombo – ma se vuole ottenere risultati non può fermarsi alla sola contrattazione. È un percorso difficile che implica un cambiamento culturale a tutti i livelli. Avere un dialogo con le istituzioni e i loro rappresentanti rende più incisiva la propria azione. A Varese per la prima volta abbiamo fatto unitariamente un accordo con il Comune sugli appalti nell’edilizia che va nella direzione dell’impegno preso con il referendum e la Carta dei diritti».

Sulle prossime tappe che attendono la Cgil che culmineranno con la nomina del nuovo segretario nazionale, Stefano Landini è stato molto chiaro: «La conferenza programmatica deve avere il coraggio di sporcarsi le mani e di guardare in faccia alla gente. Ci si arriverà con una mozione unica e senza nemmeno le correnti politiche di un tempo. Nella scelta del prossimo segretario non possiamo permetterci di perdere un’altra generazione».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Luglio 2017
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