Trenta richiedenti asilo alla palestra dello Stein

L’arrivo lo scorso fine settimana con modalità identiche a quelle dell’estate scorsa. Il sindaco: «È un inutile dormitorio»

Avarie

Trenta richiedenti asilo sono arrivati in città nel corso del fine settimana e hanno trovato posto nella palestra dell’istituto E.Stein: la struttura di via dei Gelsomini aveva già ospitato l’anno scorso, sempre nel periodo estivo alcuni migranti provenienti dall’area sub sahariana, ma solo per una settimana.

Gli ultimi sbarchi di questi giorni hanno fatto optare la prefettura di Varese per la sistemazione temporanea – ma che durerà presumibilmente fino a pochi giorni prima del suono della campanella, in settembre – nella struttura scolastica di proprietà della Provincia di Varese.

I migranti sono in carico alla Croce Rossa Italiana del Comitato locale di Gavirate, che ad oggi ha già in carico una decina di richiedenti asilo inseriti in un progetto di integrazione. Nelle palestre delle superiori sono state disposte le brande ed il kit necessario per le prime necessità personali.

La notizia è stata confermata dal sindaco di Gavirate Silvana Alberio che si è detta profondamente amareggiata per l’accaduto: «Si tratta di un ignobile e inutile dormitorio che ben si allontana dal concetto di integrazione su cui stiamo da tempo investendo per i giovani che in questi mesi sono ospitati negli immobili in uso alla Croce Rossa».

Il sindaco si riferisce infatti al progetto attivato con successo dal Comune, che prevede l’impiego dei migranti in attività di volontariato in forza agli uffici comunali.

I richiedenti asilo – in attesa dello “status” di rifugiato per il quale può volerci anche oltre un anno – si occupano delle piccole manutenzioni, di tagli d’erba e delle pulizie stradali: capita spesso di vederne gruppi all’opera in paese, con scope, palette e le pettorine rifrangenti.

«Non comprendo perché debbano coesistere questi due modelli: in un caso si insiste sul lavoro, sull’istruzione e le regole, instaurando un rapporto proficuo con questi ragazzi. L’altra faccia della medaglia è la gestione di un’emergenza in questo modo, investendo di fatto l’ultimo anello della catena amministrativa, che sono i Comuni, i cui amministratori sono chiamati a dare risposte ai cittadini. Queste persone si fermeranno per tutta l’estate, due mesi, per poi ripartire: non è così che si affronta il tema dell’immigrazione. L’emergenza può durare 4-5 mesi, non anni, come sta accadendo. Occorre dal Governo un’azione più strutturata».

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Pubblicato il 03 Luglio 2017
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