Alba e laghi sulla strada per Zagabria

12esimo giorno per il viaggio di Marco che è arrivato a Zagabria

Marco Zanini arriva a Zagabria

Giorno 12
Heviz > Zagreb 190km △1104m

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Marco Zanini arriva a Zagabria 4 di 10

Mi alzo prestissimo automaticamente (come nelle notti prima degli esami) perché voglio vedere bene l’alba al Balaton. La strada verso sud che percorro alle 530 mi consente di vedere un’alba spettacolare proprio nell'”ora d’oro”, come direbbero i fotografi, cioè 30 min prima e 30 min dopo il sorgere del sole. Oggi affronto la tappa più lunga del viaggio e ciò nonostante devio verso sud a causa di un divieto bici, ma mi immergo volentieri nella campagna ungherese: casette decorose tutte uguali di cui molte hanno ancora il pozzo e non capisco se lo usano ancora o meno. A Zapethek il cimitero non ha la recinzione ma ha uno skatepark costruito bene a fianco. Lascio l’Ungheria: è un paese che mi piace con quella sua decadenza e il cibo golosissimo.

Passo il confine facendomi una risata con il frontaliere che mi dice “Italia, sempre dritto”. Ed incontro l’ultimo lago: i laghi artificiali Dubrava e Varazdin che mi mettono angoscia con tutto quel cemento. Mi viene in mente la ricerca fatta dagli amici Mount fog (http://fotoroom.co/flood-medication-blues-mount-fog/) sugli abitanti del Po.

E mi chiedo se questi laghi artificiali siano stati pensati solo per scopi energetici, oppure anche per essere abitati. Rimango col dubbio, ma credo sia una questione cruciale che tentiamo di dare risposta con Casamatta (https://issuu.com/zenoso/docs/casamatta) e Legambiente: risignificare un terrapieno, perfettamente circolare, (https://goo.gl/images/FH5jh7) funzionale a proteggere il borgo dei Mulini di Gurone dalle piene del bacino artificiale lungo l’Olona. Un’opera artificale che non porta senso, ma potrebbe amplificare quello che di senso ne ha, cioè i mulini…speriamo…torno in Croazia con la testa.
Percorro l’argine di cemento abitato da pescatori e sporadici (e coraggiosissimi) podisti, fino a Varazdin, località affascinante ma il caldo atroce e il gran numero di persone  mi fanno scappare. Ed inizia la salita per Zagreb.

Ci sono luoghi in cui vorrei tornare e altri meno, in bici da Varazdin a Zagreb per esempio. 70 km di strada delirante e nessuna alternativa possibile per oltrepassare delle basse montagne che nemmeno il mio compagno croato in ostello ha saputo nominare.
Arrivo a Zagreb che eplorerò meglio domani, ma che nella breve passeggiata per riposare, regala scorci affascinanti grazie alla sua complessa orografia. Dopo il tramonto la citta alta è silenziosa ed è bello passeggiare pensando alla giornata. Mi colpisce un luogo in particolare: Kamenita vrata una sorta di chiesa all’aperto. Un paio di panche sono posizionate in questo spazio coperto pubblico e di passaggio davanti a una piccola edicola religiosa. Spazio stupendo e inaspettato.

TUTTO IL RACCONTO DEL VIAGGIO

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 28 Agosto 2017
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