Clima, gli apicoltori di Varese dicono addio al 70% del miele

È quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti provinciale sui più di 21mila alveari presenti sul nostro territorio. Tutta colpa del gelo prima e del caldo africano poi

MIELE E CANDELE

Alveari bollenti e fiori secchi, gli apicoltori del Varesotto dicono addio al 70% del miele di quest’anno. È quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti provinciale sui più di 21mila alveari presenti sul nostro territorio. Tutta colpa del gelo prima e del caldo africano poi, racconta Raffaello Betti, direttore di Coldiretti Varese. «L’andamento climatico di quest’anno è stato inclemente con i nostri apicoltori. Il ritorno di freddo mentre la robinia pseudoacacia fioriva, in primavera, ne ha ridotto le produzioni dell’80%, il maltempo, arrivato successivamente, ha costretto le api a rimanere nelle arnie, e infine il caldo africano di queste ultime settimane ha mandato in sofferenza le piante con effetti sulla produzione dei nettari. Così, del famoso Miele Varesino, quest’anno, se ne farà davvero poco, con un danno enorme per un’eccellenza del territorio che rappresenta una delle 5 varietà miele Dop italiane».

Gli apicoltori — continua la Coldiretti —, che a Varese sono 517, stanno facendo fronte ad una situazione produttiva che definiscono «disastrosa», come racconta Luigi Soldavini, titolare di un’azienda che produce miele dal 1923: «Nel sud della nostra provincia la situazione è drammatica. Il Dop di acacia, quest’anno, ha fatto segnare una perdita di produzione pari all’80%, per colpa delle gelate primaverili che hanno fatto cadere i fiori dalle piante. E per i mieli estivi la situazione non è stata tanto migliore, colpa della siccità e del forte calore: siamo riusciti a fare un po’ di castagno, ma non il millefiori».

Nella zona di Viggiù, dove ha l’azienda il 61enne apicoltore Guglielmo Avellini, la situazione non è stata migliore: «L’acacia è stata rovinata da tre fattori: vento, gelo e acqua. La produzione del millefiori è andata in sofferenza a causa del poco ciliegio e poco tarassaco, che con il caldo eccessivo hanno avuto dei problemi. Stanno andando nella media, invece, le produzioni di castagno e tiglio».

Andrea Carera, apicoltore di 55 anni di Oltrona al Lago, infine, spiega come la produzione dei mieli estivi abbia invece retto nella zona del lago e dell’alto Varesotto: «Abbiamo perso il 70% del miele d’acacia DOP per colpa delle gelate primaverili. Regge invece la produzione delle varietà estive, nonostante il caldo influisca sulle covate delle regine e quindi sulle popolazioni degli alveari».

La Lombardia — conclude Coldiretti —, con i suoi 5mila apicoltori e le sue 143mila arnie, rischia di avere quest’anno 500 tonnellate in meno di miele e di prodotti dell’alveare rispetto alle 1.700 tonnellate delle annate normali.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Agosto 2017
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Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da Felice

    Grazie Donald, grazie Cina per le tue centrali a carbone. Grazie a tutti quelli che ci hanno bollato per decenni come “i soliti rompicoglioni ambientalisti”.
    Ben vi sta, soprattutto quando sbavate dietro a leader mondiali imbarazzanti che pensano solo a tirare fuori i fucili per vedere chi ce l’ha più lungo.

    1. massimiliano_buzzi
      Scritto da massimiliano_buzzi

      a me trump non sta simpatico. se fossi americano sarei sicuramente repubblicano, ma quel tipo li non l’avremi votato manco morto. una domanda però; che c’entra lui con il riscaldamento globale? ad oggi c’è più responsabilità da aprte dei vari obama e clinton…. trump non ne ha ancora fatto in tempo ad accumulare, di responsabilità.

      1. Avatar
        Scritto da Felice

        Sono d’accordo con lei.
        L’amministrazione Trump, a differenza delle precedenti che magari parlavano molto ed agivano pochissimo, si è smarcata sin dal primo giorno dagli accordi del clima di Kyoto.

        Nulla importa se negli Stati Uniti si è avuto un incremento del 320% di tifoni con forza superiore a 4.
        L’ultima follia nel non riconoscere che i cambiamenti climatici derivanti dalla attività produttiva umana è stata quella di negare completamente il rapporto sul clima 2017.

        Purtroppo i leader mondiali sono più pazzi del previsto e le popolazioni del mondo ne stanno pagando le conseguenze.

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